Quando e perché lo spread BTP-Bund potrebbe tornare a scendere

Laura Naka Antonelli

29 Settembre 2025 - 18:45

Lo spread BTP-Bund a 10 anni si mantiene per ora stabile dopo essersi avvicinato a bucare anche la soglia di 70 pb. Ecco quando e i motivi che potrebbero tornare ad affossarlo.

Quando e perché lo spread BTP-Bund potrebbe tornare a scendere

Spread BTP-Bund giù nella sessione di oggi, attorno alla soglia di 82 punti base, con i rendimenti dei BTP decennali e dei Bund tedeschi in calo entrambi di 4 punti base, rispettivamennte al 3,53% e al 2,71%.

Sotto i riflettori anche lo spread BTP-OAT, ovvero lo spread Italia-Francia a 10 anni, piantonato attorno allo zero, visto che sia i rendimenti decennali italiani che quelli francesi viaggiano attorno al 3,55% circa.

Anche questi ultimi si allineano oggi al trend negativo dei rendimenti dei Titoli di Stato europei, rimanendo praticamente imperturbabili alla notizia dell’aggiornamento del rating di Parigi da parte di Scope Ratings. Pur non toccando il proprio giudizio sul debito pubblico transalpino, l’agenzia ha lanciato un attenti, abbassando l’outlook.

Spread BTP-Bund sopra quota 80 punti base, nuovo dietrofront alle porte?

Intanto, ora che l’euforia per l’azzeramento dello spread Italia-Francia è passata, in molti si chiedono quale continuerà a essere il trend di quello che viene considerato (ormai non da tutti, anzi il numero degli scettici è in aumento), il vero parametro per misurare il rischio dell’Italia: lo spread BTP-Bund che, dopo essere scivolato nei mesi estivi fino a sotto la soglia di 80 punti base, avvicinandosi a bucare anche il livello di 70 punti base - scendendo, come ha ricordato il MEF, fino a 71 punti base - oscilla da un po’ attorno agli stessi valori, poco al di sopra di quota 80 punti.

L’impressione è che lo spread BTP-Bund possa tornare a restringersi ulteriormente per due chiari motivi.

  • Il trend al rialzo dei rendimenti dei Bund, stimato da alcuni esperti.
  • Nuove buone notizie positive per il rating dell’Italia.

Da un lato, infatti, il Bund ha continuato a scontare in queste ultime sessioni l’incremento delle spese e dunque anche il peggioramento dei conti pubblici della Germania, che ha annunciato da tempo un bazooka fiscale che prevede maggiori investimenti nelle infrastrutture e nel settore della difesa. Un bazooka che, per la sua attivazione, dunque per consentire a Berlino di disporre di maggiori soldi e risorse, verrà praticamente finanziato dall’emissione di più debito, dunque di più Bund.

Ad annunciarlo lo stesso governo di Berlino, che ha reso noto che l’emissione di Bund prevista per il quarto trimestre del 2025 avrà un valore superiore di 15 miliardi di euro circa rispetto a quanto stimato lo scorso dicembre: una notizia, questa del maggiore ricorso all’indebitamento da parte della Germania, più che sufficiente per far scattare la scorsa settimana gli smobilizzi sui Bund, con il risultato che i rendimenti decennali della carta tedesca sono saliti sul mercato secondario fino al 2,75%, al record dal 2 settembre, consentendo allo spread BTP-Bund a 10 anni di segnare qualche ribasso.

Rendimenti Bund previsti in rialzo. Buona notizia per spread Italia, a parità di rendimenti BTP

Oggi i rendimenti tedeschi segnano un lieve calo attorno al 2,71% ma, secondo alcuni analisti, il loro livello continuerà a salire, nel breve termine.

Così la vede Florian Spaete, senior bond strategist di Generali Investments che, pur scrivendo in una nota che, “dopo un forte aumento tra metà aprile e metà luglio, il rendimento dei titoli di Stato tedeschi a 10 anni ha iniziato a muoversi lateralmente, mantenendosi in un intervallo ristretto tra il 2,6% e il 2,8% ”, ha aggiunto di ritenere che “questo intervallo venga superato al rialzo entro la fine dell’anno, al più tardi”.

Lo strategist ha spiegato il fenomeno sottolineando che “il cambiamento fiscale della Germania ha modificato in modo sostanziale il contesto dei rendimenti dei Bund” e che “l’aumento significativo della spesa pubblica finanziata tramite debito porterà, nel medio termine, a un forte incremento dell’offerta di titoli di Stato tedeschi ”: una tendenza “ulteriormente sostenuta dal processo di Quantitative Tightening” (QT) in corso da parte della BCE” che eserciterà una pressione rialzista sui rendimenti teutonici e che, a parità di rendimenti dei BTP, necessariamente potrebbe restringere lo spread BTP-Bund.

Sempre lato Banca centrale europea, è vero che i mercati finanziari, ha ricordato Spaete, considerano “ancora possibile un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE”, elemento che potrebbe fare da assist al mercato dei Titoli di Stato.

Non è questa però la view di Generali Investments, che crede invece che il ciclo attuale dei tagli dei tassi “si sia concluso e che il prossimo movimento sarà al rialzo”, a che se “probabilmente solo nel 2027”. E questa è una previsione che non gioca a favore sia dei Bund che dei BTP.

A questo si aggiunge il fatto, scrive lo strategist nella nota “Dove sta andando il Bund?” che, “dopo una primavera e un’estate deboli, è probabile che la dinamica economica riprenda” e che dunque i rendimenti dei Titoli di Stato in generale tornino a salire. “Infine, si prevede che il premio a termine, ancora moderato, aumenti ulteriormente in considerazione dell’incremento del rapporto debito pubblico-PIL ”.

Il fatto che il commento di Spaete sia in generale negativo per i Bund lascia comunque sperare che lo spread BTP-Bund a 10 anni possa tornare a testare nuovi minimi record.

Occhio, intanto, alle novità che riguardano il mercato dei Titoli di Stato italiani.

Calo spread BTP-Bund grazie a nuova promozione da parte delle agenzie di rating? Il calendario

Lo spread BTP-Bund potrebbe restringersi tuttavia anche per alcune notizie inerenti all’Italia, in particolare per il rating del suo debito pubblico.

Dopo il via alla stagione di rating da parte di Fitch Ratings, che ha premiato i BTP, toccherà infatti ad altre grandi agenzie internazionali aggiornare il loro giudizio sul debito pubblico dell’Italia. E non è detto che il riconoscimento del lavoro del governo Meloni non porti qualcun’altra a promuovere i BTP.

Le date da segnarsi sono le seguenti:

  • S&P Global il prossimo 10 ottobre 2025. Sul debito pubblico italiano, S&P ha al momento un rating BBB+ con outlook stabile.
  • Il 17 ottobre toccherà a Morningstar Dbrs, che ha assegnato ai BTP un giudizio BBB (alto) con outlook positivo, e che quindi potrebbe decidere di migliorare il rating dell’Italia.
  • Il 31 ottobre sarà il turno di Scope Ratings, che ha un rating sull’Italia BBB+ con outlook stabile.
  • A chiudere il cerchio sarà l’agenzia di rating Moody’s, il cui verdetto è in calendario il prossimo 21 novembre 2025 e che ha assegnato ai BTP un rating Baa3 con outlook positivo. Anche Moody’s potrebbe dunque rivedere al rialzo il rating sui BTP italiani, visto l’outlook positivo. E quella sì che sarebbe una ottima notizia, visto che l’attuale valutazione di Moody’s rimane inchiodata a un livello superiore a quello “junk”, ovvero spazzatura, di appena un gradino.

Detto questo, va sottolineato che l’effetto dell’upgrade del rating dell’Italia sui BTP e sullo spread è stato praticamente nullo, visto che la notizia era stata già prezzata dai mercati, e considerata anche la presenza di altri fattori.

Il commento positivo di Corcos (Intesa SanPaolo) sui BTP e sullo spread

Intanto, oggi a commentare il trend dei BTP italiani e lo stato dello spread BTP-Bund è stato Tommaso Corcos, Responsabile Wealth Management Divisions di Intesa Sanpaolo che, in conferenza stampa a Milano, si è così espresso sul trend dei Titoli di Stato italiani:

Sui BTP siamo positivi, lo siamo sempre stati. Penso che il mercato possa convergere a spread più contenuti, anche per il bellissimo lavoro che hanno fatto Giancarlo Giorgetti e il governo italiano, per i conti pubblici tenuti a freno in uno scenario molto difficile”.

Corcos ha continuato, sottolineando che “ c’è un tema di convergenza degli spread molto forte, basta pensare a quello che è successo in Francia”.

In generale, ha rimarcato il manager, “siamo positivi sull’Italia e non abbiamo motivi” per tagliare l’esposizione verso i suoi titoli dei debito pubblico.

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