Quali sono i rischi di un conto corrente cointestato?

Simone Micocci

25 Agosto 2025 - 16:21

Il conto cointestato può essere pratico e utile, ma anche rischioso. Ecco a cosa bisogna fare attenzione.

Quali sono i rischi di un conto corrente cointestato?

Avere un conto corrente cointestato presenta dei rischi spesso sottovalutati che è invece opportuno prendere in considerazione prima di fare questo passo.

Accanto a numerosi vantaggi, come la praticità di gestione del denaro, ci sono vari pericoli a cui vanno incontro i correntisti, soprattutto in caso di debiti o chiusura del conto. Quest’ultima può avvenire in situazioni complesse, come la morte di uno dei titolari o la separazione quando si tratta di coniugi.

È quindi preferibile conoscere i possibili rischi dei conti cointestati per gestire il denaro al meglio fin da subito e risolvere eventuali criticità in modo consapevole.

Debiti e pignoramento

Una paura comune riguardante il conto cointestato è quella dei debiti di uno dei titolari. In caso di mancato adempimento il creditore può infatti agire in giudizio e pignorare i beni del debitore, cominciando di solito proprio dai conti correnti. Ciò avviene anche quando si tratta di un conto cointestato, ma soltanto per il 50% della liquidità (in caso di due correntisti). Si presume infatti che i soldi presenti sul conto cointestato siano attribuiti in parti uguali a ciascun correntista, quindi diviso a metà in presenza di due titolari del conto, salvo diversi accordi. I titolari possono infatti stabilire una diversa ripartizione delle somme, che per essere efficace deve risultare nel contratto.

In ogni caso, il pignoramento può avvenire soltanto sulla quota presuntiva del debitore. È una piccola rassicurazione se si considera che molto spesso queste percentuali non corrispondono davvero alla titolarità del denaro. Se un correntista contribuisce più dell’altro, per esempio, può essere danneggiato dal pignoramento anche se entro la quota. Proprio per questo motivo è bene poter dimostrare la proprietà del denaro in tribunale, opponendosi al pignoramento stabilito dal giudice dell’esecuzione e superando la presunzione legale. Bisogna però riuscire a dimostrare l’appartenenza del denaro e agire rapidamente, dovendo comunque sopportare il blocco iniziale del conto corrente, con cui la banca rimette la definizione delle quote al giudice.

Quanto detto non riguarda i debiti diretti nei confronti dell’istituto di credito, per i quali i correntisti hanno una responsabilità solidale. Questo significa che questo può pretendere l’intero pagamento del debito (per esempio in caso di fidi) da uno solo dei titolari, il quale potrà a sua volta agire contro il debitore, ma non contro la banca.

I limiti di utilizzo

La presunzione per la quale il conto corrente cointestato è diviso in parti uguali non si applica nei confronti della banca.

Ogni correntista può operare con l’intera somma presente sul conto, poiché alla solidarietà passiva (riguardante i debiti) corrisponde una solidarietà attiva relativa alla liquidità.

Le regole cambiano soltanto per il conto a firma congiunta e in base alle disposizioni previste dal contratto, che potrebbero limitare l’uso autonomo dei soldi.

Altrimenti, la banca non può impedire ai correntisti di superare la propria quota e per esempio svuotare il conto corrente. L’altro potrà soltanto agire legalmente contro il correntista per pretendere il rimborso della propria quota, ma non può contare sulla tutela dell’istituto di credito.

La restituzione dei soldi

La possibilità di superare la presunzione che vede il saldo di un conto cointestato ripartito equamente comporta anche dei rischi per i correntisti.

Chi riesce a dimostrare di aver alimentato prevalentemente, se non del tutto, il conto può infatti pretendere il rimborso di tutte le somme usate dall’altro correntista. Ciò accade anche tra coniugi, come ricordato dalla sentenza n. 6235/2025 del tribunale di Napoli, relativa proprio a una separazione.

L’ex marito ha dovuto restituire tutti i soldi prelevati dal conto cointestato, con tanto di interesse, atteso che la moglie vi ha contribuito da sola con i propri stipendi e i soldi non sono stati usati per necessità familiari. Questo rischio può essere evitato soltanto riuscendo a dimostrare di aver contribuito o altrimenti di aver ricevuto una donazione dall’altro.

Gli accertamenti fiscali

Infine, chi ha un conto corrente cointestato dovrebbe fare maggiore attenzione degli altri agli accertamenti fiscali.

L’Agenzia delle entrate può infatti presumere che le somme versate da un solo correntista siano interamente dello stesso (e non divise con la classica regola), pretendendone la dichiarazione, sempre che non si tratti di donazioni provate. La cointestazione del conto potrebbe inoltre essere uno stratagemma per nascondere redditi in nero, ecco perché è bene conservare la documentazione attestante la provenienza del denaro ed eventuali donazioni.

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