Quando scattano i controlli del Fisco sui conti correnti e cosa controllano?

Patrizia Del Pidio

3 Dicembre 2025 - 14:16

Non bisogna pensare che il Fisco associ immediatamente ogni conto corrente all’intestatario: il primo controllo è anonimo, ma se trova incongruenze partono controlli approfonditi.

Quando scattano i controlli del Fisco sui conti correnti e cosa controllano?

Il Fisco controlla i conti correnti degli italiani, ma quando lo fa realmente e cosa può vedere? Ogni volta che si effettua un’operazione sul proprio conto corrente, in teoria il Fisco potrebbe saperlo grazie ai potentissimi strumenti che utilizza per il monitoraggio dei conti correnti bancari. A partire dal 2026 gli strumenti di controllo si arricchiranno dell’intelligenza artificiale e del machine learning.

Appurato che il Fisco può sapere e che con l’utilizzo dei nuovi strumenti saprà di più, cosa vede esattamente il Fisco e quando quello che trova fa scattare un controllo fiscale?

Come fa il Fisco a controllare il conto corrente?

I controlli sui conti correnti avvengono in diversi modi. Le banche sono obbligate a comunicare periodicamente al Fisco le informazioni relative a conti correnti, conti di deposito, carte di credito, anche prepagate, prelevamenti e depositi di ogni proprio cliente. Senza un motivo specifico e senza chiedere autorizzazioni al cliente interessato, quindi, la banca fornisce i dati e i movimenti di ogni cliente all’Agenzia delle Entrate. Questa tipologia di trasmissione non è mirata, ma riguarda tutti i clienti della banca e dell’ufficio postale.

Per analizzare i dati che riceve dalle banche, poi, l’Agenzia delle Entrate utilizza dei software che non fanno altro che confrontare i dati che risultano dalle dichiarazioni dei redditi con quelli bancari. Solo quando emergono incongruenze dai confronti, allora il Fisco si accinge a fare controlli più approfonditi sul contribuente.

Tra l’altro, la Superanagrafe dei conti correnti, che inizialmente era applicata solo alle società, dal 2022 è stata estesa anche alle persone fisiche facendo in modo che i controlli potessero essere effettuati con l’incrocio dei dati.

Cosa sa il Fisco dei conti correnti?

Cos’è la Superanagrafe dei rapporti finanziari? Si tratta di una banca dati enorme in cui confluiscono tutte le informazioni sui rapporti finanziari dei contribuenti comunicati dalle banche mensilmente come apertura e chiusura dei conti correnti, di conti deposito o carte di credito, dati anagrafici del titolare, dei cointestatari e dei delegati e le operazioni extra conto che il contribuente effettua allo sportello bancario o postale.

Annualmente, inoltre, gli istituti bancari comunicano all’Agenzia delle Entrate il saldo di ogni rapporto a inizio anno e a fine anno, con giacenza media del conto, importo degli accrediti totali nel corso dell’anno e importo dei prelievi per lo stesso periodo.

L’Agenzia delle Entrate grazie ai dati forniti dalle banche è a conoscenza anche di cassette di sicurezza intestate al contribuente (e frequenza d’uso), carte di credito prepagate e movimenti effettuati con esse, conti in valuta estera, criptovalute e investimenti in metalli preziosi.

Il Fisco non vede tutto in automatico

Consultando l’Anagrafe dei rapporti finanziari il Fisco ha una panoramica dei flussi con totale accrediti, totale addebiti, ma non può vedere il dettaglio della singola operazione in automatico. Se, però, dall’analisi dei dati aggregati risultano anomalie o incongruenze, l’Agenzia delle Entrate può chiedere all’istituto bancario gli estratti conto dettagliati con tutte le operazioni di quel singolo contribuente. E a questo punto ha accesso praticamente a ogni movimento del conto corrente, in modo puntuale e dettagliato

Però attenzione: i dati contenuti nella Superanagrafe dei conti correnti sono analizzati dall’anonimometro (che sostituisce i codici fiscali dei contribuenti con codici fittizi). Fintanto che non emergono discrepanze o anomalie, il Fisco non sa quale conto corrente è di un contribuente e quale di un altro. I dati personali, quindi, nei controlli automatizzati sono protetti.

Quando l’anonimometro evidenzia delle anomalie, invece, segnala il contribuente per l’avvio dei controlli più approfonditi, e in questo caso il contribuente non è più anonimo, ma è associato ai propri rapporti finanziari.

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