Putin dichiara la “mobilitazione parziale” in Russia: conseguenze e come cambia la guerra

Alessandro Cipolla

21/09/2022

21/09/2022 - 09:49

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Nel suo atteso discorso televisivo, Putin ha annunciato una mobilitazione militare parziale in Russia: le conseguenze di questa decisione e come potrebbe cambiare la guerra in Ucraina.

Putin dichiara la “mobilitazione parziale” in Russia: conseguenze e come cambia la guerra

Vladimir Putin nel corso del suo atteso discorso televisivo ha annunciato una “ mobilitazione militare parziale ”, giustificando questa decisione con il fatto che “l’Occidente vuole indebolire, dividere e distruggere la Russia”. Il decreto sarebbe già stato firmato.

Nella sua aggressiva politica anti-russa, l’Occidente ha superato ogni limite - ha dichiarato Putin - Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione e che coloro che stanno cercando di usare il ricatto nucleare contro la Russia scopriranno che le carte in tavola possono essere rivoltate contro di loro”.

Glaciale poi il presidente russo ha voluto sottolineare di non stare “bluffando, coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi”, aggiungendo poi che l’operazione militare speciale in Ucraina “è stata inevitabile”.

Ma cosa significa che in Russia è scattata la mobilitazione militare parziale e come potrebbe cambiare la guerra in Ucraina viste le dure parole di Putin? Dopo un’estate di combattimenti a bassa intensità, dove la diplomazia avrebbe potuto cercare di dare vita a delle concrete trattative per un cessate il fuoco, il sentore è che l’efficace controffensiva ucraina potrebbe innescare una ulteriore escalation bellica con nessun scenario, anche il più apocalittico, che sarebbe da scartare.

Come Putin può cambiare la guerra

Il discorso televisivo di Vladimir Putin è stato anticipato da due importanti decisioni prese dalla Duma: pene più severe per chi rifiuta la leva militare e dei referendum, che si terranno dal 23 al 27 settembre, per l’annessione alla Russia di quattro territori ucraini occupati (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia).

Con l’annuncio della mobilitazione militare parziale, la Russia ora potrà chiamare al fronte circa 300.000 riservisti: non si tratta di militari di leva ma soldati che in passato hanno già avuto un’esperienza nell’esercito.

Dopo il discorso televisivo di Vladimir Putin, è andata in onda un’intervista al ministro della Difesa Serghei Shoigu: “Sono utili tutte le armi, anche la triade nucleare. Dall’inizio dell’operazione militare in Ucraina la Russia ha perso 5.937 soldati, oggi siamo in guerra non tanto con l’Ucraina, con l’esercito ucraino, ma con l’Occidente collettivo”.

I continui riferimenti alle armi nucleari da parte di Putin e Shoigu non sembrerebbero promettere niente di buono. Se ai referendum sull’annessione dovessero vincere i Sì come appare scontato, le quattro zone per Mosca diventerebbero territorio russo a tutti gli effetti.

A quel punto la dottrina russa prevede anche l’utilizzo di armi atomiche in caso di un attacco nei propri confini: in pratica a Putin basterebbe che un missile ucraino arrivi nel Luhansk per scatenare una guerra nucleare.

Nel frattempo l’Occidente ha definito “farsa” i referendum, ribadendo che continuerà a sostenere Kiev annunciando possibili nuove sanzioni nei confronti della Russia. Al tempo stesso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere agli Stati Uniti dei missili a lunga gittata.

I referendum di conseguenza potrebbero segnare la svolta della guerra in Ucraina: come in molti temevano, l’efficace controffensiva di Kiev sembrerebbe aver convinto Putin a considerare concretamente l’opzione delle armi nucleari tattiche, il tutto mentre da tempo sono state silenziate tutte le voci che invocavano la soluzione diplomatica.

Saranno le armi, nessuna esclusa, a decidere il destino di questa guerra.

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