Il prezzo dell’oro schizza sopra i $1.300 mentre Donald Trump cancella il meeting con la Corea del Nord rispolverando sopiti timori di guerra. Ma non è tutto.
Notevole balzo in avanti quello compiuto dal prezzo dell’oro che, grazie alle ultime frizioni tra gli USA di Donald Trump e la Corea del Nord di Kim, si è riportato sopra l’agognata soglia dei $1.300.
Motivo principale di questa avanzata la decisione del presidente americano, che ha comunicato la cancellazione del meeting con Kim Jong Un, originariamente previsto per il prossimo 12 giugno a Singapore.
Inutile dire come il passo indietro di Donald Trump abbia rinnovato i timori di un conflitto internazionale, fornendo imponente supporto al prezzo dell’oro: gli investitori hanno mostrato una certa avversione al rischio e sono tornati a fare acquisti sui beni rifugio per eccellenza tra cui, ovviamente, il citato metallo giallo.
“È ovvio che il rally dell’oro è stato determinato dalla cancellazione del meeting con la Corea del Nord”,
ha tuonato Brien Lundin di Gold Newsletter.
(Il prezzo dell’oro da gennaio ad oggi: il balzo sopra quota $1.300 è evidenziato dall’estrema destra del grafico. Si noti, comunque, come dopo il raggiungimento della suddetta soglia il rally della quotazione abbia perso vigore.)
L’oro corre con Donald Trump: Corea del Nord messa all’angolo?
Non appena Donald Trump ha cancellato lo storico meeting con la Corea del Nord, il prezzo dell’oro ha guadagnato più di 12 dollari evidenziando appieno il sentiment prevalente sul mercato. Nelle ultime settimane la retorica e le discussioni tra i due leader hanno mostrato segnali di deterioramento che hanno spinto il presidente USA a depennare l’incontro dalla sua fitta agenda.
Il bene rifugio per eccellenza ha immediatamente rialzato la testa e, guadagnando quasi un punto percentuale, si è spinto fin sopra quota $1.305, mettendo a segno una delle sue migliori performance giornaliere dell’ultimo mese.
Non solo Trump a supportare il prezzo dell’oro
Non è stata soltanto la scelta di Trump a far riaffiorare i timori di guerra internazionale. Anche la reazione delle Russia ha aggiunto benzina sul fuoco garantendo al prezzo dell’oro una sicura avanzata.
“Kim Jong Un ha fatto tutto quello che aveva promesso, ha anche distrutto alcuni tunnel sui loro siti, e dopo tutto questo sentiamo che gli USA hanno cancellato il meeting. Dalla Russia stiamo osservando la situazione con rammarico perché avevamo davvero sperato in questo significativo passo verso una de-escalation della tensione nella penisola coreana, visto come una prima iniziativa verso la denuclearizzazione. Speriamo davvero che il dialogo possa riprendere, perché senza di esso non ci sarà alcun progresso nella risoluzione di questa problematica straordinariamente importante,”
ha affermato Vladimir Putin.
Attenzione, però, poiché il rally del prezzo dell’oro ha trovato ragion d’essere anche nelle rinnovate preoccupazioni di guerra commerciale globale. Nella giornata di ieri, giovedì 24 maggio, ancora Donald Trump ha avviato un’indagine sulle importazioni di auto e veicoli in generale. Il tutto con l’obiettivo di imporre nuove tariffe e dazi in piena armonia con quanto già fatto con acciaio e alluminio. Lo spettro di un conflitto commerciale fra USA e Cina si è ovviamente risvegliato e gli investitori sono corsi (ancora una volta) sull’oro.
Ma fin dove si spingerà la quotazione del metallo prezioso? Per Amad Koos, presidente di Libertas Wealth Management Group, i colloqui tra gli USA e la Corea del Nord sono stati eccessivamente inflazionati.
“Non credo che questa paura durerà nel lungo periodo”,
ha aggiunto.
Per Matias Salord, analista di FXStreet, la soglia di $1.300 potrebbe fungere ora da importante livello di supporto che, se rotto, spingerebbe il metallo prezioso di nuovo su quota $1.285. Sul fronte rialzista, invece, una rottura della resistenza a $1.306 potrebbe spingere il prezzo dell’oro prima su quota $1.310 e poi ancora su quota $1.318.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti