Nonostante tensioni geopolitiche e sfide produttive, i prezzi dell’alluminio restano elevati grazie alla spinta cinese, ai limiti di offerta e al ritorno degli investimenti infrastrutturali.
I recenti movimenti del mercato dell’alluminio mostrano un metallo sorprendentemente resiliente, capace di mantenersi su livelli elevati nonostante i cambiamenti economici globali e le difficoltà regionali nelle attività di estrazione e raffinazione. Il 25 luglio, i prezzi sull’London Metal Exchange hanno toccato un massimo quadrimestrale, chiudendo la settimana a 2.657 dollari per tonnellata, segnando un rialzo dello 0,39%. La spinta è arrivata in larga parte da una rinnovata fiducia nella domanda cinese e dalle crescenti pressioni sui margini dell’offerta mondiale.
I prezzi a tre mesi sono saliti parallelamente, mentre i valori spot della settimana successiva si sono leggermente ritirati, fermandosi a 2.635,85 dollari. Tuttavia, il livello resta sostenuto da una combinazione di restrizioni all’offerta e domanda crescente da parte dei colossi economici impegnati in investimenti infrastrutturali.
Il principale motore del rally dell’alluminio è rappresentato dalla politica cinese di contenimento della produzione: con una soglia annua di 45 milioni di tonnellate ormai vicina, Pechino mira a ridurre le emissioni di carbonio. Questo ha generato aspettative di una contrazione dell’offerta nella seconda metà dell’anno. A ciò si aggiunge l’aumento della domanda legata ai settori emergenti come i veicoli elettrici e le energie rinnovabili, che richiedono quantità crescenti di alluminio per applicazioni strutturali e tecnologiche. [...]
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