Previsioni riunione BCE 5 giugno, ottavo taglio tassi Lagarde ultima fermata? Alla ricerca del tasso finale

Laura Naka Antonelli

4 Giugno 2025 - 17:33

Countdown alla decisione sui tassi della BCE di Christine Lagarde: ottavo taglio dei tassi in vista? E poi? L’ultima indicazione arrivata con market mover inflazione.

Previsioni riunione BCE 5 giugno, ottavo taglio tassi Lagarde ultima fermata? Alla ricerca del tasso finale

L’annuncio di un nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della BCE di Christine Lagarde, l’ottavo, a seguito dell’imminente riunione del Consiglio direttivo della banca centrale europea di giovedì 5 giugno, è davvero cosa fatta? E, così come si vocifera da un po’, rischia di essere l’ultimo?

Le previsioni su cosa farà e dirà la presidente della Banca centrale europea nella giornata di domani impazzano.

L’unica certezza è che, per ora, la risposta alla prima domanda, è affermativa, sia secondo i mercati finanziari, che secondo il consensus degli economisti che monitorano le mosse dell’Eurotower.

Un ultimo via libera all’ottavo taglio da parte dell’Eurotower in poco meno di un anno è arrivato nella giornata di ieri, con la pubblicazione del market mover relativo all’inflazione dell’Eurozona, misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI.

Non è mancata neanche la sorpresa, stavolta positiva: nel mese di maggio, stando ai numeri preliminari diffusi dall’Eurostat, l’inflazione headline del blocco ha segnato un rialzo su base annua pari a +1,9%, al di sotto del target prefissato dalla BCE del 2%. Un trend che, sicuramente, le colombe più convinte sbandiereranno, presentandolo come un segnale di attenti per una banca centrale, a loro avviso, fin troppo cauta a tagliare i tassi di interesse.

Attenzione, inoltre, ai diversi campanelli di allarme che sono stati lanciati dall’Ocse.

Previsioni riunione BCE 5 giugno, cosa dicono i mercati sull’annuncio imminente di Lagarde

Una ennesima sforbiciata dei tassi viene prezzata con una probabilità pari al 99%, stando ai dati compilati da LSEG, nell’imminente meeting di domani della BCE. Più che probabilità, si parla ormai di una certezza.

Le scommesse sono sull’arrivo di una riduzione del costo del denaro dell’area euro, di nuovo, di 25 punti base, che porterebbero il tasso sui depositi, quello che viene preso come riferimento, a scendere al 2%, minimo in più di due anni, e valore corrispondente alla metà di quel 4% del giugno del 2024, prima che la Banca centrale europea iniziasse ad allentare la politica monetaria, così facendo sotterrando l’ascia di guerra delle strette monetarie anti-inflazione, che aveva brandito in modo incessante dal luglio del 2022 al settembre del 2023.

Sull’imminente ottavo taglio dei tassi dal giugno del 2024, dunque, i mercati non sembrano avere dubbi.

Il dubbio è però su quanto accadrà poi e, dunque, sulla possibilità che quella di domani, 5 giugno 2025, sia l’ultima riduzione che sarà concessa da Lagarde prima di un periodo di pausa.

Altri tagli dei tassi dopo il BCE Day del 5 giugno? Cosa dicono i mercati e gli economisti

I mercati monetari, in realtà, intravedono la possibilità di ulteriori sforbiciate nelle riunioni successive del Consiglio direttivo della BCE, sebbene con probabilità decisamente più basse.

Le speculazioni su un taglio di 25 punti base nel meeting di settembre, per esempio, viaggiano al momento appena al di sopra del 50%, mentre la probabilità di un taglio a luglio è anche più bassa.

Diversi economisti sono ancora più cauti, tanto che è da un po’ che si parla non solo del rischio che la fase dei tagli di Francoforte sia arrivata al capolinea, ma anche del momento in cui Lagarde tornerà a rialzare il costo del denaro.

D’altronde, con i dazi di Trump che saranno stati messi anche in pausa, ma che prima o poi faranno la loro comparsa, quella frase che Lagarde sperava tanto di riuscire a proferire per decretare la fine della sua lotta estenuante contro l’inflazione, ovvero “ Mission Accomplished ”, non si è ancora sentita dire e, sebbene non siano pochi gli esperti che continuano a criticare la BCE, accusandola di essere fin troppo lenta a blindare l’economia dell’Eurozona, la presidente dell’istituzione è stata chiara nel non escludere il possibile effetto inflazionistico che le tariffe annunciate dal presidente americano potrebbero avere anche sull’Eurozona.

Tra l’altro, è improbabile che il dato macro relativo all’inflazione dell’area euro diffuso ieri le abbia fatto cambiare idea, dal momento che il periodo a cui si riferisce, maggio, non è indicativo per forza di cose del possibile effetto che i dazi di Trump, quando entreranno in vigore contro l’Europa, pari a ben il 50%, avranno sul trend dei prezzi.

“La politica monetaria non è più restrittiva”. Dunque?

In questa situazione, interpellato da Morningstar Ulrike Kastens, economista di DWS, ritiene che la BCE annuncerà un ultimo taglio a luglio, per fare poi una pausa, nel tentativo di comprendere quali saranno davvero le conseguenze sull’economia e sull’inflazione dell’area euro dei dazi di Trump, nel momento in cui entreranno in vigore.

Dunque, sebbene ci sia “spazio per un ulteriore taglio dopo giugno”, secondo Kastens le probabilità di ulteriori sforbiciate sono destinate a scendere.

D’altronde, “ la politica monetaria chiaramente non è più restrittiva. I prestiti stanno salendo, forse meno per le aziende, ma i tassi di crescita sono decenti nel mercato immobiliare, e questo dimostra che i tassi di interesse non rappresentano più un ostacolo ”.

Kastens spiega la sua view anche con l’assenza di allarmi sull’arrivo di una eventuale recessione. Anzi. E a rivedere le loro previsioni sui tassi di interesse dell’Eurozona, di recente, sono stati anche gli economisti di Goldman Sachs.

Il PIL dell’area euro ha davvero bisogno di nuovi tagli dei tassi?

L’economista di DWS Ulrike Kastens continua, sottolineando che “ l’outlook sulla crescita (del PIL) dell’Eurozona sta migliorando grazie agli stimoli fiscali ” (evidente il riferimento al bazooka fiscale della Germania e alle maggiori spese per la difesa che l’UE ha intenzione di attivare), a fronte di “segnali di normalizzazione del ciclo manifatturiero”.

Ancora, rimarca l’esperto, “molte aziende hanno accumulato le scorte” e, “in più, le aspettative sulle esportazioni stanno di nuovo migliorando, nonostante l’incertezza sui dazi”.

Altri economisti sono talmente fiduciosi nella resilienza dei fondamentali economici dell’area euro al punto da ritenere che, dopo la riunione di giovedì 5 giugno, Lagarde si fermerà, non tagliando dunque di nuovo i tassi nel meeting di luglio.

Secondo gli analisti della banca tedesca Helaba, per esempio, “è probabile che la BCE propenda per un atteggiamento in stile wait and see nel secondo semestre dell’anno”.

Sebbene i mercati stiano prezzando un altro taglio dei tassi (a luglio , e comunque in misura non certo significativa), gli annunci (in Europa) relativi a una politica fiscale più espansiva remano contro un ulteriore allentamento monetario”, hanno fatto notare gli esperti i Helaba.

Propendono per una BCE attendista anche gli economisti di Barclays, che hanno scritto in una nota di prevedere una banca centrale che “continuerà a non prendere impegni sul sentiero da seguire e che continuerà a decidere di volta in volta, al fine di mantenere una flessibilità e una opzionalità nel calibrare la propria politica ” monetaria.

Detto questo, le cose dovrebbero cambiare alla fine dell’estate, almeno secondo gli esperti di Barclays, che ritengono che la BCE tornerà a tagliare almeno altre due volte i tassi, in entrambi i casi e come fatto fino a oggi, di 25 punti base, e nelle riunioni di settembre e di dicembre.

Rebus su nono taglio tassi da parte della BCE. Incognita sul tasso finale

Non sembra avere dubbi sul fatto che non ci sarà alcuna riduzione dei tassi nel meeting di luglio anche la maggioranza degli 81 economisti interpellati dalla Reuters.

Più del 70% della maggioranza degli interpellati, o 51 su 71 esperti, hanno detto di prevedere che la Banca centrale europea opterà per lo status quo sui tassi dopo la riunione del Consiglio direttivo di domani.

Esiste una buona ragione per aspettare a settembre dopo giugno . Se guardiamo soltanto agli sviluppi dell’inflazione, l’impressione generale è che stiamo andando nella giusta direzione, anche se alcuni dati suggeriscono cautela”, ha commentato uno degli economisti che hanno partecipato al sondaggio di Reuters, ovvero Bas van Geffen, strategist senior macro di Rabobank.

Quasi il 45% degli economisti, 35 su 81, credono che comunque ci sarà un nuovo taglio dopo giugno, mentre quasi il 30% ritiene che quello di giugno sarà l’ultimo. Il resto degli esperti contattati da Reuters ha detto di stimare uno o due altri tagli dopo quello di giugno.

La maggioranza degli economisti crede dunque che Francoforte taglierà almeno un’altra volta dopo l’ottava riduzione di domani. Ma non c’è alcun consensus su quando si paleserà la nona sforbiciata.

Il commento di Generali Investments, “Noi non vediamo ancora la fine del ciclo dei tagli”

Occhio intanto anche al commento di Martin Wolburg, senior economist, Generali Investments, che ricorda che, attualmente al 2,25%, il tasso di riferimento della BCE ha già raggiunto il limite superiore del corridoio neutrale tra l’1,75% e il 2,25% calcolato dalla stessa BCE, spiegando che, “sebbene in territorio neutrale, l’aria per ulteriori tagli dei tassi si sta assottigliando” (come ha avvertito tra l’altro anche il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nelle sue Considerazioni finali di venerdì scorso).

Wolburg ha tuttavia sottolineato che “ noi non vediamo ancora la fine del ciclo di tagli ”, aggiungendo che, in vista delle nuove proiezioni macroeconomiche aggiornate della BCE, la stima di Generali Investments è che il nuovo outlook dovrebbe mettere in conto un tasso di inflazione “ in linea con il suo obiettivo a medio termine ”, in un contesto in cui “ la crescita salariale mostra segni di decelerazione e i prezzi dell’energia più bassi, così come un euro più forte, supportano anche la disinflazione ”.

L’economista senior ha ricordato che, nell’ultimo BCE Day di aprile, la presidente Lagarde ha annunciato diversi scenari sull’impatto della guerra commerciale e che Generali Investments ritiene che queste previsioni rappresentino “un ingrediente importante per il Consiglio direttivo su come navigare attraverso la guerra commerciale ”.

Ancora Wolburg:

“I commenti recenti mostrano che la discussione su ulteriori azioni politiche all’interno del Consiglio direttivo è aumentata, ma ci aspettiamo che l’equilibrio dei rischi della guerra commerciale argomenti a favore di ulteriori allentamenti. Prevediamo un altro taglio di 25 punti base il 5 giugno. Mentre continuiamo ad aspettarci un taglio finale all’1,75%, la signora Lagarde dovrebbe enfatizzare la dipendenza dai dati e lasciare deliberatamente aperta la tempistica del taglio finale”.

Attenzione al tasso finale, la BCE sarà la prima banca a raggiungerlo? Il worst case scenario

Felipe Villarroel, portfolio manager di TwentyFour Asset Management (Vontobel), sottolinea inoltre che è possibile che la BCE, nella giornata di domani, finisca con il confermarsi la prima banca centrale a raggiungere il suo tasso terminale. Nel confermare che la sua view sulla giornata di domani è uguale a quella del consensus, ovvero che l’Eurotower taglierà i tassi di 25 punti base, facendo scendere il tasso sui depositi al 2%, Villarroel ha scritto in una nota che, “anche se la riunione in sé potrebbe non passare alla storia, vale la pena considerare che questo taglio potrebbe rendere la BCE la prima banca centrale di un mercato sviluppato a raggiungere il suo tasso terminale, ovvero il punto più basso raggiunto in un dato ciclo”.

Inutile dire che il termine ’potrebbe’ è di fondamentale importanza ” - ha precisato il gestore di Vontobel - “poiché le notizie sui dazi continueranno a influenzare le previsioni macroeconomiche”.

Detto questo, è stato fatto notare che, “al 2%, il tasso sui depositi si collocherebbe esattamente a metà dell’intervallo 1,75%-2,25% che la BCE considera la sua migliore stima del tasso neutro – ovvero il tasso che non stimola né frena la crescita – per l’Eurozona”.

È inoltre “interessante notare”, ha continuato Villarroel, “che l’ultima indagine di consenso Bloomberg condotta dal 23 al 28 maggio indica che il 56% degli analisti prevede un tasso neutro al 2%, con un solo intervistato che lo considera inferiore al 2%; la stragrande maggioranza lo colloca tra il 2% e il 2,25%”.

Questo, aggiunge Villarroel presentando quello che potrebbe essere l’ultimo atto della BCE, mentre “ i prezzi di mercato indicano il raggiungimento di un minimo del tasso di politica monetaria entro la metà del 2026, appena al di sotto dell’1,6%, che è sia inferiore alla fascia neutra della BCE sia al consenso mediano di Bloomberg dell’1,75% per il tasso finale di questo ciclo”.

Tuttavia”, spiega l’esperto, “vale la pena ricordare che i prezzi di mercato incorporati nella curva dei rendimenti non devono essere considerati come uno scenario di base, ma come una media ponderata di diversi scenari”.

Praticamente, “quando i mercati si trovano di fronte a una situazione macroeconomica binaria con uno scenario estremo (in questo caso, nessun accordo commerciale tra Stati Uniti e zona euro e dazi enormi che colpiscono duramente la crescita), tale scenario fa poi scendere la mediana senza necessariamente rappresentare lo scenario di base del mercato”.

In questa situazione di grave incertezza, sarà in ogni caso il tempo a dire “se il taglio di questa settimana sarà l’ultimo di questo ciclo”. Detto questo, “è chiaro che, in uno scenario di base che prevede un qualche tipo di accordo sui dazi, siamo vicini alla fine del ciclo di tagli”. In sostanza, sottolinea il portfolio manager di TwentyFour Asset Management (Vontobel) “ sebbene la minaccia del worst case scenario sia reale , è possibile che la situazione dei dazi porti a un accordo limitato tra gli Stati Uniti e l’Eurozona, con conseguenze negative solo minime per la crescita in Europa, che sono state ormai ampiamente segnalate, e quindi la BCE non ha bisogno di continuare a tagliare i tassi”.

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