Previsioni per l’esito della riunione della BCE di domani 18 dicembre, l’ultima di politica monetaria del 2025. Cosa deciderà di fare Lagarde sui tassi? E nel 2026?
Le previsioni sull’esito dell’ultima riunione della BCE dell’anno 2025 di domani, giovedì 18 dicembre, puntano tutte allo stesso verdetto, anche a seguito della pubblicazione del dato macro clou di oggi, relativo all’inflazione dell’area euro.
La Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde lascerà i tassi dell’Eurozona invariati.
Ciò significa che i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale dell’Eurozona rimarranno inchiodati rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40% per la quarta volta consecutiva.
Previsioni riunione BCE, tassi fermi nell’ultimo atto del 2025 di Lagarde con novità inflazione euro
Secondo le previsioni dei mercati e degli analisti, l’anno 2025 si concluderà dunque con un nulla di fatto sui tassi da parte della BCE di Christine Lagarde.
L’outlook è stato ulteriormente blindato dalla pubblicazione, nella giornata di oggi, della lettura finale del dato relativo all’inflazione dell’Eurozona, la cui crescita nel mese di novembre è stata rivista al ribasso dall’Eurostat, dal +2,2% inizialmente annunciato con la lettura preliminare, al 2,1%.
L’inflazione è rimasta dunque stabile, visto che una crescita annua del 2,1% era stata segnata anche a ottobre.
La crescita dell’inflazione core, ovvero dell’inflazione depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, è stata confermata invece al 2,4%, allo stesso ritmo, anche in questo caso, di ottobre.
Euro area annual #inflation stable at 2.1% in November 2025 https://t.co/wf8G9UEDAY pic.twitter.com/HWYVno2vCu
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) December 17, 2025
Il punto chiave della pubblicazione è proprio l’inflazione core, in un contesto in cui ciò che preoccupa la BCE sono soprattutto le pressioni inflazionistiche che stanno montando e che potrebbero continuare a montare in Germania, economia attenzionata a causa del bazooka fiscale che il governo Merz ha deciso di attivare.
Proprio la Germania, prima economia dell’Europa, è il grande grattacapo per la Banca Centrale Europea che, secondo diversi esperti, rimarrà alla finestra finché le pressioni inflazionistiche del Paese non si attenueranno.
La BCE deve tenere tuttavia in considerazione le dinamiche che interessano l’intera area euro, e altre informazioni cruciali sono state pubblicate nei giorni scorsi: tra queste, i dati sui salari, in crescita del 3% su base annua, e il costo del lavoro, in rialzo del 3,3% su base annua, a cui hanno fatto da contraltare i salari negoziati, che si sono attestati all’1,87% nel terzo trimestre, in calo rispetto al 3,95% del secondo trimestre. (quest’ultimo, punto a favore delle colombe).
Nel complesso e secondo il consensus, questi fattori rafforzano la narrativa secondo cui la BCE resterà in attesa ancora per qualche tempo, sicuramente ferma nella riunione di domani, giovedì 18 dicembre 2025, in linea con quanto ha detto nell’ultimo meeting del Consiglio direttivo la presidente Lagarde, ovvero che l’Eurotower versa in “una buona posizione”, potendo permettersi il lusso di rimanere con le mani in mano.
BCE Day campale non solo per annuncio tassi. Fari puntati sulle nuove previsioni economiche
L’incognita riguarda piuttosto il futuro, con la comunità degli analisti che si è messa già al lavoro per formulare le previsioni per il 2026.
Per quanto tempo, è infatti la domanda che assilla gli operatori di mercato, la Banca centrale europea confermerà questo status quo sui tassi, che va avanti tra l’altro da un po’?
Delucidazioni su quanto potrebbe accadere l’anno prossimo potrebbero arrivare sempre domani dalla stessa Eurotower, e non solo con le parole della presidente Christine Lagarde.
Oltre all’annuncio sui tassi, atteso come di consueto alle 14.15 ora italiana, la BCE diffonderà infatti le previsioni formulate dal suo staff sul trend del PIL e dell’inflazione dell’area euro dei prossimi anni.
Ed è su questa nuova view sui fondamentali dell’economia che i mercati e gli esperti si concentreranno.
Un’anticipazione sul contenuto del nuovo outlook è stata fornita, in realtà, dalla stessa presidente della BCE, che non ha escluso nuove sorprese dalle nuove previsioni sul PIL dell’Eurozona, che potrebbero essere riviste al rialzo.
Le dichiarazioni di Lagarde non avranno fatto assolutamente piacere alle colombe, che erano state già angustiate dai commenti hawkish del ben noto super falco dell’istituzione, ovvero dall’esponente tedesca del Comitato esecutivo della BCE, Isabel Schnabel.
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Il super falco Schnabel angoscia le colombe
In un’intervista rilasciata a Bloomberg agli inizi di dicembre, Schnabel - che non ha escluso neanche un suo interesse a prendere il posto di Lagarde - ha detto chiaro e tondo che i rischi sia per l’inflazione che per la crescita del PIL sono rivolti verso l’alto.
Il falco teutonico ha messo in evidenza che l’inflazione dei servizi e la crescita dei salari sono risultate più forti del previsto e che, in più, stanno emergendo pressioni demografiche sul mercato del lavoro e un aumento delle aspettative di inflazione, proprio mentre l’economia si rafforza e la politica fiscale diventa espansiva.
I toni del grande falco Schnabel non sono sfuggiti agli analisti, che da un po’ hanno iniziato a stilare previsioni che, per il 2026, puntano in alcuni casi più a rialzi dei tassi da parte della BCE, dunque al ritorno delle strette monetarie, che a eventuali tagli.
Allo stesso tempo, non mancano gli esperti che rimarcano come la BCE potrebbe anche decidere di tagliare i tassi, l’anno prossimo.
Ci sono poi economisti che ritengono che il tasso sui depositi verrà lasciato fermo al 2% per tutto l’arco del 2026.
E così, a fronte di Ulrike Kastens, economista di DWS, secondo cui “le nuove proiezioni sull’inflazione e il rallentamento atteso nella crescita dei salari dovrebbero confermare le nostre attese di un tasso sui depositi fermo al 2% nel 2026 ”, c’è chi, come Michael Field, responsabile strategist di mercati europei di Morningstar avverte che, con l’inflazione che potrebbe confermarsi “inferiore al target della BCE nel corso del 2026” e “la crescita del PIL che rimarrà nel complesso debole, non c’è nulla che impedisca alla BCE di tagliare ulteriormente i tassi ”.
Previsioni BCE nel 2026, la paura del ritorno dei rialzi dei tassi c’è
Lo spettro del ritorno dei rialzi dei tassi continua tuttavia ad atterrire le colombe, soprattutto a seguito delle ultime anticipazioni di Lagarde che, già nella precedente riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo a Firenze, non era sembrata troppo preoccupata di quelle forze disinflazionistiche, la cui presenza viene invece segnalata da diversi esperti, così come anche da alcuni dati.
Tra questi, l’ultimo relativo all’inflazione dell’Italia pubblicato dall’Istat, che è stato rivisto al ribasso dal +1,2% inizialmente reso noto a una crescita pari a +1,1%, il livello più basso registrato da gennaio, pari a quasi la metà del target di inflazione della BCE, pari al 2%.
L’Istat ha reso noto anche che il tasso di crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa si è ridotto dal precedente +2,1% al +1,5% e che l’inflazione di fondo si è attestata al +1,7% (da +1,9% precedente).
Su base mensile, la variazione dell’inflazione headline dell’Italia è stata inoltre negativa, pari a un calo dello 0,2%.
Detto questo, mentre mancano poche ore all’ultimo atto del 2025 della BCE, Michaël Lok, Group CIO and Co-CEO Asset Management di UBP ha segnalato come, a seguito delle frasi di Schnabel, e dopo il taglio Fed della scorsa settimana, l’EUR-USD abbia “superato livelli tecnici chiave, spingendosi verso massimi intorno a 1,1750”, mentre “diversi esponenti della BCE hanno sottolineato l’aumento dei rischi al rialzo per la crescita ”.
Non solo: “ Gli overnight index swaps (OIS) hanno iniziato a prezzare un aumento del tasso sui depositi della BCE nel 2026 con una probabilità del 20%”. Probabilità molto risicata, vero, e che tuttavia esiste.
Lo stesso Kevin Thozet, membro del comitato investimenti di Carmignac, ha riportato che “la narrativa prevalente è che il ciclo di riduzione dei tassi sia in larga parte terminato e che la dinamica di crescita dell’Europa dipenda ora soprattutto dalla politica fiscale”.
Thozet ha aggiunto che “ora alcuni osservatori arrivano persino a ipotizzare che la BCE possa perfino ricominciare ad alzare i tassi di riferimento entro la fine del 2026”.
L’esperto ha fatto riferimento in modo esplicito a falchi che ormai hanno dispiegato le loro ali, scrivendo che “le nuove previsioni includeranno ora anche il 2028 e dovrebbero indicare una crescita superiore al potenziale, più vicina all’1,4%, e un’inflazione al 2%, ossia in linea con il target”.
Si tratta di proiezioni, ha spiegato, che “trasmettono un messaggio duplice. Da un lato, che l’Eurozona sta procedendo nella direzione giusta. Dall’altro, che gli investitori dovrebbero prepararsi a un percorso di politica monetaria più restrittivo ”.
Riunione BCE, il problema si chiama Germania. Tassi in stato di “ibernazione”?
Di conseguenza domani i mercati penderanno sicuramente, oltre che dalle nuove previsioni economiche dello staff della Banca centrale europea, dalle labbra di Christine Lagarde, che commenterà l’ultima decisione sui tassi del 2025 nella conferenza stampa che prenderà il via alle 14.45 ora italiana.
Il rischio che tali parole minimizzino ancora il pericolo della disinflazione, concentrandosi piuttosto su quello di un’accelerazione dell’inflazione, è ben presente, nonostante la decisione dell’Eurostat di rivedere al ribasso la crescita del tasso di inflazione dell’area euro di novembre.
D’altronde, l’inflazione core è rimasta stabile a novembre al 2,4%. E l’inflazione della Germania, che nel mese di novembre è scattata al ritmo annuo pari a +2,6%, rimane un bel mal di testa per i falchi della Banca centrale europea.
E così Martin Wolburg, Senior Economist di Generali Investments, ha parlato di una BCE in stato di ibernazione, scrivendo nella sua nota dedicata alle previsioni per la riunione della BCE di domani che, “dopo aver ridotto il suo tasso chiave al 2% a giugno, la BCE si trova attualmente in una posizione favorevole”, pur “se i mercati avevano speculato sul fatto che un’inflazione inferiore all’obiettivo nel 2026 avrebbe potuto portare a ulteriori tagli dei tassi”.
La BCE si trova di fronte a “un’economia sorprendentemente resiliente e a un’inflazione superiore alle aspettative ”, ha ricordato Wolburg, snocciolando quanto è emerso dagli ultimi dati e dalle parole di Lagarde e di Schnabel:
“Gli ultimi indicatori segnalano una ripresa in corso, e la presidente Lagarde ha suggerito che le previsioni di crescita (1,2% nel 2025, 1,0% nel 2026 e 1,3% nel 2027) potrebbero essere riviste al rialzo. In aggiunta, i commenti di Schnabel della BCE hanno indicato che la prossima azione di politica monetaria potrebbe essere un aumento dei tassi, portando i mercati a prevedere tassi più elevati nel 2026”.
Vero è che, ha segnato l’economista di Generali Investments, “nel primo trimestre del 2026, fattori come prezzi energetici fortemente deflazionistici e un rallentamento della crescita salariale manterranno l’inflazione annua sotto l’obiettivo” e che “ il rafforzamento dell’euro e il riposizionamento delle esportazioni cinesi verso l’Europa agiranno come fattori disinflazionistici”.
Ma, in attesa del BCE di domani, Wolburg ha anticipato che “le proiezioni macroeconomiche estese fino al 2028 probabilmente non mostreranno un’inflazione continuamente sotto l’obiettivo, secondo la nostra opinione”.
Dunque, in questo contesto, “riteniamo che la BCE continuerà a considerare il tasso chiave come un livello ’buono’, che si trova nel mezzo della gamma di politica neutrale ”, il che significa che le previsioni sono di una BCE che rimarrà per l’appunto “ in ’ibernazione’ per il momento , mantenendo una posizione di attesa e monitoraggio”.
Riguardo a quanto accadrà nel 2026, a quanto pare, molto dipenderà dagli effetti della potenza di fuoco attivata dalla Germania da Merz e dagli effetti in sostanza che il bazooka fiscale avrà sulla crescita del PIL e dell’inflazione non solo tedeschi ma dell’intera Eurozona.
Nel frattempo, guardando all’Italia, occhio all’alert che la BCE ha lanciato sugli effetti della manovra di Meloni sulle banche italiane e sugli stessi correntisti italiani.
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