Pnrr, tutti i progetti che rischiano di saltare e cosa vuole fare Meloni per salvare i fondi Ue

Giacomo Andreoli

4 Aprile 2023 - 12:00

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Sono diversi i progetti del Pnrr che rischiano di saltare: per questo Giorgia Meloni e Matteo Salvini lavorano a un elenco di opere da modificare per non perdere nemmeno un euro dall’Ue.

Pnrr, tutti i progetti che rischiano di saltare e cosa vuole fare Meloni per salvare i fondi Ue

Una lista di modifiche al Pnrr per salvare i 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione europea. Ci sta lavorando il governo Meloni, in particolare il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, visto che riguarda per lo più strade, ponti e grandi arterie. L’obiettivo è consegnarla il prima possibile al ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, che sta preparando un report sul Piano nazionale di ripresa e resilienza da presentare a fine mese.

L’esecutivo vuole chiedere alla Commissione europea delle modifiche precise su questo elenco di opere, cambiando in parte la destinazione dei fondi e i tempi.

In ballo, quindi, ci sono decine di miliardi di euro, che Giorgia Meloni non vuole perdere per nessun motivo al mondo, dopo aver bocciato senza sé e senza ma la proposta di Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, di valutare la rinuncia a parte dei fondi.

Il piano del governo Meloni per salvare il Pnrr

L’esecutivo lavora quindi per cambiare la gestione dei fondi europei, rendendo più efficace la governance, e accelerare sui progetti, modificandone alcuni. L’idea è spostare i soldi dalle opere a rischio a quelle certe, in una vera e propria corsa contro il tempo per salvare il Pnrr.

Il nuovo modello dovrebbe fondarsi sulla creazione di due nuovi centri di controllo: una struttura di missione del Pnrr che fa capo a Palazzo Chigi e un ispettorato generale al ministero dell’Economia. In questo modo si punta a recuperare i ritardi accumulati.

La riorganizzazione va avviata con celerità e si intreccia con la negoziazione tra Roma e Bruxelles. L’idea è dirottare alcune opere sui normali fondi di coesione e sulle quote del Repower Eu, destinate ai progetti green.

Pnrr, le modifiche su treni e autobus

Nella lista almeno quattro linee ferroviarie che il governo vuole togliere dal Pnrr: il raddoppio della Roma-Pescara e della Orte-Falconara e due tratte al Sud. L’intenzione è legare la loro realizzazione ai fondi di coesione, che hanno tempi più lunghi: le opere potrebbero così essere realizzate entro il 2029.

Le stesse risorse del Pnrr potrebbero essere quindi usate per acquistare mezzi per il trasporto pubblico locale e nuovi treni Intercity, così da rafforzare le tratte esistenti. In ballo, però, ci sarebbe lo spostamento di altri progetti per un totale di 1 miliardo di euro, che Salvini vuole usare per 84 progetti di condotte idriche.

Cosa può cambiare sul capitolo ambiente

Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica lavora invece per il rinvio della piantumazione di 6,6 milioni di alberi dal 2024 al 2025 e per lo spostamento della rinaturazione del Po dal 2025 al 2026.

I progetti a rischio per scuola e università

Il governo Meloni chiederà poi alla Commissione Ue di far slittare l’avvio dei cantieri per la costruzione e la riqualificazione degli asili nido. In ballo ci sono 2,4 miliardi e il ministero dell’Istruzione vuole spostare l’aggiudicazione dei contratti di lavoro dal 30 giugno al 30 settembre. Per farlo, però, bisogna accelerare lo stesso assieme ai Comuni, che stanno accumulando ritardi.

Quanto all’università si ragiona sulla modifica del progetto per 15mila borse di studio legate ai dottorati innovativi entro il 2026. Si ragiona sulla riduzione del numero dei dottorati, aumentando però il valore delle borse. Si valuta poi di ridurre i nuovi posti letto nelle residenze universitarie: ne mancano oltre 52mila da realizzare entro il 2026 e l’obiettivo sembra difficilmente raggiungibile.

Non si faranno le Zone economiche speciali?

Infine sono a rischio gli investimenti nelle Zone economiche speciali al Sud (per rendere le Regioni più snelle dal punto di vista burocratico e più attrattive per gli investimenti), con molte gare che non sono nemmeno partite e i 630 milioni di euro previsti dal Pnrr che sono per ora rimasti solo sulla carta. Anche la Corte dei Conti ha parlato di un obiettivo “arduo” da raggiungere e il governo vuole citare il parere nella richiesta di modifica alla Commissione.

I progetti per nuovi rigassificatori e gasdotti

Sfruttando il RePower Eu, poi, il governo vorrebbe investire di più sulle infrastrutture delle aziende dell’energia a controllo pubblico, magari risparmiando sulla realizzazione delle piste ciclabili o anche sulla ristrutturazione degli stadi di calcio,

Ad esempio, quindi, verrebbe co-finanziata una rete per rafforzare la capacità di trasmissione elettrica verso il Nord Italia. Enel, poi, potrebbe far finanziare una seconda fabbrica di pannelli fotovoltaici oltre a quella di Catania.

Si ragiona poi su uno o altri due rigassificatori per il Gnl, probabilmente nel Sud Italia. Eni e Snam si candidano per un progetto per la cattura dell’anidride carbonica negli impianti per cemento, piastrelle, acciaio, liquefazione, trasporto e stoccaggio. E ancora, si pensa a un gasdotto di Snam che vada dall’Abruzzo all’Emilia Romagna.

Infine sul tavolo ci sarebbero nuovi crediti d’imposta per famiglie e imprese: sarebbero possibili incentivi per migliorare le classi energetiche degli immobili o ridurre le emissioni e installare macchinari tecnologici.

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