Mes, Pnrr e fondo sovrano: la sfida all’Ue del governo Meloni è destinata a fallire?

Stefano Rizzuti

29 Marzo 2023 - 16:29

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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è chiamata ad aprire le trattative in Ue su tematiche delicatissime: Mes, Pnrr, fondi sovrani e stop alle auto a benzina e diesel: una sfida impossibile?

Mes, Pnrr e fondo sovrano: la sfida all’Ue del governo Meloni è destinata a fallire?

La riforma del Mes, le scadenze del Pnrr, lo stop alle auto benzina e diesel, ma anche gli aiuti di Stato e il fondo sovrano, oltre alla riforma del Patto di stabilità che resta a far da sfondo. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha una serie di questioni da affrontare al più presto in Ue. O da evitare, in alcuni casi. La partita tra Roma e Bruxelles entra nel vivo e la presidente del Consiglio sa di essere attesa da tante e complicate battaglie.

Sono diversi, come visto, i punti su cui Meloni dovrà affrontare discussioni serrate in Ue. Tematiche slegate tra loro, ma intrecciate. Soprattutto nella testa della presidente del Consiglio, che vorrebbe arrivare quasi a una trattativa unica che tenga insieme tutti questi punti.

Peraltro non va dimenticato che c’è la questione migranti, su cui per il momento il governo sembra aver raccolto solo le briciole. Fondamentali, comunque, saranno i temi economici. E su questo, la storia recente ce lo insegna, le trattative tra Roma e Bruxelles non sono mai delle più semplici.

L’Ue pressa l’Italia sulla riforma del Mes

Nell’ultimo Consiglio europeo la pressione di Bruxelles sull’Italia per la ratifica della riforma del Mes è cresciuta. Siamo l’unico Paese a non aver ratificato il Meccanismo europeo di stabilità e ora, con i maggiori timori legati a una possibile crisi del sistema bancario dopo le turbolenze degli ultimi giorni, i partner europei insistono sul tema.

Meloni prova a prendere tempo, ma sa bene che dovrà fare in fretta, nonostante le divergenze in maggioranza. La discussione in Parlamento è attesa nelle prossime settimane e non avrà una facile risoluzione. Meloni assicura che l’Italia non attiverà mai il Mes, ma anche solo approvare la riforma sembra costar caro alla maggioranza. Meloni, però, sa di dover cedere a Bruxelles per non essere esposta ad altre proteste e al rischio isolamento in Ue.

I ritardi nel Pnrr: la partita tra Italia e Ue

Molto delicato è anche il capitolo del Pnrr. La preoccupazione è emersa più nitida che mai nelle ultime ore. Anche il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha ammesso che “alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati”.

Finora i fondi sono sempre stati erogati da Bruxelles, ma rispettare i tempi sulle riforme era sicuramente più semplice: con i cantieri da avviare la strada si complica. E le prime difficoltà stanno già emergendo. Per la credibilità dell’Italia è fondamentale raggiungere tutti gli obiettivi nei tempi prefissati, anche per lasciare aperta la possibilità che in futuro uno strumento del genere possa essere nuovamente adottato dall’Ue. Peraltro se l’Italia non dovesse riuscire a raggiungere gli obiettivi, avrebbe poi difficoltà a chiedere altri fondi. E qui si apre un altro tema.

Gli aiuti di Stato e il fondo sovrano

Altro capitolo discusso nelle ultime settimane è quello della risposta europea al piano Biden sulla competitività industriale. Per il momento l’Ue ha optato solo per una facilitazione degli aiuti di Stato, considerata però favorevole solamente a Germania e Francia e che andrebbe a scapito dell’Italia, allargando il gap esistente.

L’Italia vuole invece un fondo sovrano. Che per ora sembra però lontanissimo: anche in occasione dell’ultimo Consiglio europeo il tema è stato rinviato. Nessuna discussione è stata aperta su questo ipotetico fondo, che sia sul modello Pnrr o sul modello Sure, e prima dell’estate non se ne parlerà.

Stop auto benzina e diesel, l’Italia spera nei biocarburanti

L’ultimo schiaffo l’Italia l’ha ricevuto sullo stop alle auto con motori a benzina e diesel, previsto nel 2035. L’Italia è rimasta quasi completamente isolata a opporsi. E a poco è servito, considerando il via libera arrivato negli scorsi giorni con l’astensione di Roma.

Le deroghe sono state introdotte solo per gli e-fuels, come chiesto dalla Germania. Niente da fare per i biocarburanti, come voleva invece Roma. L’astensione è stata scelta dal governo italiano per poter rientrare nella partita, sperando che anche i biocarburanti possano rientrare tra le deroghe allo stop. L’idea è che con un’astensione l’Ue possa evitare di chiudere completamente le porte, ma al momento anche su questo fronte la strada sembra decisamente in salita.

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