È questa l’arma più grande della Cina. Ecco come può mettere a rischio Europa e Stati Uniti.
La Cina ha un’industria bellica particolarmente avanzata, che nell’ultimo periodo ha beneficiato di un progresso sempre più veloce. Tra droni, sottomarini, fucili, sistemi di intelligenza artificiale non è facile individuare i mezzi più temibili. L’arma più potente della Cina, però, non c’entra nulla con questi strumenti all’avanguardia e per quanto resa possibile grazie all’avanzamento scientifico si fonda su un meccanismo di potere arcaico. Il controllo della Cina su materie prime strategiche, terre rare e metalli soprattutto, la pone in una posizione di egemonia indiscussa rispetto a Europa e Stati Uniti, che in un modo o nell’altro dipendono ancora molto da Pechino.
La deterrenza bellica è soltanto una parte del potere cinese, che può contare su un ruolo cruciale e oggi insostituibile nella catena di approvvigionamento dei minerali critici. Materiali indispensabili per l’economia, il settore energetico e tecnologico ma anche la difesa stessa dell’Occidente, visto l’impiego in ambito bellico. La lungimirante avanzata di Pechino si conferma oggi una strategia estremamente efficace, un vero e proprio asso nella manica per la Cina, a cui basta alzare leggermente i prezzi per scuotere il mondo intero, figurarsi ridurre le esportazioni.
Lo stesso problema che si è presentato con il gas russo, ma moltiplicato: diversificare i fornitori è ancora più difficile, perché l’industria mineraria non può mettersi al passo di Pechino in poco tempo. La strada per l’indipendenza è lunga e richiede un grande impegno, nel frattempo sia l’Europa che gli Stati Uniti non possono fare a meno del sostegno asiatico.
La più grande arma della Cina
Attualmente, la Cina controlla più della metà dell’industria mineraria globale e il 90% della capacità di separazione e raffinazione delle terre rare. Materie prime essenziali nei settori più importanti e delicati, dalla difesa alla mobilità elettrica, passando per l’hi-tech. Quello cinese è di fatto un monopolio, come sottolineato dal Parlamento Ue a seguito delle restrizioni cinesi sull’export, che pone l’Europa e anche gli Stati Uniti in una posizione di vulnerabilità assoluta. Proprio per questo motivo tutti i Paesi coinvolti stanno mettendo in campo piani ambiziosi per allentare la dipendenza dalla Cina e garantirsi nel frattempo rapporti commerciali vantaggiosi.
L’Occidente cerca così di colmare le lacune dovute a decenni di carenze, visto che Pechino ci ha impiegato svariati anni e sforzi importanti per arrivare a questo livello. La paura per il potere cinese sulle terre rare e i metalli critici è stata considerata davvero soltanto con la guerra commerciale di Trump. È stato proprio per rispondere ai dazi di Washington che Pechino ha limitato le esportazioni, senza negare del tutto l’approvvigionamento delle materie prime critiche, ma restringendolo ad arte. Un promemoria per ricordare al mondo quali sono i veri equilibri in gioco, rimettendo al proprio posto gli Stati amici ogni volta che si rende necessario.
Un tiro alla fune che l’Europa non può permettersi, non senza sacrificare l’indispensabile piano di riarmo e piegare la crescita economica alle condizioni di Pechino. Non che gli Stati Uniti versino in condizioni tanto maggiori, con una produzione di terre rare di almeno sei volte inferiore rispetto a quella cinese, ma un fabbisogno stellare.
A rischio Europa e Stati Uniti
Anche se il mercato dei minerali critici è oggi quasi interamente controllato dalla Cina non significa che debba essere così per sempre. I tentativi di rafforzamento della produzione interna e le nuove partnership commerciali sono la giusta soluzione alle criticità, portando gli Stati Uniti e l’Europa su una strada che porta all’indipendenza. La direzione è giusta, ma l’obiettivo è troppo ambizioso per la delicatezza della situazione e soprattutto per guadagnare un più ampio margine di trattativa con Pechino. Servono più tempo e fondi, condizioni indispensabili che oggi l’Occidente può mettere in campo solo parzialmente, pagando lo scotto per aver sottovalutato l’autonomia mineraria nell’ultimo decennio.
Le terre rare sono fondamentali nella maggior parte delle tecnologia di difesa, oltre che per veicoli elettrici e apparecchi tecnologici. Per salvaguardare la sicurezza, la transazione ecologica e il progresso non è possible fare a mano delle materie prima cinesi. Paradossalmente, però, si tratta degli stessi obiettivi che l’Occidente ha sacrificato pur di mantenere rapporti convenienti con il Dragone. Ad oggi, la stipula di nuovi accordi con Pechino è essenziale per aggiudicarsi le esportazioni necessarie a condizioni competitive, ma non bisogna smettere di lavorare per l’autonomia.
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