Piazza Affari sfiancata da dazi e occupazione USA. Carica di sell su banche a Wall Street e in Europa

Laura Naka Antonelli

01/08/2025

Novità su dossier MPS-Mediobanca dopo le dichiarazioni di Alberto Nagel. Azioni banche sotto pressione in tutta Europa.

Piazza Affari sfiancata da dazi e occupazione USA. Carica di sell su banche a Wall Street e in Europa

Sessione decisamente negativa per il Ftse Mib di Piazza Affari, che ha accolto le ultime novità sui dazi annunciate dal presidente americano Donald Trump segnando un calo di quasi il 3%, nei minimi intraday, per chiudere poi la sessione in calo del 2,55%, a quota

In evidenza il sell off che si è abbattuto sui titoli delle banche italiane, con l’indice Ftse Italia All Share Banks, che è scivolato di oltre il 4%.

Le azioni del settore bancario italiano hanno pagato non solo il timore che l’erosione dell’economia mondiale a causa dei dazi di Trump finisca con far salire il valore degli NPL, ovvero dei crediti deteriorati, ma anche la pubblicazione del report occupazionale degli Stati Uniti, noto come Non Farm Payrolls, che ha sfornato diverse sorprese negative, relative non solo al mese di luglio.

Banche in affanno a Piazza Affari e ovunque post Non Farm Payrolls USA

Il sell off ha travolto in generale le azioni di tutte le banche europee, tanto che il sottoindice di riferimento del comparto, l’Euro Stoxx Bank index, è scivolato di oltre il 3,6%, soffrendo la seduta peggiore dal mese di aprile.

A rinfocolare le preoccupazioni per un indebolimento più forte dell’economia di tutto il mondo, oltre agli annunci annunci di Trump sui dazi, la pubblicazione del report occupazione USA di luglio, che ha messo in evidenza una creazione di nuovi posti di lavoro più debole delle attese.

Nel mese di luglio, i Non Farm Payrolls sono aumentati infatti di appena 73.000 unità, ben al di sotto delle stime del consensus elaborate dagli economisti interpellati da Dow Jones, che erano per un aumento di 100.000 unità.

I numeri relativi alle buste paga dei mesi scorsi sono stati rivisti inoltre al ribasso in modo significativo.

Nel mese di giugno, la crescita dei Non Farm Payrolls è stata pari ad appena +14.000 unità, rispetto all’aumento di +147.000 annunciato in precedenza.

A maggio l’occupazione è cresciuta di sole 19.000 unità, contro la crescita di 125.000 unità riportata inizialmente: tutti numeri che hanno avallato i timori relativi a un forte deterioramento del mercato del lavoro americano. Tanto che a capitolare a Wall Street, che vede il Dow Jones scendere di 600 punti circa, sono state subito le azioni anche in questo caso delle banche, con i titoli di JPMorgan Chase giù del 4%, e Bank of America e Wells Fargo che arretrano di oltre il 3%.

Banche KO a Piazza Affari, sell soprattutto su Fineco e Intesa SanPaolo

Banche maglie nere anche a Piazza Affari. Occhio al Ftse Mib di Piazza Affari, che ha assistito alle perdite pesanti soprattutto delle azioni di Fineco, ma anche di Intesa Sanpaolo (reduce dal migliore semestre di sempre).

Tra le banche del Ftse Italia All Share Banks, forti smobilizzi anche delle azioni Banca Profilo, BPER, Banca Popolare di Sondrio e UniCredit.

Sono rimaste inoltre sotto i riflettori le azioni delle due protagoniste dell’unica grande partita di risiko rimasta a Piazza Affari tra le Big del settore, ovvero l’OPS di MPS su Mediobanca, sulla scia della trimestrale annunciata da Piazzetta Cuccia nella giornata di ieri e in attesa della pubblicazione dei conti di Monte dei Paschi di Siena.

Mediobanca, su interferenza governi in risiko Nagel dà ragione a Orcel

In evidenza oggi le dichiarazioni che il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, ha rilasciato nel corso di una intervista a Bloomberg, dando ragione praticamente a quanto detto nelle ultime settimane da Andrea Orcel, CEO di UniCredit, ovvero che “ i governi nazionali sono un ostacolo alla creazione di banche più grandi nell’Unione europea ”.

“E’ un fattore nuovo, non penso che aiuterà il consolidamento: non avremo gruppi bancari più forti in Europa con questi tipi di interventi. Ma è quello che è, dobbiamo prenderne atto”.

Nagel si è riferito in particolare ad alcuni casi come a quello che vede coinvolta UniCredit, interessata a Commerzbank, in Germania e a quanto sta succedendo in Spagna con l’offerta di Bbva su Sabadell.

Il banchiere ha allo stesso tempo osservato che qualche operazione di M&A, ovvero di risiko bancario, si è già concretizzata, citando BPER che ha comprato la Popolare di Sondrio e Illimity, che è stata inglobata da Ifis.

Mediobanca e l’OPS su Banca Generali, Nagel attende verdetto di Generali

Nell’affrontare il dossier su Banca Generali, Nagel ha ricordato inoltre, in vista della decisione che il principale azionista della preda, ovvero Generali, prenderà nel breve - si parla di un ultimatum dato da Mediobanca al Leone di Trieste - “abbiamo avuto diversi contatti con Generali”, che “ ci ha fornito la documentazione relativa al loro attuale accordo di distribuzione con Banca Generali ”.

Mediobanca l’ha esaminata presentando una “ proposta per estendere l’accordo a lungo termine , offrendo anche l’esclusività per la nostra rete di distribuzione”.

A questo punto, la speranza di Piazzetta Cuccia è di ricevere una risposta entro il 6 agosto, giorno in cui il CDA di Generali si riunirà per l’approvazione dei conti: “Stanno ancora esaminando la nostra proposta. Abbiamo chiesto loro di rispondere in tempo utile per convocare un’assemblea degli azionisti, in modo che la nostra offerta per Banca Generali possa essere presentata prima della chiusura dell’offerta di Monte dei Paschi”, ha puntualizzato il manager, sottolineando che, una risposta di Assicurazioni Generali farebbe sì che gli azionisti di Mediobanca avessero tutte “le opzioni disponibili al momento di prendere la loro decisione” sull’OPS che Piazzetta Cuccia ha lanciato su Banca Generali.

Risposta gelida di Nagel a ipotesi suo licenziamento di Lovaglio

Oggi, nel corso dell’intervista rilasciata a Bloomberg TV, non è mancata la stoccata di Nagel a Luigi Lovaglio, CEO di MPS, la banca che ha messo nel mirino Mediobanca.

Nagel ha risposto ai commenti del numero uno di Monte dei Paschi di Siena, che negli ultimi giorni ha preannunciato il suo licenziamento, tagliando così corto: “La mia posizione è la cosa meno importante e quello di cui dobbiamo preoccuparci oggi è l’interesse degli azionisti. L’operazione che è sul tavolo da MPS è stata giudicata dal nostro cda totalmente inadeguata”, ha ripetuto il banchiere, sottolineando che “ non è di me, ma dell’offerta che dobbiamo discutere ” .

Lo scorso 16 luglio, nel parlare dell’OPS con cui MPS continua a insistere per la conquista di Piazzetta Cuccia, il CEO di MPS Luigi Lovaglio, anche lui ai microfoni di Bloomberg, aveva pronosticato un licenziamento di Alberto Nagel:

Mi pare evidente che Alberto Nagel non sia interessato all’operazione: l’ho chiamato e non mi ha risposto. Dovremo cercare una figura brillante e internazionale ”, aveva detto.

Ma oggi pronta e glaciale è stata la risposta del numero uno di Mediobanca, che ha di nuovo rigettato l’OPS senese.

Sale intanto l’attesa per la pubblicazione degli utili di MPS, attesa la prossima settimana, in data mercoledì 6 giugno, lo stesso giorno in cui anche Generali alzerà il velo sui propri conti.

Caso FinecoBank a Piazza Affari, azioni KO post trimestrale

Tra le azioni delle banche italiane, oggi è spiccato soprattutto il tonfo delle azioni di FinecoBank, che sono caute del 5,8%, a quota 17,635 euro, nonostante il gruppo abbia riportato risultati di bilancio solidi.

I conti hanno allo stesso tempo indicato un calo dei ricavi e dell’utile netto su base annua e trimestrale.

Così Equita SIM ha riassunto i numeri della banca, puntualizzando che i risultati del secondo trimestre del 2025 sono stati “leggermente migliori delle attese, con prosecuzione dei solidi trend
commerciali
”, e che la raccolta preliminare di luglio è stata “buona (AUM €+400mn, depositi €+300mn)”:

  • Utile Netto: € 154 milioni (-11% YoY ovvero su base annua / -6% QoQ su base trimestrale) rispetto ai € 151 milioni attesi (cons. VA € 151mn).
  • Ricavi: €315 milioni (-5% YoY / -4% QoQ) vs. € 314 milioni attesi.
  • Costi totali: € -86 milioni (+6% YoY / -2% QoQ) vs. € -89 milioni attesi.
  • Utile Operativo: € 229 milioni (-8% YoY / -5% QoQ) vs. € 225 milioni attesi;

Così Equita SIM nella nota dedicata alla trimestrale di FinecoBank.

La banca ha chiuso il secondo trimestre del 2025 con “un utile netto del 2% sopra le nostre attese, grazie a una performance operativa leggermente superiore alle attese (+2%)”. Di seguito i commenti sulle altre voci di bilancio:

“I ricavi sono stati sostanzialmente in linea con le nostre attese, sia a livello di NII (€155mn vs. €153mn attesi, in leggero calo sequenziale del -4% QoQ per minori tassi di mercato) che a livello di commissioni nette (€138 milioni rispetto ai €137mn attesi, in crescita del +7% YoY (su base annua) guidati dal Brokerage e dall’Investing. Il leggero calo del -2% QoQ (su base trimestrale) è dovuto a una riduzione delle commissioni da brokerage per una minore volatilità di mercato, mentre le commissioni nette Investing sono cresciute del +3% su base trimestrale a €97,4 milioni (€97 milioni attesi) per minori costi legati ai consulenti (commissioni lorde piatte su base trimestrale per minori AUM medi dovuti alla performance negativa di aprile). I costi operativi sono stati leggermente migliori delle attese (+6% YoY, dunque su base annua, per gli investimenti in marketing, FAM e sviluppi AI). Nulla da segnalare sotto la linea operativa, con tutte le poste sostanzialmente in linea)”.

In evidenza il CET1 ratio di Fineco, al 23,5%, in calo di 50 punti base su base trimestrale, e il Leverage ratio al 5,2%, con indicatori di liquidità ben sopra i minimi regolamentari (LCR 912%, NSFR 403% con High Quality Liquid Assets a €22.87 miliardi).

Equita ha precisato che i dati preliminari della raccolta netta di luglio “sono solidi”, aggiungendo che Fineco prevede una raccolta netta totale pari a ca. €1,1 miliardi (+45% YoY), con una componente gestita stimata in area €400 milioni (leggermente meglio della sua stima media mensile a €375 milioni).

Anche la raccolta diretta è vista positiva (circa €+300 milioni, che dovrebbe portare la raccolta da inizio anno in area €600/700 milioni). I ricavi brokerage a luglio sono stimati a €19 milioni (circa €148 milioni dall’inizio dell’anno, +20% YoY), rispetto ai €20 milioni della media della SIM.

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