Perché la crisi economica della Germania è un problema per tutti, Italia compresa

Violetta Silvestri

12 Dicembre 2023 - 13:14

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La Germania in crisi è un problema per tutta l’Europa, in primis per l’Italia. Perché la debolezza economica tedesca rappresenta un allarme generale per la ripresa europea?

Perché la crisi economica della Germania è un problema per tutti, Italia compresa

Uno dei temi più discussi in questo finale 2023 è la crisi della Germania.

Il declino tedesco, in parte inatteso e con colpi di scena quali l’impasse di bilancio, in parte frutto di una rivoluzione energetica e industriale in corso, interessa tutta l’Europa e rischia di coinvolgere le economie di tanti Paesi, Italia in primis.

Buone o cattive notizie sullo stato di salute della nazione, da sempre motore economico dell’Ue, hanno un’ampia risonanza e condizionano inevitabilmente la crescita e, soprattutto, lo sviluppo industriale di quei Paesi più strettamente dipendenti dalle relazioni commerciali con Berlino.

Non è difficile pensare, quindi, che il disordine di bilancio esploso in Germania minaccia di peggiorare una situazione già difficile per il resto del continente. E l’Italia, che già arranca nella ripresa economica, potrebbe essere anche tra le nazioni più coinvolte dai guai tedeschi.

Germania in crisi, un problema per l’Europa. E per l’Italia

La ormai nota sentenza della Corte tedesca, che ha bloccato 60 miliardi di euro del bilancio, ha frenato i piani di Berlino di rimettere in piedi l’economia, con generosi sussidi per gli investimenti nella transizione verde ora non più utilizzabili.

Non solo quella spesa, ma anche altre riversate nei “fondi speciali” fuori bilancio adesso presentano un enorme punto interrogativo. Solo per il 2024 resta un buco di 17 miliardi di euro che non sarà colmato entro la fine dell’anno, ha ammesso il Partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz.

Come evidenziato in una analisi di Politico.eu, questa mancanza di certezza è veleno per l’economia. Nella peggiore delle ipotesi, la questione “potrebbe diventare la Brexit della Germania”, avverte Marc Ostwald, stratega dell’ADM ISI a Londra, creando “un governo instabile e inefficace”.

“Se sono un’azienda e non so quali saranno le mie passività fiscali e i miei incentivi, starò ad aspettare”, ha aggiunto.

Holger Schmieding, capo economista con sede a Berlino presso la Berenberg Bank, ha sottolineato: “non possiamo funzionare senza un budget. L’alternativa sarebbe un disordine poco tedesco”.

Il destino della Germania è diventato davvero cruciale in una Europa che oscilla tra stagnazione e recessione. Il ritardo nello sviluppo e nella crescita non è un lusso che l’Ue può permettersi adesso. La Cina e gli Stati Uniti sono già molto più avanti rispetto alla regione nell’attuazione di politiche industriali nazionali per far fronte alla nuova era di deglobalizzazione, come l’Inflation Reduction Act.

Una ricerca del think tank Ifo con sede a Monaco mostra che, tra le principali aziende tedesche, quasi il 60% vorrebbe ridurre i propri investimenti in Germania e aumentare quelli esteri nei prossimi cinque anni. Lara Zarges dell’Ifo ha affermato che gli Stati Uniti risaltano come la destinazione preferita per gli investimenti e che il desiderio di investire in Europa è diminuito “significativamente” quest’anno.

Il campanello d’allarme che suona da Berlino è per tutti. Anche per l’Italia.

“Con i nostri clienti automobilistici in Germania, gli affari si sono ridotti enormemente”, ha riferito a Politico Tiberio Assisi, che gestisce una raffineria di leghe di alluminio nella regione di Brescia, nel nord Italia. Sia i prezzi che i volumi sono in calo rispetto all’anno, ha affermato.

Secondo Confindustria, il problema riguarda quasi tutti i sottosettori del manifatturiero.

“Il rallentamento della Germania è chiaramente un aspetto che ci preoccupa: parliamo del nostro principale partner commerciale”, secondo il presidente regionale di Confindustria, Franco Gussalli Beretta.

Nonostante un periodo di bassa crescita, quello tedesco rimane un mercato indispensabile per l’Europa a causa delle sue dimensioni. Rappresentando il 29% del prodotto interno lordo della zona euro, ha assorbito 360 miliardi di euro di importazioni dal resto dell’unione monetaria nei primi tre trimestri di quest’anno.

Anche se cibo, bevande e altri beni di consumo rappresentano una grossa fetta di tale cifra, è la posizione della Germania in cima alla catena di valore manifatturiero europeo che conta davvero di più, ha ricordato Holger Schmieding.

Beretta di Confindustria riconosce che le imprese della sua regione stanno ora cercando opportunità anche più lontano. Ma per molti, aspettare che Berlino si riprenda, avrà comunque delle ricadute.

“Non vediamo una via d’uscita”, ha detto Assisi. “Facciamo il tifo per la Germania per il bene dell’Europa in generale. È il Paese più importante di tutti.”

Germania, a che punto è la crisi?

Con queste premesse, i riflettori restano puntati sulle dinamiche economiche della Germania.

Le prospettive degli investitori tedeschi sono inaspettatamente migliorate a dicembre, segnalando la speranza che la più grande economia europea possa stabilizzarsi con il calo dell’inflazione. L’indice delle aspettative dell’istituto ZEW è salito a 12,8 a dicembre da 9,8 a novembre.

“Nonostante l’attuale crisi finanziaria, la valutazione della situazione e le aspettative economiche per la Germania sono tornate leggermente al rialzo”, ha dichiarato in un comunicato il presidente della ZEW, Achim Wambach. “Ciò è aiutato dal fatto che la percentuale di intervistati che si aspettano che la Bce tagli i tassi nel medio termine è raddoppiata”.

La situazione economica è però meno incoraggiante: la Germania è quasi certamente nella sua prima recessione dopo la pandemia. Gli economisti prevedono che alla contrazione del terzo trimestre ne seguirà un’altra. La Bundesbank ha affermato che la produzione inizierà a espandersi solo l’anno prossimo, con la ripresa dei redditi delle famiglie e miglioramenti dal settore manifatturiero.

Quest’ultimo ha avuto un brutto inizio nel quarto trimestre, con la produzione industriale in calo per il quinto mese in ottobre. I produttori – la spina dorsale dell’economia tedesca – sono particolarmente colpiti dal caro energia, dai tassi di interesse più alti e dalla debole domanda globale.

La fragilità economica ha cominciato a riversarsi anche sul mercato del lavoro, che finora ha sorpreso con la sua resilienza in un periodo di stretta monetaria. A novembre il tasso di disoccupazione è salito al livello più alto dal 2021.

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