Perché la Bce è nei guai con l’inflazione

Violetta Silvestri

05/09/2023

05/09/2023 - 10:59

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L’inflazione è un problema irrisolvibile per la Bce? Perché Lagarde appare nei guai nell’affrontare il nodo prezzi elevati in Europa, anche in vista della riunione del 14 settembre.

Perché la Bce è nei guai con l’inflazione

In vista della riunione del 14 settembre, la Bce sembra essere sempre più nei guai.

Il motivo è la gestione dell’inflazione, ancora troppo elevata e le cui previsioni si stanno rivelando molto difficili. Lo ha dichiarato la stessa Lagarde in un intervento a Londra il 4 settembre: la Banca Centrale Europea deve fare di più per spiegare perché le sue previsioni a volte sono sbagliate e accettare i limiti nella sua capacità di prevedere il futuro, per non rischiare un’ulteriore erosione della fiducia pubblica.

Il presidente ha avvertito che il contesto globale imprevedibile e complesso non ha aiutato a stimare esattamente l’andamento di inflazione e crescita, con i recenti shock economici, tra cui la pandemia di coronavirus e l’invasione russa dell’Ucraina a rendere gli scenari complessi.

Intanto, l’Europa ha un problema di prezzi più grave rispetto agli Stati Uniti, con investitori e analisti che avvertono del rischio di divergenza transatlantica sia nelle fortune economiche che nelle risposte dei policy maker.

E in questa cornice, il vecchio continente non brilla nella crescita e nel rilancio della produzione, con le oscillazioni dei prezzi del gas che tornano a fare paura. Ecco perché la Bce è nei guai e la riunione del 14 settembre risulta già tra le più insidiose, sia per la scelta sui tassi che sulla comunicazione.

L’inflazione è il mal di testa della Bce: cosa accadrà?

Il tasso di inflazione principale dell’Eurozona si è fermato al 5,3% ad agosto, poiché l’aumento dei prezzi del carburante e la rimozione dei sussidi per l’elettricità e il gas in Paesi come la Francia hanno causato una ripresa dell’inflazione energetica.

L’inflazione core, escludendo energia e alimentari, è leggermente diminuita nel blocco della moneta unica europea. Tuttavia, con il 5,3% è tornato al livello di inizio anno e resta vicino al livello record di marzo.

In un grafico Ispi è chiaro come il rallentamento dei prezzi ci sia stato dal 2022, ma allo stesso tempo il target del 2% fissato dalla Bce appaia assai lontano:

Inflazione Eurozona Inflazione Eurozona Andamento dal 2020 al 2023

Le idee non sono ancora chiare su cosa accadrà e su come intervenire nelle prossime riunioni. Isabel Schnabel, dirigente della Banca Centrale Europea, ha avvertito in un discorso di giovedì scorso che l’inflazione della zona euro probabilmente scenderà più lentamente di quanto non sia salita.

“Mentre le aziende sono veloci nel trasferire i grandi aumenti dei costi ai consumatori, potrebbero essere più riluttanti a trasferire le diminuzioni dei [loro] costi”, ha affermato.

Cauto ottimismo, invece, è arrivato dal capo economista Philip Lane, secondo il quale “l’inflazione si attesta complessivamente al 5,3%, un livello che rimane elevato. Per quanto riguarda la ricerca di segnali di slancio e di cambiamento direzionale, vorrei sottolineare il fatto che c’è stato un certo rallentamento nell’inflazione dei beni e dei servizi, il che è uno sviluppo positivo”.

Il capo economista ha quindi offerto alcuni spunti di speranza: la sfida di domare la crescita dei prezzi al consumo non dovrebbe essere così scoraggiante come lo era una volta, sottolineando come una misura di fondo che elimina gli elementi volatili come l’energia stia mostrando progressi.

“Ci aspettiamo di vedere la famosa inflazione core scendere durante l’autunno”, ha affermato.

Le insidie, però, non mancano. I livelli salariali nel Regno Unito, per esempio, sono aumentati dell’8,2% nel secondo trimestre. Si prevede poi che i costi orari del lavoro nell’Eurozona continueranno ad aumentare al 5%, vicino al loro massimo storico. 

Sven Jari Stehn, capo economista europeo di Goldman Sachs, ha dichiarato: “Ci aspettiamo che una crescita salariale più solida manterrà l’inflazione dei servizi più elevata in Europa rispetto agli Stati Uniti”.

Senza sottovalutare il problema energetico, che rende ancora vulnerabile l’Europa. Sebbene la crisi del gas sia stata superata, i punti deboli ci sono e la notizia dello sciopero negli impianti dell’Australia - fondamentale per la fornitura di Gnl nel mondo - ha fatto schizzare di nuovo le quotazioni del gas naturale.

L’inflazione europea, quindi, può ancora crescere e mettere in crisi la Bce.

Perché è sempre più difficile prevedere l’inflazione

C’è anche un altro aspetto che rende intricata la questione inflazione in Europa e, quindi, per la Bce: è la difficoltà nel prevedere esattamente cosa accadrà con i prezzi e saperlo comunicare.

Ne ha parlato proprio Lagarde: “per ricostruire la fiducia nelle istituzioni competenti, dobbiamo fare un lavoro migliore nel trasmettere l’incertezza che affrontiamo e la sfida intrinseca nel condurre politiche lungimiranti in questo ambito. L’umiltà nel modo in cui comunichiamo è la chiave per promuovere la fiducia.”

Da quando l’inflazione dell’Eurozona è salita al livello record del 10,6% lo scorso anno, più di cinque volte l’obiettivo della Bce, Lagarde e i suoi colleghi regolatori dei tassi hanno posto più enfasi sui dati sull’inflazione passata che sulle previsioni per decidere la politica monetaria.

Le banche centrali hanno dovuto affrontare “sia una sfida che un’opportunità” per convincere i consumatori e le imprese che i recenti elevati livelli di inflazione non continueranno in futuro, ha affermato in un discorso al Centro economico e finanziario europeo.

Allo stesso tempo, però, bisogna anche sapersi prendere la responsabilità di eventuali errori di previsione e saperli spiegare. In un mondo più volatile, è più probabile che le proiezioni diventino rapidamente obsolete e le politiche basate su di esse potrebbero dover essere adeguate o invertite.

Lagarde ha insistito sulla complessità del nostro tempo, che ha effetti imprevedibili sull’inflazione:

stiamo entrando in un mondo di grandi transizioni nei mercati del lavoro, nei mercati energetici e nella geopolitica, che possono portare a shock dei prezzi relativi più ampi e più frequenti. E in questo mondo, sarà fondamentale per le banche centrali mantenere saldamente ancorate le aspettative di inflazione mentre si verificano queste variazioni dei prezzi relativi.

Poiché l’inflazione è oggi tra le principali preoccupazioni delle famiglie, bisogna saper comunicare con precisione e trasparenza cosa sta accadendo e cosa si prevede possa accadere ai prezzi: “la percezione dei prezzi dei prodotti alimentari e di altri beni acquistati di frequente, come il carburante, ha un’influenza molto importante sulle aspettative di inflazione per il consumatore medio dell’area dell’euro” .

Il modo in cui si comunicano le aspettative è diventato cruciale. Sommando tutti questi fattori, economici, politici e comunicativi, ne emerge un quadro assai complesso per il problema inflazione in Europa. Per questo, la Bce appare nei guai nella sua lotta a colpi di tassi elevati.

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