Perché il crollo dei titoli di Stato preoccupa. La risposta in 5 punti

Violetta Silvestri

4 Ottobre 2023 - 15:46

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Il tonfo da record dei titoli di Stato, con il balzo impressionante dei rendimenti ha sconvolto i mercati. Perché c’è timore tra gli investitori? 5 punti per capire i rischi.

Perché il crollo dei titoli di Stato preoccupa. La risposta in 5 punti

Il tonfo dei titoli di Stato prosegue e i mercati sono allo sbando, con azioni che crollano e rendimenti su nuovi massimi. Ci sono almeno 5 punti sui quali riflettere e che possono spiegare perché il crollo di valore delle obbligazioni sovrane è una bomba pronta a esplodere.

Mentre si afferma una nuova era di tassi di interesse più alti per periodi più lunghi, nel mercato dei titoli del Tesoro statunitense, il fondamento del sistema finanziario globale, i rendimenti dei titoli a 10 anni sono saliti ai massimi di 16 anni. In Germania, hanno toccato il livello più alto dalla crisi del debito della zona euro del 2011. Anche in Giappone, dove i tassi ufficiali sono ancora al di sotto dello 0%, i rendimenti obbligazionari sono tornati ai livelli visti nel 2013. In Italia il Btp decennale ha superato il 5%.

L’allarme, quindi, è giustificato. Poiché i costi di finanziamento del governo influenzano tutto, dai tassi ipotecari per i proprietari di case ai tassi di prestito per le aziende, ci sono molte ragioni per essere preoccupati. In 5 punti, cosa c’è da sapere sull’impennata da record dei rendimenti che sta scuotendo i mercati globali.

1. Perché i rendimenti obbligazionari globali sono in aumento

Con l’inflazione al netto dei prezzi di prodotti alimentari ed energia elevata e l’economia statunitense resiliente, le banche centrali stanno respingendo le scommesse sul taglio dei tassi.

I trader ora prevedono che la Fed taglierà i tassi solo al 4,7% dall’attuale 5,25%-5,50%, rispetto al 4,3% previsto a fine agosto.

Ciò sta aggravando le preoccupazioni sulle prospettive fiscali dopo il declassamento del rating statunitense di Fitch di agosto, a causa degli elevati livelli di deficit. La scorsa settimana l’Italia, fortemente indebitata, ha alzato il suo obiettivo di deficit scatenando avverse reazioni (come il balzo dello spread).

Deficit più elevati significano più vendite di obbligazioni da parte dello Stato che deve finanziare il suo debito, proprio mentre le banche centrali scaricano le loro vaste partecipazioni, quindi i rendimenti a più lungo termine stanno aumentando mentre gli investitori chiedono maggiori compensi.

Inoltre, molti investitori scommettevano che i rendimenti obbligazionari sarebbero scesi, quindi sono particolarmente sensibili ai movimenti nella direzione opposta, dicono gli analisti.

2. Dove arriverà la svendita delle obbligazioni?

Con dati statunitensi che rimangono resilienti, come l’ottimista sondaggio manifatturiero di lunedì scorso, i rendimenti dei titoli del Tesoro sono destinati a salire ancora. Dinanzi a un’economia stabile e piuttosto forte, infatti, la Fed può convincersi ancora di più che un costo del denaro alto non intaccherà la crescita del Paese.

Quando il rendimento di un’obbligazione aumenta, il suo prezzo scende.

L’economia europea si è però deteriorata, quindi le vendite delle obbligazioni dovrebbero essere più limitate, poiché i titoli di Stato in genere ottengono risultati migliori quando un’economia si indebolisce e la maggior parte delle grandi banche centrali hanno segnalato di aver finito con gli aumenti dei tassi.

3. Perché c’è preoccupazione?

I rendimenti obbligazionari determinano i costi di finanziamento dei governi, quindi più a lungo rimangono elevati, più incidono sui costi per interessi che i Paesi pagano.

Questa è una brutta notizia, viste le esigenze di finanziamento statali elevate. In Europa, per esempio, proprio il rallentamento delle economie spingerà ancora i Governi a spendere per sussidi e sostegni, aumentando la spesa pubblica e facendo più debito. Così, crescono anche gli oneri dello Stato e non è un segnale incoraggiante.

4. Cosa significa per i mercati globali?

Gli effetti a catena sono ampi. In primo luogo, l’aumento dei rendimenti ha posto le basi per un terzo anno consecutivo di perdite sui titoli di Stato globali, danneggiando gli investitori che da tempo scommettevano su una inversione di tendenza.

Per quanto riguarda le azioni, l’impennata dei rendimenti obbligazionari sta iniziando a risucchiare denaro dai mercati di questi asset. L’indice S&P 500è sceso di circa il 7,5% rispetto ai massimi di oltre un anno toccati a luglio.

L’attenzione potrebbe tornare sulle banche, i grandi detentori di titoli di Stato che si trovano a dover affrontare perdite non realizzate, un rischio messo a nudo dal crollo della Silicon Valley Bank di marzo.

“(La svendita delle obbligazioni) avrà un forte impatto sulle banche che detengono titoli del Tesoro a lungo termine”, ha affermato Mahmood Pradhan, responsabile macro dell’Amundi Investment Institute. “Più a lungo persiste, più settori colpirà.”

I rendimenti statunitensi più alti significano anche un dollaro sempre più forte, aumentando la pressione su altre valute, in particolare sullo yen giapponese.

5. Mercati emergenti a rischio

Il rialzo dei rendimenti globali ha aumentato la pressione sui mercati emergenti, in particolare sulle economie più rischiose e con rendimenti più elevati.

Secondo JPMorgan, il rendimento aggiuntivo che i governi con rating spazzatura pagano sul loro debito in valuta forte, è salito a oltre 800 punti base, oltre 70 punti base in più rispetto al minimo del 1 agosto.

“L’intensificarsi della logica del rialzo più a lungo, insieme all’aumento dei prezzi del petrolio, è stato anche il principale motore della forza del dollaro americano”, ha affermato Andrea Kiguel, responsabile della strategia macro FX ed EM per le Americhe presso Barclays.

“La velocità del movimento ha portato a un indebolimento delle valute della regione, a una violenta svendita dei tassi locali e a un ampliamento degli spread creditizi dei mercati emergenti”, ha aggiunto.

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