Perché i dati sull’inflazione in Europa rafforzano i falchi Bce

Violetta Silvestri

23 Febbraio 2023 - 13:25

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L’inflazione definitiva in Europa per il mese di gennaio ha dato conferma ai falchi Bce che occorrerà ancora alzare i tassi di interesse. Perché? Quanto i prezzi stanno davvero rallentando?

Perché i dati sull’inflazione in Europa rafforzano i falchi Bce

L’inflazione sottostante nell’area dell’euro ha raggiunto un record a gennaio, secondo gli ultimi dati, cementando probabilmente il piano della Banca centrale europea di aumentare i tassi di interesse di un altro mezzo punto il mese prossimo.

La lettura definitiva dell’indice dei prezzi al consumo per l’Eurozona nel primo mese di gennaio 2023 ha mostrato, nello specifico, un +8,6% annuale, in calo rispetto al 9,2% rilevato a dicembre. L’inflazione annuale dell’Unione Europea è stata del 10,0% nel gennaio 2023, in diminuzione sul 10,4% di dicembre.

Il rallentamento c’è stato, perché i “falchi” Bce sono invece rafforzati da questi ultimi numeri? In realtà, nell’analisi attenta dei dati è l’indice core, osservato attentamente da Francoforte, che non ha convinto.

L’inflazione in Europa non frena come sperato: i dati

I guadagni dei prezzi core (senza energia, alimentari, alcol e tabacco) in Eurozona a gennaio hanno raggiunto il 5,3%, più di una lettura iniziale del 5,2% secondo Eurostat.

Anche l’inflazione complessiva, che include cibo ed energia, è aumentata di 0,1 punti percentuali all’8,6% sulle precedenti stime, dopo che la cifra della Germania si è rivelata superiore alla previsione preliminare dell’agenzia.

Nel dettaglio, il contributo maggiore all’inflazione annuale dell’area dell’euro è venuto da generi alimentari, alcolici e tabacco (+2,94 punti percentuali, pp), seguiti da energia (+2,17 pp), servizi (+1,80 pp) e beni industriali non energetici (+1,73 pp).

Eurostat ha sottolineato che i tassi annuali più bassi sono stati registrati in Lussemburgo (5,8%), Spagna (5,9%), Cipro e Malta (entrambi 6,8%). L’inflazione annuale più elevata è stata raggiunta a gennaio da Ungheria (26,2%), Lettonia (21,4%) e Cechia (19,1%).

L’Italia ha mostrato un +10,7%.

La svolta aggressiva della Bce è servita?

Il rapporto sottolinea gli effetti duraturi del peggior shock dei prezzi in Europa in una generazione dopo che la guerra della Russia in Ucraina ha fatto impennare i costi dell’energia.

In un contesto di lotta tra falchi e colombe a Francoforte, probabilmente la lettura incoraggerà ulteriormente i membri più aggressivi della Bce, che si concentrano sulle pressioni sui prezzi sottostanti anche se l’indicatore generale è in frenata.

Allo stesso modo, i sondaggi che mostrano la resilienza economica del continente sono stati interpretati come motivi per proseguire con gli aumenti.

Secondo gli analisti di Bloomberg Economics, “in combinazione con un’economia resiliente, la lettura odierna dell’inflazione potrebbe consentire ai falchi della Bce di aumentare i tassi di interesse fino all’inizio dell’estate.”

La Bce sembra preoccupata del fatto che quello che inizialmente era un aumento dei prezzi dovuto ai costi dell’energia, ora si stia allargando per avere un impatto su tutti i settori.

In effetti, i timori per l’inflazione di fondo hanno dominato i commenti pubblici dei politici nelle ultime settimane e alcuni hanno sostenuto che i rialzi dei tassi non dovrebbero fermarsi fino a quando non ci sarà una chiara inversione di tendenza nell’andamento dei prezzi core.

C’è da sottolineare, inoltre, che l’inflazione dei servizi, la fetta più grande dell’inflazione core, è stata rivista al 4,4% dal 4,2%. Quest genera preoccupazione, perché i servizi riflettono principalmente la crescita dei salari e le paghe dei dipendenti stanno ora aumentando al ritmo più veloce degli ultimi anni, anche se la crescita reale o corretta per l’inflazione è ancora negativa.

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