Riforma delle pensioni: sindacati pronti al confronto con il Ministro del Lavoro. Le ultime indiscrezioni, però, parlano di una probabile fumata nera.
Ultime notizie pensioni: domani sarà una giornata chiave per la riforma annunciata dal Governo Conte e che potrebbe vedere luce già nel 2020.
Una riforma che, come confermato dal Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, servirà per superare la Legge Fornero, con Quota 100 che manterrà il suo corso (con la scadenza fissata al 31 dicembre 2021). Il Ministro ha assicurato che si terrà conto anche delle proposte dei sindacati, sulle quali, però, al momento c’è molto scetticismo.
La giornata di domani - lunedì 27 gennaio - sarà uno snodo importante per capire quale piega prenderà la riforma delle pensioni. Nell’incontro in programma con il Ministro del Lavoro, infatti, i sindacati presenteranno le loro proposte per una revisione del sistema pensionistico che garantisca una maggiore flessibilità in uscita. C’è curiosità per il feedback del Ministro, anche se le ultime indiscrezioni ci dicono che c’è decisamente molta distanza tra i progetti delle parti sociali e quelle del Governo.
Riforma delle pensioni: cosa vogliono i sindacati
I sindacati si presenteranno all’incontro di domani con due proposte sul tavolo: una per la pensione di vecchiaia e un’altra per la pensione anticipata.
Riguardo alla prima opzione il progetto è ormai chiaro: consentire al lavoratore l’accesso alla pensione già dall’età di 62 anni (a fronte di 20 anni di contributi), abbassando quindi l’età pensionabile di cinque anni. Un progetto ambizioso, e particolarmente oneroso, sul quale i sindacati sono stati chiari: no alle penalizzazioni per coloro che sceglieranno di anticipare l’accesso alla pensione.
Lo stesso dicasi per la proposta di abbassamento del numero delle settimane contributive richieste per la pensione anticipata. Nel dettaglio, i sindacati puntano su Quota 41 per tutti, consentendo ai lavoratori di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi (indipendentemente dall’età anagrafica).
Un’opzione che oggi è riconosciuta solamente ad alcune categorie di lavoratori precoci, ma per i sindacati 41 anni di lavoro sono “abbastanza per tutti” e quindi non c’è motivo di prevedere differenziazioni.
I due progetti hanno un costo molto elevato: la pensione a 62 anni da sola, ad esempio, costerebbe nell’immediato circa 20 miliardi di euro, cifra equivalente all’1-1,5% del PIL.
Troppi per un Governo che sì vuole superare la Legge Fornero ma senza mettere a rischio i conti pubblici. Ecco perché interventi di flessibilità saranno introdotti solamente se saranno sostenibili.
Riforma delle pensioni: i progetti del Governo
Da parte sua il Governo ha diverse ipotesi su cui lavorare. Ad esempio, come confermato dai vertici dell’Inps e dallo stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è stata istituita una commissione parlamentare che si occuperà di studiare la gravosità delle professioni. Uno studio preliminare in vista di una riforma che potrebbe prevedere requisiti differenti a seconda della gravosità del lavoro svolto.
Ma è solamente un’ipotesi, alla quale si affianca quella di una Quota 102 a 64 anni di età e 38 anni di contributi, o anche di una Quota 99 con 64 anni di età e 35 di contributi (più un bonus mamma volto al riconoscimento di alcuni mesi contributivi per ogni figlio).
Tutte proposte che però prevedono una penalizzazione per coloro che decidono di accedervi: un ricalcolo contributivo dell’assegno, come oggi previsto per Opzione Donna. In questo modo la riforma avrebbe costi ridotti e non peserebbe troppo sui conti pubblici in quanto il lavoratore che va in pensione andrebbe a percepire un assegno calcolato tenendo conto esclusivamente dei contributi versati nel corso degli anni di lavoro.
L’intransigenza dei sindacati, quindi, potrebbe portare ad una fumata nera già nell’incontro di domani; d’altronde ci sono diverse indiscrezioni riguardo al fatto che il Governo non sia disposto a trattare sui paletti imposti dalle parti sociali.
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