Pensioni, “stop a nuove uscite anticipate”: il Fondo monetario internazionale blocca la riforma

Simone Micocci

27 Luglio 2023 - 09:01

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Niente riforma delle pensioni: il Fondo monetario indica al governo Meloni la strada da seguire con la prossima legge di Bilancio.

Pensioni, “stop a nuove uscite anticipate”: il Fondo monetario internazionale blocca la riforma

Mentre Giorgia Meloni è in partenza per Washington deve incassare il giudizio del Fmi (Fondo monetario internazionale) sull’Italia: il nostro Paese cresce di più rispetto ai partner d’Europa, ma ci sono alcune scelte del governo Meloni che vengono bocciate in quanto minacciano di avere un impatto negativo sulla produttività.

Un’indicazione che pone l’attenzione sulla prossima legge di Bilancio, dove Giorgia Meloni è chiamata a una prova importante in quanto dalle scelte prese in materia di pensioni, fisco, lavoro e sostegno alle famiglie dipenderà il futuro dell’economia italiana.

In particolare, oltre a bocciare la flat tax e a criticare i ritardi dell’Italia in merito all’utilizzo delle risorse stanziate con il Pnrr, il Fondo monetario internazionale guarda anche alla crisi demografica del nostro Paese, nonché all’invecchiamento della popolazione, dando indicazioni su quelle che dovranno essere le scelte future in merito alle pensioni.

Un chiaro segnale per Matteo Salvini, che nella maggioranza è quello che più spinge per una riforma del sistema previdenziale che riveda i requisiti per il pensionamento già per il 2023, visto che il Fondo non utilizza mezzi termini nell’indicare all’Italia la strada da seguire: “non possono esserci altri pensionamenti anticipati”.

Il Fmi blocca la riforma delle pensioni?

Tra le sue osservazioni, il Fmi mette in risalto che per le pensioni l’Italia spende di più rispetto alla media europea. E infatti, l’età di uscita risulta inferiore rispetto a quella stabilita dalla legge. Ricordiamo, infatti, che è vero che in Italia la pensione di vecchiaia fissa l’età per il pensionamento a 67 anni, ma ci sono talmente tante opzioni di flessibilità che di fatto l’età effettiva della pensione in Italia è molto più bassa: secondo gli ultimi rilevamenti effettuati dalla Corte dei Conti, infatti, nel 2022 è stata pari a 61,2 anni.

Per questo motivo il Fmi invita l’Italia a evitare “nuove uscite anticipate”, chiedendo di fatto di mettere da parte il progetto di riforma in programma nel 2024, con il governo che sta valutando la possibilità di estendere Quota 41, prorogare Quota 103 e far ritornare Quota 96.

Va detto che l’indicazione del Fondo monetario internazionale non è vincolante per l’Italia, ma il governo non potrà comunque non tenerne conto nel momento in cui deciderà cosa fare con la legge di Bilancio visto che arriva da una delle più importanti istituzioni internazionali.

A oggi, quindi, le strade per la riforma delle pensioni appaiono ancora più impervie, ma d’altronde, come abbiamo già avuto modo di spiegarvi, Giorgia Meloni già nutriva più di qualche dubbio a riguardo. E non è un caso se i sindacati - che nel frattempo minacciano uno sciopero generale - lamentano che dopo 6 mesi di confronto non hanno ancora ricevuto le risposte di cui necessitavano.

Dal Fmi, quindi, potrebbe arrivare un assist per Giorgia Meloni che potrebbe utilizzare questa indicazione per far leva sugli alleati e abbassare le loro pretese in ambito previdenziale.

Crisi demografica e invecchiamento della popolazione, due problemi urgenti per l’Italia

Anche perché il Fmi ha messo in risalto i problemi che possono scaturire dalla crisi demografica e dall’invecchiamento della popolazione, due fattori che possono incidere negativamente sulla produttività, ma anche sulla capacità di finanziare il sistema sanitario e la spesa pensionistica.

A tal proposito, il Fondo ha invitato l’Italia ad approvare riforme e investimenti utili ad aumentare la produttività e ad ammodernare l’economia, tenendo conto che nei prossimi 25 anni la forza lavoro in Italia è destinata ad abbassarsi del 30%, comportando un crollo del prodotto reale - rispetto al 2019 - del 3% nel 2030, del 12% nel 2040 e del 20% nel 2050.

E nel frattempo bisognerà trovare un modo per aumentare la partecipazione al lavoro - specialmente delle donne - anche innalzando l’età del pensionamento se serve (altro, quindi, che misure di flessibilità).

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