Pensioni senza Fornero nel 2026 solo per questi lavoratori

Simone Micocci

27 Novembre 2025 - 09:28

Pensione, deroga ai requisiti imposti dalla legge Fornero per i lavoratori che soddisfano i seguenti requisiti.

Pensioni senza Fornero nel 2026 solo per questi lavoratori

Il prossimo anno le alternative alle regole di pensionamento imposte dalla legge Fornero saranno molte meno. La legge di Bilancio 2026, infatti, conferma l’addio a due delle misure che in questi anni hanno dato a un numero ristretto di lavoratori e lavoratrici la possibilità di andare in pensione in deroga a quanto stabilito dalla riforma Fornero. Quindi in pensione prima del compimento dei 67 anni, o comunque senza dover necessariamente raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi richiesti per la pensione anticipata.

Nel dettaglio, a sparire nel 2026 sono Quota 103 e Opzione Donna, per le quali neppure il Parlamento - con la presentazione degli emendamenti alla manovra - è riuscito a introdurre una proroga per il prossimo anno.

Andare in pensione “senza” la Fornero, quindi, sarà una soluzione per pochi nel 2026: la possibilità più rilevante è quella prevista per coloro che raggiungono i requisiti per l’Ape Sociale - unica misura di flessibilità confermata per il prossimo anno - per quanto in tal caso non si possa parlare di un vero e proprio pensionamento.

In pensione senza legge Fornero grazie all’Ape Sociale

Come anticipato, l’Ape Sociale non è una vera e propria forma di pensionamento.
Quando si accede al cosiddetto anticipo pensionistico, infatti, si percepisce un’indennità sostitutiva della pensione stessa, nell’attesa che vengano poi raggiunti i requisiti per la pensione di vecchiaia.

Il fatto che l’Ape Sociale sia differente dalla pensione lo dimostra anche il fatto che per i titolari di questa indennità non spetta alcuna tredicesima. E ancora, per quanto l’importo sia pari alla pensione calcolata fino a quel momento, l’Inps ne paga al massimo 1.500 euro, anche laddove dovesse risultare più alto. L’Ape Sociale è quindi perlopiù una forma di “accompagnamento” alla pensione, un’indennità che dà sollievo economico negli anni che mancano al raggiungimento della pensione di vecchiaia.

Nel dettaglio, vi possono accedere coloro che hanno compiuto 63 anni e 5 mesi di età. E non basta, perché questa misura è riservata solamente a coloro che rientrano in uno dei profili che necessitano di una maggior tutela, come ad esempio disoccupati - che da almeno 3 mesi hanno cessato l’indennità di disoccupazione - invalidi - con percentuale di almeno il 74% - caregiver - ossia coloro che assistono persone con grave disabilità - e infine coloro che sono addetti a mansioni gravose o usuranti.

Per le prime tre categorie sono necessari 30 anni di contribuiti per accedere all’anticipo pensionistico, mentre nel solo caso di chi è impiegato in mansioni gravose o usuranti servono 36 anni.

Pensione con meno di 67 anni di età

Anche nel 2026 resta poi la possibilità di andare in pensione con 5 mesi di anticipo rispetto a quanto stabilito dall’ultimo aggiornamento tra requisiti di pensionamento e aspettative di vita, scattato nel 2019 (mentre il prossimo è in programma a gennaio 2027).

Questa possibilità è riservata ai lavoratori addetti alle professioni che prevedono mansioni particolarmente faticose e pesanti, quelle indicate nel decreto legislativo n. 67 del 2011. Si tratta perlopiù di lavoratori impegnati in mansioni usuranti, di lavoratori impiegati in orario notturno, o di chi lavora alle dipendenze di imprese per le quali operano le voci di tariffa per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. A questi si aggiungono anche i lavoratori gravosi.

Ebbene, chi fa parte di queste categorie non deve aspettare necessariamente i 67 anni per andare in pensione: se nel frattempo sono stati maturati almeno 30 anni di contributi, infatti, il collocamento in quiescenza avviene con 5 mesi di anticipo, quindi all’età di 66 anni e 7 mesi. Ma attenzione perché il 2026 è l’ultimo anno in cui è prevista questa agevolazione: dopodiché l’età minima per l’accesso alla pensione di vecchiaia tornerà pari a 67 anni, mentre per questi lavoratori non si applicherà comunque il prossimo adeguamento con le speranze di vita che porterà a un aumento di 1 mese nel 2027 e di altri 2 mesi nel 2028 (sempre a patto che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi).

Pensione con soli 15 anni di contributi

Infine, nel 2026 resta aperta la possibilità di andare in pensione a 67 anni con soli 15 anni di contributi, grazie alle tre deroghe Amato introdotte nel 1992 e ancora valide per chi ha almeno un contributo versato prima del 31 dicembre 1995.

Si tratta di una misura ormai residuale, destinata progressivamente a scomparire man mano che diminuisce la platea di chi possiede anzianità contributiva antecedente al 1996, ma che nel prossimo anno potrà ancora essere utilizzata soprattutto tramite la seconda e la terza deroga. Nel dettaglio, nel 2026 potrà smettere di lavorare con 15 anni di contributi chi:

  • ha raggiunto i 15 anni entro il 31 dicembre 1992;
  • ha ottenuto l’autorizzazione ai volontari entro la stessa data (anche senza versamenti);
  • oppure presenta una lunga storia assicurativa con almeno 10 anni privi di una contribuzione piena e un’anzianità assicurativa che nel 2026 deve essere di 31 anni.

Resta invece molto limitata la prima deroga, mentre è già scomparsa la quarta.

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