Pensioni, rivalutazione da “rifare”? Nuovo aumento in programma, ecco di quanto

Simone Micocci

14/01/2024

14/01/2024 - 20:21

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Rivalutazione delle pensioni, “errata” la percentuale utilizzata a gennaio 2024. L’adeguamento, secondo il tasso di inflazione definitivo registrato dall’Istat, dovrebbe essere del 5,7%.

Pensioni, rivalutazione da “rifare”? Nuovo aumento in programma, ecco di quanto

Come noto, a inizio gennaio 2024 le pensioni sono state oggetto di rivalutazione, ossia quel meccanismo con cui l’importo viene adeguato al costo della vita.

Nel dettaglio, il tasso di rivalutazione accertato dall’Istat per il 2023 e utilizzato per la rivalutazione degli assegni previdenziali e assistenziali è stato pari al 5,4%, tuttavia come più volte spiegato questa era una percentuale solamente provvisoria. A questo risultato, infatti, si è arrivati prendendo l’inflazione accertata dall’Istat fino a settembre, più quella stimata per l’ultimo trimestre dell’anno.

Solamente a gennaio 2024 è possibile accertare con precisione l’inflazione registrata nei mesi precedenti, individuando così il tasso di rivalutazione definitivo.

Il tasso di rivalutazione definitivo per il 2024

Tuttavia, per agevolare i pensionati riconoscendo loro l’aumento fin dal primo mese dell’anno, la normativa stabilisce che inizialmente per adeguare gli assegni viene utilizzato il tasso provvisorio. E laddove quello definitivo dovesse risultare più alto, allora in sede di conguaglio - che generalmente ha luogo a gennaio dell’anno successivo - viene riconosciuta la differenza per tutte le mensilità pregresse.

È quanto successo quest’anno ad esempio, poiché rispetto a un tasso di rivalutazione provvisorio del 7,3% ne è stato accertato uno definitivo dell’8,1%. Per questo motivo a dicembre (il governo Meloni ha anticipato il conguaglio di un mese) sugli assegni è stato riconosciuto lo 0,8% mancante.

A tal proposito, era curiosità dei pensionati scoprire se la rivalutazione del 5,4% sarebbe stata confermata oppure no. Ebbene, ci stiamo avvicinando alla risposta: nei giorni scorsi, infatti, l’Istat ha spiegato che secondo le stime preliminari per il 2023, in media i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del 5,7%.

Non siamo ancora al dato certo quindi, in quanto sono calcoli preliminari, ma difficilmente ci saranno variazioni. Possiamo dunque affermare con una certa sicurezza che il tasso di rivalutazione definitivo sarà più alto di quello provvisorio: la rivalutazione è da rifare e con il prossimo conguaglio ai pensionati spetteranno nuovi aumenti e arretrati.

Gli importi

Nel dettaglio, ecco una tabella che mette a confronto come il tasso d’inflazione provvisorio del 5,4% e quello definitivo che dovrebbe essere del 5,7% incidono sulla rivalutazione delle pensioni.

Ricordiamo, infatti, che per effetto delle decisioni prese dal governo Meloni, la percentuale piena si applica solo per gli assegni il cui importo non supera di 4 volte il trattamento minimo.

Fascia assegnoDa A Indice di perequazioneRivalutazione provvisoria Rivalutazione definitiva
Fino a quattro volte il trattamento minimo --- 2.271,76 euro 100% 5,4% 5,7%
Oltre 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo 2.271,76 euro* 2.839,70 euro 85% 4,59% 4,845%
Oltre 5 e fino a 6 volte il trattamento minimo 2.839,70 euro* 3.407,64 euro 53% 2,862% 3,021%
Oltre 6 e fino a 8 volte il trattamento minimo 3.407,64 euro* 4.453,52 euro 47% 2,538% 2,679%
Oltre 8 e fino a 10 volte il trattamento minimo 4.453,52 euro* 5.679,40 euro 37% 1,998% 2,109%
Oltre 10 volte il minimo 5.679,40 euro* - 22% 1,188% 1,254%

* Per le pensioni d’importo superiore alla soglia limite ma comunque inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante per la fascia precedente, l’aumento di rivalutazione è attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato.

Prendiamo come esempio una pensione di 1.000 euro: l’aumento a gennaio è stato di 54 euro, mentre in realtà - se il tasso d’inflazione preliminare dovesse essere confermato - doveva essere di 57 euro. In sede di conguaglio verranno riconosciuti quindi i 3 euro di arretrati per ogni mensilità del 2024, a fronte di un assegno di 39 euro lordi. Una pensione di 2.000 euro recupererà invece 6 euro, 78 euro di arretrati e così via.

Si tratta quindi di piccole somme, molto più basse rispetto a quelle risultate dal conguaglio di dicembre scorso.

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