Pensioni, ecco quanto prende chi ha lavorato 35 anni

Simone Micocci

18 Novembre 2025 - 09:41

Vai in pensione dopo 35 anni di lavoro. Ma quanto prendi di assegno? Ecco cosa dicono le regole di calcolo aggiornate.

Pensioni, ecco quanto prende chi ha lavorato 35 anni

Dopo 35 anni di duro lavoro è arrivato il momento di andare in pensione. Ma ti sei chiesto quanto prendi? Le regole che calcolano l’importo della pensione tengono conto anche degli anni di lavoro, o meglio dei contributi versati, pertanto più la carriera è lunga e maggiori possibilità ci sono di assicurarsi un assegno perlomeno dignitoso. Specialmente nel caso in cui anche gli stipendi percepiti siano sufficientemente alti.

Tuttavia c’è un fattore di cui tener conto: salvo casi particolari, la pensione sarà comunque più bassa rispetto all’ultimo stipendio percepito, per quanto poi ci siano regole più vantaggiose per quanto riguarda la trasformazione in netto visto che sull’assegno previdenziale non si applicano i contributi. Anche se il lordo della pensione è più basso rispetto allo stipendio, quindi, la differenza tra i due importi netti è più bassa.

Ma volendo è possibile farsi un’idea di quanto si prende di pensione dopo 35 anni di lavoro? Sì, per quanto comunque ci siano diversi fattori che incidono sull’importo dell’assegno previdenziale. Come anticipato, infatti, 35 anni di contributi è solo uno degli elementi che ci permette di effettuare il calcolo, dopodiché serve sapere qual è lo stipendio percepito in questi anni come pure di che periodo si sta parlando.

A tal proposito, in questa guida trovate le istruzioni utili a calcolare quanto spetta di pensione con 35 anni di contributi, così che coloro che si trovano in questa situazione possono farsi un’idea a riguardo.

Pensione con 35 anni di contributi: quale sistema di calcolo

Come anticipato, uno degli elementi più importanti quando si determina l’importo della pensione riguarda il periodo in cui è stata svolta l’attività lavorativa o, più in generale, sono stati versati i contributi. A seconda dei casi, infatti, si applica un diverso sistema di calcolo.

A tal proposito, nel caso in oggetto possiamo dedurre che tutti coloro che in questi anni andranno in pensione con 35 anni di pensione rientrano nel sistema di calcolo misto, quindi per una parte con il retributivo e per l’altra con il contributivo. D’altronde sono solamente 25 anni che si è passati dal retributivo al contributivo (esattamente dal 1° gennaio 1996), quindi è impossibile che oggi ci siano dei contributivi puri con 35 anni di contributi.

Dunque, per chi oggi va in pensione con 35 anni di contributi la pensione viene così calcolata:

  • la parte di contributi accreditata entro il 31 dicembre 1995 viene trasformata in pensione secondo le regole dettate dal retributivo;
  • la parte di contributi accreditata successivamente, quindi dopo il 1° gennaio 1996, viene trasformata in pensione applicando le regole del contributivo.

L’unica eccezione è rappresentata da coloro che alla data del 31 dicembre 1995 potevano vantare già 18 anni di contributi. Per questi, infatti, la pensione viene così calcolata:

  • sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011;
  • sistema contributivo dopo il 1° gennaio 2012.

Altra eccezione è rappresentata da coloro che accedono a Opzione Donna, Quota 103 o al computo presso la Gestione Separata: queste opzioni, infatti, comportano un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, anche per la parte che rientra nel retributivo.

Pensione con 35 anni di contributi, quanto si prende?

Una volta chiarito qual è il sistema di calcolo applicato, possiamo vedere alcuni esempi di quanto si prende di pensione con 35 anni di contributi. Come prima cosa è bene ricordare che trattandosi di un sistema di calcolo misto, l’assegno verrà diviso in due quote, appunto una calcolata con il retributivo e l’altra con il contributivo.

Nel dettaglio, nel primo caso si fa una media delle ultime retribuzioni percepite e ne viene riconosciuto un 2% (generalmente) per ogni anno di contributi.

Nel contributivo, invece, il meccanismo è più complicato: ogni anno di lavoro, in base alla retribuzione percepita, viene accantonata una quota di contributi (generalmente il 33% della Ral per i lavoratori dipendenti) che si va ad accumulare nel cosiddetto montante contributivo. Questo, rivalutato ogni anno, si trasforma in pensione tramite l’applicazione di un coefficiente di trasformazione che varia a seconda dell’età in cui si accede alla pensione. Ad esempio, per chi ci va a 67 anni, quindi ricorrendo alla pensione di vecchiaia, il coefficiente nel 2025 è pari al 5,608%.

Per capire bene quanto si prende di pensione facciamo un esempio prendendo in considerazione i seguenti dati:

  • Anni retributivo: 15;
  • Anni contributivo: 20;
  • Retribuzione annua (per semplificare ne terremo in considerazione come fosse una variabile costante nel tempo): 30.000 euro;
  • Età di accesso alla pensione: 67 anni.

Cominciamo dal calcolo della parte nel retributivo. Come anticipato, per questa quota di pensione spetta un 2% della Ral per ogni anno di contributi. Nel caso specifico, quindi, un 30%. Ciò significa che al momento del pensionamento si avrà diritto a 9.000 euro di pensione lorda annua, alla quale si aggiunge la parte maturata nel contributivo, così calcolata: per ogni anno di lavoro si matura un 33% di contributi, che accumulati per 20 anni in un montante contributivo, al netto di eventuali rivalutazioni, equivalgono a 198.000 euro. Applicando un coefficiente di trasformazione del 5,608% (per chi smette di lavorare a 67 anni), ne risulta una quota contributiva di pensione pari a circa 11.100 euro l’anno, per un totale quindi - aggiungendo la quota calcolata con il retributivo - di circa 20.000 euro annui di pensione, circa 1.600 euro lordi. .

Iscriviti a Money.it