Pensioni oggi: dopo il parere dell’Istat, il PD prova a intervenire sull’innalzamento dell’età pensionabile a 67 per placare sindacati e lavoratori anche in vista delle elezioni.
Pensioni oggi: con i sindacati sul piede di guerra contro l’innalzamento dell’età pensionabile, il Partito Democratico pensa a una soluzione last minute per cercare almeno di sospendere per qualche mese la decisione sull’aumento ai 67 anni dell’età pensionabile.
Con le elezioni che si avvicinano, le pensioni oggi sono un argomento più che spinoso per il governo visto che la tanto agognata riforma sembrerebbe scontentare un po’ tutti causa i pochi fondi a disposizione nella legge di Bilancio 2018.
Pensioni oggi: il PD si sveglia
Come ridestato d’incanto da un idilliaco sogno, sulle pensioni oggi si è svegliato anche il Partito Democratico che ha capito come, se non verranno presi provvedimenti subito, a partire dal 2019 gli italiani potranno lasciare il mondo del lavoro a 67 anni invece che a 66 anni e 7 mesi come accade adesso.
Un possibile stop all’avvio dell’automatismo, ideato dal governo Berlusconi e poi strutturato da quello Monti, non è presente nella prima bozza della riforma delle pensioni che verrà inglobata nella prossima manovra Finanziaria che arriverà in Parlamento la prossima settimana.
I dati forniti dall’Istat poi, giunti nel momento ideale per Palazzo Tesoro, parlano di un 2016 dove l’aspettativa di vita per gli italiani è ripresa a salire, assorbendo il calo invece dell’anno prima.
Nel triennio 2014-2016 quindi l’aspettativa di vita in Italia è aumentata di 5 mesi rispetto al 2013. Dati questi che fanno cadere la tesi principale dei sindacati contro l’innalzamento dell’età pensionabile, visto che lo consideravano illogico se i cittadini italiani di fatto non vivessero più a lungo come paventato ai tempi della riforma Fornero.
Musica questa per le orecchie di Padoan, ansioso di chiudere ogni discorso in merito all’età pensionabile visto che, un eventuale stop, porterebbe a un salasso non da poco per gli ancora traballanti conti pubblici statali.
I sindacati però continuano a ribadire la loro totale contrarietà all’innalzamento, con anche i lavoratori che sono più che scontenti per una riforma delle pensioni che a oggi sembrerebbe essere molto risicata nei contenuti.
Visti anche gli ultimi sondaggi elettorali che li danno in forte calo di consensi, soprattutto per la vicenda legata al Rosatellum-bis, in casa Partito Democratico deve essere suonato più di un campanello d’allarme pensando alle prossime elezioni.
Ecco dunque che di colpo quasi tutti i big del partito si sono scagliati contro l’aumento ai 67 anni, con il governo che quindi adesso starebbe cercando di trovare una proverbiale “pezza” per ricucire lo strappo con sindacati e lavoratori.
Soluzione in extremis?
Finora era stato il solo Cesare Damiano a ribadire a più riprese come andasse bloccato subito l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Adesso invece è tutto il Partito Democratico a cercare di correre ai ripari ma il tempo a disposizione è poco.
Dal ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina fino al coordinatore della segreteria del partito Lorenzo Guerini, passando anche per l’esponente della minoranza dem Gianni Cuperlo, è stata un’autentica ridda di dichiarazioni per chiedere di “ripensare alle regole”.
Sul tema delle pensioni è intervenuto anche il segretario Matteo Renzi, che auspica un congelamento di sei mesi della decisione finale visto che sarebbe una proposta di buon senso dove “Padoan non deve sborsare un centesimo”.
Un concetto questo in parte ribadito anche dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che spiega come “se si vuole discutere e confrontarsi sul merito di questo tema, il tempo c’è”, come se quasi un anno di trattativa con i sindacati invece non fosse stato sufficiente.
A questo punto la strategia del PD sembrerebbe essere più che chiara: sospendere per sei mesi la decisione finale sull’innalzamento con un emendamento ad hoc, così se ne riparlerà a giugno quando le elezioni saranno già passate.
Onde evitare quello che sarebbe un “suicidio elettorale”, meglio lasciare infatti la patata bollente delle pensioni in mano al prossimo governo che poi, fresco di nomina e con cinque anni ancora davanti, può con più tranquillità prendere provvedimenti impopolari.
Oltre al congelamento per sei mesi quindi sarebbe auspicabile anche un discorso nel merito della vicenda. Per stoppare l’innalzamento servono svariati miliardi, di conseguenza in questo periodo di “riflessione e confronto” dovrebbero uscire fuori soluzioni per trovare i fondi necessari, altrimenti meglio far mettere subito in pace l’anima agli italiani destinati in futuro ad andare in pensione in età sempre più avanzata.
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