Novità pensioni: età pensionabile a 67 anni, ecco la risposta dei sindacati

Non si è fatta attendere la risposta dei sindacati che, con una nota congiunta, hanno commentato le stime rese note dall’Istat sull’aspettativa di vita, che hanno confermato l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni.

Proprio sulla necessità di bloccare l’aumento dell’età per accedere alla pensione di vecchiaia, che dovrebbe a questo punto realizzarsi a partire dal 2019, si erano battute le parti sociali che nelle scorse settimane sono scese in piazza per fare pressioni sul Governo.

Pressioni che, a questo punto, difficilmente verranno recepite.

Dopo le dichiarazioni intervenute sull’argomento da parte della Ragioneria dello Stato e della Bankitalia, che avevano sottolineato come dal prossimo aumento dell’età pensionabile dipendesse anche la tenuta di tutto il sistema previdenziale, la conferma arrivata da Istat rende ormai quasi sicuro il prossimo aumento che dovrebbe partire dal 2019.

I sindacati però non ci stanno, e sono pronti a giocarsi tutte le carte a loro disposizione per chiedere al Governo la revisione del meccanismo dell’aspettativa di vita, pensando a un sistema che tenga conto di tutte le tipologie di lavoro. Non c’è alternativa alla quota 67?

Novità pensioni: sindacati su aumento età pensionabile a 67 anni "Non tutti i lavori sono uguali"

"Non tutti i lavori sono uguali", è con questa considerazione che i sindacati hanno deciso di rispondere al Governo, in merito a quanto trapelato tra le ultime novità sulle pensioni.

Le parti sociali, nello specifico, si riferiscono all’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, che potrebbe portare a conseguenze deleterie per i tanti lavoratori in attesa di pensione, anche a causa della mancata considerazione delle differenze insite tra i diversi lavori.

"L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita comporta conseguenze preoccupanti in un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50, e in cui sono ancora evidenti le ferite causate dall’aumento repentino dei requisiti pensionistici dovuto alla legge Monti-Fornero, che ha creato il drammatico fenomeno degli esodati”

scrivono in una nota congiunta i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil che, quindi, chiedono:

“il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita previsto per il 2019 e l’avvio del confronto per una modifica dell’attuale meccanismo per superare e differenziare le attuali forme di adeguamento, tenendo conto anche delle diversità nelle speranze di vita e nella gravosità dei lavori”.

I sindacati inoltre sottolineano come sia lecito nutrire qualche dubbio

"sull’assoluta esattezza delle stime fornite dall’Istat poiché in più di un’occasione l’Istituto ha rettificato misurazioni prodotte anche con notevoli oscillazioni, come nel caso del Pil lo scorso giugno”.

E a chi sostiene che il mancato aumento dell’età pensionabile a 67 anni potrebbe provocare problemi di tenuta dell’intero sistema previdenziale, le sigle sindacali ricordano come il requisito dei 67 anni si sarebbe dovuto raggiungere nel 2021 e come sia necessario anche ragionare sulla sostenibilità sociale della misura.

Novità pensioni: Cesare Damiano appoggia i sindacati

Dalla parte dei sindacati nella lotta per lo stop all’aumento dell’età pensionabile si trova il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, che ha pubblicato a tal proposito una nota sul suo blog:

"Si può rimandare il decreto che fissa a 67 anni l’età di pensione a giugno 2018, del resto l’adeguamento scatterebbe dal 2019. O si può dare corso a quanto scritto nel verbale con Cgil, Cisl e Uil, bloccando l’aspettava di vita anche per i lavoratori che accedono all’Ape sociale”.