Pensioni news, ecco chi potrà andarci a 61 anni di età e 35 anni di contributi

Simone Micocci

3 Agosto 2023 - 11:33

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Pensioni, nel 2024 ritorna Quota 96? Si potrà smettere di lavorare con 61 anni di età e 35 anni di contributi, ma solo a chi svolge alcune mansioni.

Pensioni news, ecco chi potrà andarci a 61 anni di età e 35 anni di contributi

Nelle discussioni sulla riforma delle pensioni spunta l’ipotesi di un ritorno di Quota 96 riservata ad alcune categorie. Una misura che veniva adottata prima della riforma Fornero - che l’ha poi sostituita con la pensione anticipata - e che per ironia della sorte potrebbe tornare proprio per renderla più flessibile.

Ma rispetto al passato, la “nuova” Quota 96 funzionerebbe in maniera differente e non solo perché il requisito anagrafico verrebbe leggermente rivisto ma anche perché la platea verrebbe limitata ai lavoratori cosiddetti fragili, ossia a coloro che vista la particolare gravosità delle mansioni svolte - nonché degli orari di lavoro - meritano di andare in pensione prima rispetto ad altri.

Rappresenterebbe così un’alternativa all’Ape sociale, ampliando così le possibilità per anticipare l’accesso alla pensione per coloro che svolgono determinate professioni. Ribadiamo che si tratta solamente di un’ipotesi visto che i tecnici del ministero stanno lavorando per ritagliare una proposta che sia anche sostenibile.

Per il momento possiamo quindi basarci sulle indiscrezioni circolate in questi mesi per capire a chi potrebbe essere riservata questa opzione e quali sono i requisiti per poterne usufruire.

Cos’è Quota 96

Come tutte le quote, anche Quota 96 prende il nome dal risultato che la somma tra età anagrafica e contributi deve dare per poter andare in pensione.

In questo caso specifico, Quota 96 fino a quando è rimasta in vigore consentiva l’accesso alla pensione al raggiungimento di una delle seguenti situazioni:

  • 60 anni di età e 36 anni di contributi;
  • 61 anni di età e 35 anni di contributi.

Per il 2024, invece, il governo starebbe prendendo in considerazione solamente la seconda ipotesi, consentendo il pensionamento con almeno 61 anni di età e almeno 35 anni di contributi. Ma non sarebbe l’unica differenza rispetto al passato: per ridurre il costo di una tale misura, infatti, si sta pensando di circoscriverne l’accesso ai soli gravosi o usuranti.

Chi potrebbe andare in pensione a 61 anni di età e 35 anni di contributi

Come anticipato, l’intenzione è di utilizzare Quota 96 per agevolare il pensionamento a coloro che appartengono alle categorie dei gravosi o degli usuranti.

Spesso confusi, è bene sottolineare la differenza tra queste due categorie, per le quali tra l’altro vi sono delle diverse opzioni di pensionamento. Nel dettaglio, per gli usuranti si fa riferimento all’articolo 1 del dlgs 67/2011, dove si considerano come tali le seguenti mansioni:

  • lavori in galleria, cava o miniera: mansioni svolte in sotterraneo con carattere di prevalenza e continuità;
  • lavori nelle cave: mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
  • lavori nelle gallerie: mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento con carattere di prevalenza e continuità;
  • lavori in cassoni ad aria compressa;
  • lavori svolti dai palombari;
  • lavori ad alte temperature: mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di 2 fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti ad operazioni di colata manuale;
  • lavorazione del vetro cavo: mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
  • lavori espletati in spazi ristretti: con carattere di prevalenza e continuità ed in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte continuativamente all’interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
  • lavori di asportazione dell’amianto: mansioni svolte con carattere di prevalenza e continuità.

Per poter beneficiare delle agevolazioni riconosciute agli usuranti, delle quali vi parleremo di seguito, è necessario che le suddette mansioni siano state svolte per almeno 7 anni negli ultimi 10, o comunque per la metà della vita lavorativa.
I lavori gravosi vengono invece indicati nella legge 232/2016 (la finanziaria 2017): qui ce ne sono 11 ma con la legge 205/2017 sono state aggiunte altre 4 attività.
Ad oggi, dunque, sono 15 le categorie dei cosiddetti gravosi:

  • operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia, della manutenzione degli edifici;
  • conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • conciatori di pelle e pellicce;
  • conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
  • conduttori di mezzi pesanti e camion;
  • personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzati in turni;
  • addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
  • facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
  • personale non qualificato addetto a servizi di pulizia;
  • operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
  • operai dell’agricoltura, zootecnia e pesca,
  • pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
  • siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature, non già ricompresi tra i lavori usuranti di cui al dlgs n. 67/2011;
  • marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini ed acque interne.

Per beneficiare delle seguenti agevolazioni è necessario che l’attività gravosa sia stata svolta per almeno 6 anni negli ultimi 7 o comunque per almeno 7 anni negli ultimi 10.

E le donne?

Ma attenzione alle donne, perché non è da escludere che anche le lavoratrici - indipendentemente dall’attività svolta - possano essere incluse nella platea della nuova Quota 96.

Questa, infatti, potrebbe essere utilizzata come alternativa a Opzione donna che invece non dovrebbe essere confermata, per permettere alle lavoratrici di anticipare l’accesso alla pensione di qualche anno. Ma tutto, come tra l’altro qualsiasi altra ipotesi di riforma, dipenderà dalle risorse a disposizione.

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