Pensioni news: niente stop ai 67 anni, ecco a che età smetteremo di lavorare in futuro

Alessandro Cipolla

06/10/2017

Pensioni news: nonostante lo sciopero proclamato dai sindacati non ci sarà lo stop ai 67 anni, ecco allora a che età in futuro potremo ritirarci dal mondo del lavoro.

Pensioni news: niente stop ai 67 anni, ecco a che età smetteremo di lavorare in futuro

Pensioni news: sempre più difficile che nella riforma possa trovare spazio lo stop all’innalzamento dell’età pensionabile in base al miglioramento delle aspettative di vita, con tutti i lavoratori che a questo punto si chiedono quando potranno ritirarsi dal mondo del lavoro.

Nonostante che i sindacati abbiano deciso di scendere in piazza il prossimo 14 ottobre per cercare di mettere pressione al governo sul tema, le rigide prese di posizione da parte di Bankitalia e Corte dei Conti, ma anche Inps e Confindustria sono contrari allo stop, sembrerebbero mettere la parola fine a ogni possibile trattativa.

Le ultime pensioni news infatti parlano di soldi che non ce ne sono per non attuare il progressivo aumento dell’età pensionabile previsto dalla riforma Fornero, con il governo che sarebbe costretto ad aumentare il debito pubblico per accontentare i sindacati, ipotesi questa al momento non praticabile.

Nella riforma delle pensioni quindi troveranno spazio la proroga dell’Ape Social e di Opzione Donna, provvedimenti a favore dei giovani, delle donne e di chi si è speso nei lavori di cura. Per lo stop all’innalzamento dell’età pensionabile invece le news che arrivano da Palazzo Tesoro non sono delle migliori.

Pensioni news: a che età smetteremo di lavorare?

Pensioni news non proprio positive per i lavoratori, che nei prossimi anni con molta probabilità vedranno a mano a mano aumentare sempre di più l’età necessaria per potersi ritirare dal mondo del lavoro.

La legge Fornero infatti, seguendo la via tracciata dal precedente governo Berlusconi, oltre al passaggio soltanto al modello contributivo ha per prima cosa unificato l’età per andare in pensione delle donne a quella degli uomini.

Dal 1 gennaio 2018 quindi per tutti l’età pensionabile sarà di 66 anni e 7 mesi. Ma il punto della discordia è quello che succederà a partire dal 2019, quando inizierà il progressivo innalzamento per adeguarsi al paventato miglioramento delle aspettative di vita.

Nel 2019 infatti si potrà andare in pensione a 67 anni, nel 2021 a 67 anni e 3 mesi con l’età pensionabile che poi aumenterà ogni due anni di due mesi. Vediamo allora nel dettaglio cosa succederà da qui fino al 2059.

  • 2018 - uomini e donne tutti a 66 anni e 7 mesi
  • 2019 - 67 anni
  • 2021 - 67 anni e 3 mesi
  • 2023 - 67 anni e 5 mesi
  • 2025 - 67 anni e 7 mesi
  • 2027 - 67 anni e 9 mesi
  • 2029 - 67 anni e 11 mesi
  • 2031 - 68 anni e 1 mese
  • 2033 - 68 anni e 3 mesi
  • 2035 - 68 anni e 5 mesi
  • 2037 - 68 anni e 7 mesi
  • 2039 - 68 anni e 9 mesi
  • 2041 - 68 anni e 11 mesi
  • 2043 - 69 anni e 1 mese
  • 2045 - 69 anni e 3 mesi
  • 2047 - 69 anni e 5 mesi
  • 2049 - 69 anni e 7 mesi
  • 2051 - 69 anni e 9 mesi
  • 2053 - 69 anni e 11 mesi
  • 2055 - 70 anni e 1 mese
  • 2057 - 70 anni e 3 mesi
  • 2059 - 70 anni e 5 mesi
  • 2061 - 70 anni e 7 mesi
  • 2063 - 70 anni e 9 mesi
  • 2065 - 70 anni e 11 mesi
  • 2067 - 71 anni e 1 mese
  • 2069 - 71 anni e 3 mesi

Una prospettiva questa che ha fatto infuriare i sindacati, che come hanno annusato il sentore che nella riforma delle pensioni non ci sarebbe stata nessuna news in merito a questo innalzamento, hanno all’unanimità deciso di scendere in piazza sabato 14 ottobre.

Trattativa ferma

Il ricorso alla mobilitazione generale da parte dei sindacati suona un po’ come l’ultima carta possibile da giocare. La controversia infatti sull’innalzamento si basa tutta sulla considerazione del miglioramento delle aspettative di vita.

Tutti gli step infatti di questo aumento dell’età pensionabile si basano sulle stime di allora riguardo l’aspettativa di vita in Italia, nazione dove si vive sempre più a lungo tanto da risultare nel 2014 tra i primi paesi in Europa e al mondo in questa speciale classifica.

I sindacati però contestano il fatto che negli ultimi anni gli indicatori dell’aspettativa di vita in Italia siano peggiorati e non migliorati, ragion per cui non esisterebbe più il motivo di fondo per applicare la tabella prevista dalla riforma Fornero datata dicembre 2011.

Il problema però è che al momento non ci sarebbero i soldi per stoppare l’innalzamento: si dovrebbero aumentare le tasse oppure ingigantire ancora di più il debito pubblico, due soluzioni al momento entrambe impraticabili.

Visto che stiamo entrando in clima di campagna elettorale, i sindacati proverano a usare la piazza come extrema ratio per cercare di convincere un governo che sarebbe anche disposto ad accogliere tutte le richieste, ma in questo momento è messo spalle al muro da chi gestisce i conti pubblici.

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