Pensioni, la legge Fornero è salva: niente riforma nel 2024

Simone Micocci

12 Aprile 2023 - 10:35

Niente cancellazione della legge Fornero, il governo difficilmente manterrà la promessa fatta: poche risorse per la legge di Bilancio 2024, si va verso la conferma di Quota 103.

Pensioni, la legge Fornero è salva: niente riforma nel 2024

La riforma delle pensioni nel 2024 è un miraggio: con l’approvazione del Def da parte del Consiglio dei ministri, infatti, viene confermata l’assenza di risorse da destinare alla revisione della legge Fornero.

Sembra concludersi, ancora prima di iniziare, l’iter che almeno nelle promesse del governo Meloni avrebbe dovuto portare alla definizione di una riforma delle pensioni con decorrenza da gennaio 2024. D’altronde, il fatto che il governo da settimane non rispondesse ai sindacati che a più riprese hanno richiesto una nuova convocazione, aveva già destato qualche sospetto: la conferma c’è stata appunto al termine del Consiglio dei ministri dell’11 aprile con il quale nell’approvare il Documento di economia e finanza per il triennio 2024-2026 ha confermato che il “tesoretto” da 3 miliardi di euro sarà destinato al potenziamento degli sgravi contributivi in busta paga, con l’obiettivo di ridurre ancora il cuneo fiscale e aumentare gli stipendi netti a parità di lordo. Con la legge di Bilancio 2024, invece, ci si concentrerà su misure volte ad alleggerire il carico fiscale.

Che la riforma delle pensioni non fosse una priorità del governo era già noto da tempo e la mancanza di risorse di certo non ha aiutato. D’altronde, come spiegato da Palazzo Chigi, serve un atteggiamento prudente visto che il quadro economico-finanziario è ancora incerto e rischioso, in quanto bisogna tener conto di tutte quelle situazioni di rischio che potrebbero portare a una revisione delle stime: dalla guerra in Ucraina al rialzo dei tassi d’interesse, fino all’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale.

Legge di Bilancio 2024, appena 4 miliardi di euro a disposizione

Con la prossima manovra di Bilancio il governo Meloni avrà risorse limitate di cui disporre: appena 4 miliardi di euro secondo quanto emerge dal Def, soldi che saranno destinati ad alleggerire il carico fiscale rivedendo le aliquote Irpef e portando gli scaglioni da quattro a tre.

Per aumentare le risorse a disposizione ci sono due ipotesi: chiedere all’Unione europea di poter sforare la soglia del 3,7% di deficit, che tuttavia sembra essere una soluzione di difficile attuazione vista l’imminente entrata in vigore del nuovo patto di stabilità, oppure effettuare dei tagli alla spesa pubblica.

C’è poi una terza possibilità, ossia che il quadro economico migliori così da poter disporre di ulteriori risorse che verranno certificate dalla nota di aggiornamento al Def che verrà approvata alla fine dell’estate.

Ad oggi, con le risorse attuali, ci aspetta una legge di Bilancio in cui il governo Meloni dovrà rinunciare a molte delle promesse fatte, una su tutte quella che riguarda il superamento della legge Fornero attraverso una revisione strutturale del sistema pensionistico italiano.

Cosa ne sarà della riforma delle pensioni?

Anche se il governo Meloni dovesse riuscire a recuperare ulteriori risorse per la legge di Bilancio 2023, non disporrà di un sufficiente tesoretto per rivedere a tal punto il sistema pensionistico da poter dire di aver cancellato la legge Fornero.

Basti pensare, infatti, che solamente per l’estensione di Quota 41, così da permettere a tutti di accedere alla pensione anticipata con 41 anni di contributi, servirebbero dai 4 ai 5 miliardi di euro, l’equivalente quindi di quanto attualmente a disposizione per tutta la manovra. E per cancellare tutta la Fornero servirebbero fino a 10 miliardi di euro, soldi di cui difficilmente il governo disporrà da qui alla fine della legislatura.

Ecco quindi che anche per il 2024 si fanno strada delle soluzioni tampone: la più quotata riguarda la conferma di Quota 103, costata circa 2 miliardi di euro (0,57 miliardi nel 2023, 1,2 nel 2024 e 0,4 nel 2025). Ancora per un anno, quindi, sarebbe possibile accedere alla pensione con 41 anni di contributi, a patto di aver compiuto almeno i 62 anni di età: di fatto, con la proroga per altri 12 mesi, verrebbero inclusi nella platea di coloro che possono accedere alla pensione con Quota 103 anche i nati nel 1962.

Per il resto bisognerà aspettarsi interventi minori: difficile un ritorno al passato per Opzione donna, mentre la rivalutazione dovrebbe essere “ridotta” come stato nel 2023. C’è poi l’incognita pensioni minime, per le quali nel 2024 la rivalutazione straordinaria salirà dall’1,5% al 2,7%; per il momento, però, l’aumento fino a 600 euro (con rivalutazione del 6,40%) per gli over 75 è confermato solamente per il 2023, quindi servirà una nuova immissione di risorse per prevederlo anche nel prossimo anno.

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