Pensioni, fissati nuovi incontri per la riforma: si parlerà del ritorno della legge Fornero

Simone Micocci

10 Luglio 2023 - 09:43

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Riforma delle pensioni, la svolta che non c’è: programmati nuovi incontri con i sindacati, ma rischiano di essere inutili. L’unica certezza oggi è la legge Fornero.

Pensioni, fissati nuovi incontri per la riforma: si parlerà del ritorno della legge Fornero

Il confronto tra sindacati e governo per discutere della riforma delle pensioni che verrà va avanti senza sosta: in queste ore, infatti, sono stati programmati dei nuovi tavoli tecnici - due a luglio e due a settembre - in cui si proverà a definire un accordo per la riforma. In particolare, si discuterà di flessibilità in uscita, di mansioni gravose (con la possibilità di estendere la platea di chi accede all’Ape sociale), di donne (con Opzione donna che dovrà essere completamente rivista). E ancora: giovani - con la possibilità di un assegno di garanzia - e di previdenza complementare.

Il problema, come più volte lamentato dai sindacati, è che senza sapere quante risorse saranno a disposizione è complicato pensare a una soluzione, specialmente per il breve periodo. I prossimi incontri, quindi, rischiano di essere una perdita di tempo e difficilmente si arriverà a un accordo che impedisca il ritorno integrale della legge Fornero, almeno non prima del via libera alla nota di aggiornamento al Def, atteso per la fine di settembre, quando verrà chiarito l’ammontare delle risorse a disposizione per la riforma.

Pensioni, i sindacati voltano le spalle al governo

L’ultimo incontro tra sindacati e governo, andato in scena il 26 giugno, ha dimostrato che fino a quando non verrà chiarito il tema delle risorse sarà impossibile arrivare a un accordo per le pensioni.

Per questo motivo le parti sociali sono scettiche riguardo ai nuovi incontri programmati dal governo. In particolare cominciano a essere ostili al governo Cgil e Uil, mentre Cisl sembra ancora tendere la mano all’Esecutivo.

Anche perché i prossimi incontri non saranno con il governo, bensì con l’Osservatorio istituito dal governo Meloni con il compito di analizzare costi e problemi del sistema pensionistico italiano così da individuare una soluzione che accontenti tutti.

Il problema è che - come lamentato da Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil con delega alle pensioni - all’incontro saranno presenti “almeno 30 persone”, compresi i datori di lavoro (visto che bisognerà discutere del contratto di espansione e di altre misure di prepensionamento), il che significa che “parleremo sì e no un minuto a testa”.

Ghiglione, pur assicurando che Cgil sarà presente a tutti gli incontri programmati, ritiene che si tratti di una mossa del governo per dilatare i tempi della riforma. E ciò non fa ben sperare per il futuro: meno tempo a disposizione per elaborare un modo per evitare il ritorno della legge Fornero, vuol dire che difficilmente si potrà arrivare a un accordo condiviso con le parti sociali (che ricordiamo chiedono un’uscita flessibile a 62 anni di età o al massimo a 41 anni di contributi).

Tanti dubbi, una sola certezza: la legge Fornero

Alla vigilia degli incontri tra sindacati e Osservatorio, che come visto sopra difficilmente saranno risolutori, l’unica certezza sembra essere il mantenimento dei requisiti per il pensionamento fissati dalla legge Fornero.

D’altronde, per il 2024 è stimata una spesa di 341 miliardi per le pensioni, il 16,2% del Pil; voce in cui è compresa l’assistenzialismo ed è proprio su questo aspetto che il governo vuole puntare per recuperare risorse per la riforma.

All’Osservatorio, infatti, è stato dato il compito di valutare la fattibilità della separazione tra spesa previdenziale e spesa assistenziale, così da capire quanto effettivamente spendiamo - e potremmo spendere - per le pensioni.

In ogni caso, qualunque sarà la risposta, alla legge Fornero non potremo rinunciare: ecco perché anche nel 2024 si andrà in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) o al massimo con 42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne (pensione di vecchiaia). E la sensazione è che Quota 41 resisterà solamente per i precoci, senza alcuna possibilità di estensione.

I dubbi riguardano tutte quelle misure che agiscono nel contorno della legge Fornero, contribuendo a renderla maggiormente flessibile: l’Ape sociale, Opzione donna e Quota 103, tutte in scadenza a fine anno ma che in un modo o in un altro dovrebbero essere rinnovate per almeno altri 12 mesi. E ancora le forme di prepensionamento, scaricando sulle aziende il costo necessario per far sì che i lavoratori possano andare in pensione con largo anticipo, fino a 7 anni prima.

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