Pensioni, se compi 67 anni a breve devi saperlo assolutamente. Preparati al peggio

Simone Micocci

18 Giugno 2025 - 12:30

Compi 67 anni a breve? Per andare in pensione potrebbe non bastare più. E l’assegno rischia di abbassarsi.

Pensioni, se compi 67 anni a breve devi saperlo assolutamente. Preparati al peggio

Possono cambiare i requisiti per la pensione di vecchiaia, l’opzione più utilizzata per il collocamento in quiescenza il cui diritto si matura all’età di 67 anni e con 20 anni di contribuzione. Ecco perché se compi 67 anni a breve, devi sapere assolutamente cosa può succedere in quanto all’orizzonte ci sono novità che possono incidere sia sull’età pensionabile che sul calcolo dell’assegno.

Al netto di quelle che possono essere le decisioni prese dal governo in merito alla riforma delle pensioni, che ad esempio il prossimo anno potrebbe prevedere la fine di Quota 103 e di Opzione Donna a vantaggio di una Quota 41 flessibile, per i prossimi anni è in programma un cambio delle regole per la pensione di vecchiaia che andrà a svantaggio di chi prossimamente compirà i 67 anni di età.

Uno scenario che tra l’altro è destinato a peggiorare nei prossimi anni, tanto che da tempo si riflette sulla necessità di discutere di una pensione di garanzia. Un tema, questo, che venne affrontato da Giorgia Meloni nel discorso in cui chiese la fiducia in Parlamento, salvo non fare dei passi avanti concreti in questa direzione.

A tal proposito, ecco tutto quello che devi sapere se compi 67 anni nel breve periodo e quindi conti di andare in pensione. Perché solo così puoi essere preparato al peggio.

67 anni possono non bastare per andare in pensione

Oggi per accedere alla pensione di vecchiaia serve avere, come già anticipato, 67 anni di età e 20 anni di contributi. Inoltre, per chi ha la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo, quindi per chi non ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995, esiste un terzo requisito, di tipo economico: l’importo della pensione maturata deve essere almeno pari al valore aggiornato dell’Assegno sociale, pari a 538,68 euro nel 2025.

Senza raggiungere questo importo minimo di pensione non si può smettere di lavorare a 67 anni e bisogna attendere fino al compimento di 71 (accedendo così all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia). O altrimenti bisogna continuare a lavorare e sperare che versando più contributi, e beneficiando di un coefficiente di trasformazione del montante contributivo più vantaggioso, si possa arrivare alla soglia minima anche prima dei 71 anni.

Il problema è che nei prossimi anni questo valore aumenterà progressivamente in quanto soggetto a rivalutazione sulla base dell’inflazione. Ad esempio, secondo le stime per il 2026, il prossimo anno la soglia minima da raggiungere potrebbe arrivare a 550 euro circa, 7.150 euro l’anno. E come vedremo di seguito, nel frattempo c’è il rischio di un peggioramento delle regole di calcolo dell’assegno.

Eccetto l’aumento del valore da raggiungere per i contributivi puri che vogliono accedere alla pensione di vecchiaia, per il 2026 non sono attese altre novità per la pensione di vecchiaia. A meno che il governo non intervenga con la prossima legge di Bilancio.

Discorso differente, invece, per il 2027 quando neppure 67 anni saranno più sufficienti per smettere di lavorare. Serviranno 3 mesi in più visto l’adeguamento con le speranze di vita in programma nel biennio 2027-2028 che comporterà un aumento generale dell’età pensionabile. Il governo ha promesso che farà in modo di bloccarlo, ma per il momento non ci sono passi in avanti in questa direzione.

Ecco perché bisogna prepararsi al peggio e mettere in conto che potrebbe accadere di dover lavorare per 3 mesi in più. E non solo, perché al tempo stesso bisognerà accontentarsi anche di un assegno più basso, con il rischio di non raggiungere neppure la soglia minima richiesta ai contributivi puri.

Pensione più bassa per chi ci va a 67 anni

La parte di pensione calcolata con il contributivo, quindi quella che riferisce ai periodi successivi al 1996 (oppure al 2012 per coloro che entro il 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contributi), prevede che sul montante contributivo venga applicato un coefficiente di trasformazione.

È così che i contributi versati si trasformano in importo di pensione. A tal proposito, i coefficienti di trasformazione avvantaggiano chi smette di lavorare più tardi: andare in pensione a 67 anni premia rispetto a farlo, ad esempio, ricorrendo alla pensione anticipata, ci va a 62 o 63 anni.

La cattiva notizia è che i coefficienti di trasformazione applicati oggi - che già sono più bassi rispetto a quelli del biennio 2023-2024 - cambieranno nel 2027. Non solo quindi si andrà in pensione più tardi a causa dell’aumento delle speranze di vita: anche i criteri per il calcolo dell’assegno saranno più sfavorevoli rispetto a oggi. Il che ovviamente rappresenta un problema: non solo perché a parità di contributi si avrà una rendita più bassa, ma anche per le maggiori difficoltà, per i contributivi puri, di arrivare alla soglia minima richiesta.

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