Pensioni, l’Agenzia delle Entrate lancia un importante avvertimento

Simone Micocci

9 Maggio 2025 - 09:38

L’Agenzia delle Entrate spiega quando un titolare di pensione deve fare la dichiarazione dei redditi. Ecco cosa è importante sapere.

Pensioni, l’Agenzia delle Entrate lancia un importante avvertimento

Chi prende la pensione deve fare la dichiarazione dei redditi? A rispondere è l’Agenzia delle Entrate che ha lanciato un importante avvertimento utile a chiarire quando l’invio della dichiarazione è obbligatorio anche per i pensionati, facendo una distinzione con quando invece è solamente consigliato.

Con l’avvio della campagna fiscale - ricordiamo che il modello precompilato del 730/2025 è già online e che dal 15 maggio prossimo si potrà procedere con eventuali modifiche e l’invio - si rinnova un importante dubbio tra i contribuenti: devono necessariamente presentare la dichiarazione dei redditi? Come anticipato, la risposta a questa domanda non è comune a tutti: ci sono infatti persone che hanno l’obbligo di farlo - e in caso contrario vengono sanzionati - e altri che invece possono scegliere liberamente una volta valutata la convenienza.

Ciò vale anche per i titolari di pensione, in quali sono in alcuni casi sono obbligati a effettuare questo passaggio. Ma quando? La guida dell’Agenzia delle Entrate lo spiega chiaramente, distinguendo tra pensionati obbligati e quelli che invece sono esonerati.

Facciamo chiarezza a riguardo, un passaggio necessario in quanto è importante ricordare che non presentare la dichiarazione dei redditi se si è obbligati comporta l’applicazione di una sanzione con conseguenze sia sul piano amministrativo che, in determinati casi, penale.

Quali pensionati devono fare la dichiarazione dei redditi

Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, il contribuente è tenuto, o meglio obbligato, a presentare la dichiarazione quando ha percepito un reddito nel corso dell’anno precedente (nel 2024 quindi in questo caso) e non rientra tra le case di esonero.

Più nel dettaglio, sono esonerati coloro che hanno percepito esclusivamente redditi da abitazione principale o altri fabbricati non locati (esenti Imu), o da lavoro dipendente e da pensione se corrisposti da un unico sostituto d’imposta. Lo stesso vale per i soli percettori di redditi soggetti a imposta sostitutiva - come nel caso degli interessi sui Bot - con l’esclusione di cedolare secca o di redditi soggetti a ritenuta alla fonte (vedi ad esempio gli interesse percepiti sui conti correnti).

La presenza di più d’uno di questi redditi, invece, obbliga il contribuente a inviare la dichiarazione dei redditi.

Prendiamo come esempio una persona che è solamente titolare di pensione e non ha altri redditi: questa non ha l’obbligo di inviare la dichiarazione. Discorso differente invece per chi nel frattempo è titolare di pensione e ad esempio guadagna anche con gli affitti di alcuni suoi immobili. In questo caso ha l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate il prospetto di quanto ha guadagnato e quante tasse ha già versato nell’ultimo periodo d’imposta, così che questa possa effettuare un ricalcolo. In qualità di sostituto d’imposta, infatti, l’Inps ha calcolato le ritenute Irpef sulla base delle informazioni reddituali a propria disposizione, non tenendo quindi conto di altre entrate extra. Di conseguenza c’è il rischio che le imposte complessivamente versate siano state inferiori rispetto a quelle dovute, ragion per cui con la dichiarazione dei redditi viene effettuato un controllo necessario ai fini di un corretto ricalcolo.

E attenzione, perché in alcuni casi anche i titolari di un unico reddito - come la pensione - sono comunque obbligati a effettuare questo passaggio: è il caso, ad esempio, di quando le addizionali regionali e comunali non sono state trattenute dal sostituto d’imposta, oppure lo siano state in misura inferiore a quella dovuta. Così come la dichiarazione va presentata quando sono stati percepiti esclusivamente redditi che derivano dalla locazione di fabbricati per i quali si è optato per la cedolare secca.

Ovviamente, come anticipato, non essere obbligati non significa che non si possa comunque inviare la dichiarazione dei redditi (per i pensionati è consigliato utilizzare il modello 730/2025 indicando l’Inps come sostituto d’imposta): anche in caso di esonero, infatti, questo strumento è utile per dichiarare eventuali spese sostenute e fruire delle detrazioni che riducono l’imposta, o anche solo per chiedere rimborsi relativi a crediti o eccedenze di versamento che derivano dalle dichiarazioni degli anni scorsi, oppure dagli acconti già versati nel corso del 2024.

Cosa rischia chi non invia la dichiarazione dei redditi (se obbligato)?

Abbiamo definito questo avvertimento come “molto importante”, ed effettivamente è così. È bene infatti essere informati a riguardo in quanto chi è obbligato a inviare la dichiarazione rischia una sanzione molto severa se non lo fa entro la scadenza (fissata al 30 settembre per il modello 730/2025, al 31 ottobre per il modello Redditi Pf).

Nel dettaglio, laddove non ci siano comunque imposte da pagare si rischia solamente una multa che va da un minimo di 250 a un massimo di 1.000 euro.

Discorso differente, invece, nel caso in cui dal conguaglio fiscale ne risulti un debito: la sanzione amministrativa va da un minimo del 120% (con un importo che in ogni caso non può essere inferiore a 250 euro) a un massimo del 240% delle imposte dovute. Ad esempio, se il conguaglio restituisce un debito di 1.000 euro, la sanzione possibile va da 1.200 a 2.400 euro.

E attenzione, perché qualora l’imposta dovuta risulti superiore a 50.000 euro scatta il reato di evasione, con conseguenze anche sul piano penale: si va da 1 a 4 anni di carcere, per quanto comunque sia possibile evitare un tale risvolto nel caso in cui prima del processo si proceda al saldo di tutto l’importo dovuto, comprensivo di tasse, sanzioni e interessi.

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