Vuoi andare in pensione a 60 anni o prima? Ecco quali sono le misure che te lo consentono tanto oggi quanto nel 2025.
Nei giorni scorsi da un sondaggio di Money.it è risultato che la maggior parte degli italiani ritiene che 60 anni sia l’età ideale per andare in pensione. A tal proposito è bene sapere che tanto nel 2024 quanto nel 2025 si può andare in pensione a 60 anni a patto di soddisfare alcuni requisiti.
In particolare possono andare in pensione con ben 7 anni di anticipo rispetto a quanto stabilito dalla pensione di vecchiaia coloro che hanno iniziato a lavorare da molto giovani e hanno avuto una lunga carriera, come pure chi per problemi di salute non è più nella condizione di poter lavorare.
E come vedremo in questo articolo, per le donne è leggermente più semplice smettere di lavorare a 60 anni (o volendo anche prima), in quanto per alcune misure ci sono dei requisiti più favorevoli. Va detto, però, che secondo i dati le donne hanno anche maggiori difficoltà a maturare dei lunghi periodi contributivi, in quanto tra maternità e lavori di cura hanno spesso dei vuoti contributivi che impediscono, ad esempio, il raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata.
Vediamo dunque come fare per andare in pensione a 60 anni sia oggi che nel 2025 (dal momento che come ufficializzato dall’Istat non ci sarà l’aumento dell’età pensionabile per effetto dell’adeguamento delle speranze di vita). Informazioni che volendo potete approfondire nel corso “Pianificare la pensione” realizzato dai nostri esperti.
Pensione anticipata a 60 anni
Con il decreto 4/2019 sono stati salvaguardati i requisiti necessari per la pensione anticipata, per la quale non c’è stato l’adeguamento con le aspettative di vita che avrebbe comportato un incremento di cinque mesi del requisito contributivo.
Anche nel 2024, quindi, per accedere alla pensione anticipata - per la quale non è richiesta alcuna età minima - bisogna aver maturato:
- 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne.
Vedendo questi requisiti è ovvio che è molto difficile accedere alla pensione a 60 anni ricorrendo a questa misura; tuttavia, in alcuni casi è possibile.
Pensate ad esempio a una persona che ha cominciato a lavorare già prima della maggiore età, ad esempio a 17 anni. Qualora questa abbia mantenuto una carriera lavorativa senza interruzioni, avrà maturato il requisito contributivo richiesto per l’accesso alla pensione all’età di 59 anni e 10 mesi.
Nel caso in cui si tratti di una donna, invece, il requisito contributivo verrebbe raggiunto molto prima del compimento dei 59 anni, con la lavoratrice che potrebbe andare in pensione all’età di 58 anni e 10 mesi.
È bene ricordare, però, che per la pensione anticipata dal 1° gennaio 2019 è stata introdotta una finestra mobile trimestrale che ritarda di tre mesi la decorrenza dell’assegno. Il primo cedolino, quindi, arriverà tre mesi dopo il raggiungimento del diritto alla pensione.
I requisiti per la pensione anticipata non cambiano nel 2025.
Pensione a 60 anni con Quota 41
Per i lavoratori precoci, ossia per coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contribuzione prima del compimento dei 19 anni di età, c’è un’altra strada possibile per andare in pensione prima del 60° anno di età.
Si tratta di Quota 41 con la quale il diritto alla pensione si matura, indipendentemente dall’età anagrafica, al raggiungimento di 41 anni di contribuzione.
Per capire meglio riprendiamo l’esempio precedente, ossia quello del lavoratore che ha iniziato a lavorare all’età di 17 anni. Grazie a Quota 41 questo potrebbe accedere alla pensione prima rispetto a quanto previsto con la pensione anticipata: il collocamento in quiescenza, infatti, avverrebbe già all’età di 58 anni.
Tuttavia è bene ricordare che non tutti i lavoratori precoci possono ricorrere a Quota 41. Oltre a dover dimostrare di aver maturato 12 mesi di contributi prima dei 19 anni, infatti, il lavoratore deve appartenere a uno dei seguenti profili di tutela:
- disoccupato da almeno 12 mesi;
- invalido almeno al 74%;
- caregiver (colui che assiste familiari affetti da grave disabilità);
- lavoratore usurante o gravoso.
Inoltre, per poter andare in pensione con Quota 41 bisogna avere almeno una parte di pensione calcolata con il retributivo. Ne sono esclusi, quindi, coloro che non hanno contributi accreditati entro il 31 dicembre 1995 o coloro che optano per il computo nella Gestione separata.
Anche per questa misura è da segnalare una finestra mobile trimestrale introdotta con l’ultima riforma delle pensioni (con la quale però è stato evitato l’incremento di 5 mesi del requisito contributivo per accedere a Quota 41).
Pensione prima dei 60 anni per chi è invalido
Coloro che sono invalidi, con una capacità lavorativa ridotta di almeno l’80%, possono accedere alla pensione con largo anticipo a patto di aver raggiunto almeno 20 anni di contributi.
Va detto che per gli uomini non vi è proprio la possibilità di andare in pensione a 60 anni: bisognerà aspettare un anno, in quanto il diritto alla pensione si acquisisce al compimento dei 61 anni.
Discorso differente per le donne: queste possono andarci abbondantemente prima, in quanto per coloro che hanno un’invalidità riconosciuta di almeno l’80% e 20 anni di contributi il diritto alla pensione scatta a 56 anni.
Per i non vedenti, invece, il requisito anagrafico si riduce a 56 anni per gli uomini e a 51 anni per le donne, con soli 10 anni di contributi richiesti. Questo per chi è iscritto alla gestione privata, mentre per i lavoratori autonomi il requisito anagrafico sale a 61 e 56 anni (come per gli invalidi all’80%) ma sempre con 10 anni di contributi.
Pensione anticipata casalinghe
Dall’1 gennaio 1997 presso l’Inps è stato istituito il Fondo Casalinghe e Casalinghi, il quale si rivolge a quelle persone che svolgono lavori di cura non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari.
L’iscrizione ha un costo minimo di 25,82 euro al mese, poco meno di 310 euro l’anno; tuttavia, per far sì che venga riconosciuta una pensione d’importo dignitoso sarebbe opportuno aumentare l’investimento, altrimenti si rischia di maturare un assegno di qualche centinaia di euro che neppure può godere dell’integrazione al trattamento minimo visto che ricade interamente nel regime di calcolo contributivo.
Per gli iscritti a tale fondo il diritto alla pensione si raggiunge già all’età di 57 anni, a patto che risultino versati almeno 5 anni di contributi. Tuttavia, è richiesta un’ulteriore condizione: l’assegno maturato deve essere pari a quello dell’assegno sociale maggiorato del 20%, ossia deve risultare maggiore di 649,29 euro stando ai valori del 2024. Tale requisito non è richiesto quando l’accesso alla pensione avviene dopo i 65 anni.
Andare in pensione a 60 anni con il consenso del datore di lavoro
Ci sono poi diverse soluzioni che consentono di andare in pensione a circa 60 anni di età con il supporto del datore di lavoro. Sicuramente lo strumento più importante è quello conosciuto come isopensione (prorogato fino al 2026), con il quale il datore di lavoro si fa carico dei costi necessari per far sì che uno o più dipendenti possano cessare di lavorare 7 anni prima dal raggiungimento dei requisiti per la pensione, strumento utile per quelle aziende che hanno personale in esubero o semplicemente vogliono provvedere a un ricambio generazionale.
Ma ci sono anche soluzioni che per quanto più articolate sono più economiche per il datore di lavoro. Ne è un esempio il “trucco” con cui dopo il licenziamento e un periodo di disoccupazione si accede all’Ape sociale, misura che accompagna il lavoratore negli anni che lo separano dalla pensione.
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