La BCE ha espresso un parere in merito alla proposta del partito della premier Meloni di trasferire la proprietà dell’oro da Bankitalia al popolo italiano.
La BCE ha invitato le autorità italiane, praticamente i partiti della maggioranza e il governo Meloni, a riconsiderare l’emendamento a firma di Fratelli di Italia e ammesso alla legge di bilancio 2026, che chiede di trasferire la proprietà dell’oro presente nei forzieri di Bankitalia direttamente nelle mani degli italiani. È quanto emerge dalla lettera che la Banca centrale europea ha inviato al MEF, il cui contenuto è stato anticipato dal quotidiano Il Corriere della Sera.
Così si legge nella missiva, che contiene il parere della Banca centrale europea sull’emendamento alla manovra Meloni che è stato presentato da FdI, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Non è chiaro alla BCE quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione. Per questo motivo, e in assenza di spiegazioni in merito alla finalità della proposta di disposizione, le Autorità italiane sono invitate a riconsiderare la proposta di disposizione, anche al fine di preservare l’esercizio indipendente dei compiti fondamentali connessi al SEBC della Banca d’Italia ai sensi del Trattato”.
Il parere della BCE su emendamento oro di Bankitalia al popolo italiano, la lettera al MEF
A conferma delle indiscrezioni che sono state rilasciate negli ultimi giorni, lo slogan oro alla Patria, o meglio oro di Bankitalia alla Patria, messo ora nero su bianco in un emendamento alla manovra di Meloni, ha fatto scattare sull’attenti l’Eurotower.
Con il suo parere, la BCE ha messo in evidenza la necessità di tutelare soprattutto l’indipendenza delle aurtorità, nel caso specifico di Bankitalia.
Nel riportare il contenuto della lettera inviata dalla BCE al MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti, l’agenzia di stampa Reuters ha ricordato che Bankitalia, istituzione pubblica indipendente, detiene la terza quantità di riserve auree più imponente al mondo, dietro quelle di Stati Uniti e Germania, aggiungendo che quelle 2.452 tonnellate d’oro valgono 300 miliardi di dollari circa, il 13% circa del PIL dell’Italia.
Nel parere, che porta la firma della presidente Christine Lagarde, la BCE spiega di essersi espressa sul dossier oro alla Patria dopo avere ricevuto due richieste di commento dallo stesso Tesoro italiano, dunque dal dicastero guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti.
La prima richiesta è stata presentata il 28 novembre scorso, mentre la seconda è stata inoltrata l’altroieri, lunedì 1° dicembre.
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Il monito della BCE all’Italia di Meloni, nessuno prenderà istruzioni da qualsiasi governo di uno Stato membro
La BCE non ha risparmiato all’Italia di Meloni alcuni moniti, avendo cura di precisare che, “laddove si abbia il compito di detenere e gestire le riserve auree, né la BCE, né alcuna banca centrale di una nazione inclusa la Banca d’Italia, né qualsiasi esponente degli organi deputati a prendere decisioni, chiederà o prenderà istruzioni da qualsiasi governo di uno Stato membro ”.
Francoforte ha avvertito inoltre che qualsiasi trasferimento di oro o di riserve dal bilancio di Bankitalia andrebbe a violare il divieto, imposto alle banche centrale, di finanziare il settore pubblico.
In realtà, il partito di Meloni ha già abbassato i toni, modificando in parte il contenuto dell’emendamento, laddove ha rimosso il riferimento alla parola Stato, e proprio al fine di schivare le critiche della BCE.
Nella versione originale dell’emendamento si leggeva infatti che “le riserve auree, gestite e detenute dalla Banca d’Italia, appartengono allo Stato, per conto del popolo italiano ”.
Nella lettera alla missiva, la BCE ha aggiunto che le autorità italiane dovrebbero a questo punto consultarsi con la Banca d’Italia, nel caso in cui volessero portare avanti il loro piano.
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La reazione di Fratelli d’Italia, sorprendere l’allarmismo. Oro al popolo è in principio normale
Ripetuti sono stati gli attenti lanciati in queste ultime settimane sulla proposta di Fratelli d’Italia, tesa a definire che la proprietà dell’oro custodito da Bankitalia è dei cittadini italiani.
Immediata intanto è stata la reazione alla lettera della BCE del partito di Giorgia Meloni. In particolare il deputato di FdI Francesco Filini, responsabile nazionale del programma, ha scritto in una nota che “ sorprende l’allarmismo nato intorno all’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in Senato alla legge di Bilancio, che ribadisce un principio normale e cioè che le riserve auree sono di proprietà del popolo italiano”.
Filini ha continuato, facendo notare che “qualcuno, infatti, in relazione a questa misura, intravede l’eventualità che sia messa in discussione l’indipendenza della Banca d’Italia o addirittura un’improbabile violazione dei trattati europei. Se così fosse, allora, anche la Banca Centrale francese dovrebbe trovarsi nella stessa situazione perché il Codice monetario e finanziario francese stabilisce esplicitamente all’articolo 141-2 che la Banca francese ha la missione di detenere e gestire le riserve in oro dello Stato”.
Il deputato ha così blindato l’emendamento del partito con queste parole:
“Si fa quindi fatica a comprendere la polemica, ma soprattutto non si capisce se c’è qualcuno che in Italia o in Europa sostenga che l’oro detenuto nella Banca d’Italia non sia di proprietà degli italiani. L’emendamento di FdI è chiaro, non mette in alcun modo in discussione l’autonomia della Banca d’Italia, al pari della stessa normativa francese che infatti non è mai stata intesa come lesiva dell’autonomia della Banca francese”.
Detto questo, lo stesso partito di Giorgia Meloni ha provveduto nei giorni scorsi a riformulare l’emendamento alla manovra, che vede come primo firmatario capogruppo Lucio Malan.
Il carattere dell’emendamento è diventato interpretativo, indicando che la disposizione “si interpreta nel senso che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono al Popolo Italiano ”.
Anche così, ha sottolineato Malan, l’emendamento rimane oggetto di istruttoria della BCE.
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