Mercati azionari ancora deboli. Sarà la Fed ad innescare le vendite?

Stefano Masa

16 Giugno 2025 - 12:51

Nella settimana che vedrà protagonista la Fed, i listini azionari internazionali si presentano privi di forza e potenzialmente esposti a nuovi ribassi. Powell potrà cambiare questo scenario?

Mercati azionari ancora deboli. Sarà la Fed ad innescare le vendite?

L’ottava che si è conclusa ha capitolato in lieve territorio negativo. Oggettivamente, le tensioni sul versante Israele-Iran potevano impattare maggiormente sul già delicato versante dei mercati azioni internazionali, ma la recente debolezza si è caratterizzata per un “sopportabile” ribasso che, complessivamente, vede una asset class azionaria archiviare la propria settimana con un impercettibile saldo negativo.

-0,35% è la flessione del benchmark MSCI World Usd che, seppure accusandone il colpo, gode di una ancora ottima performance YTD (year to date) a +3,87%.

Guardando ai prossimi giorni, il principale market mover sarà certamente l’appuntamento in agenda (mercoledì) con la Fed che, stando a quanto riscontrabile sul consueto FedWatch Tool di CME Group, bypasserà un eventuale intervento sui tassi di interesse: ad oggi le probabilità di cosiddetto “no change” sono pari al 96,7%.

FedWatch Tool FedWatch Tool di CME Group

Nonostante l’esito in capo alla Fed possa apparire scontato quello che, invece, desta notevole incertezza è strettamente collegato al futuro delle stessa banca centrale Usa: tra gli operatori, infatti, si possono verosimilmente individuare due schieramenti contrapposti a favore di uno vs due tagli e, come sempre, le ormai imminenti parole del Governatore Powell incideranno sugli umori dell’intera comunità finanziaria (e non solo).

Rimanendo ancora sulla Fed, una nota da non trascurare, è quella emersa a fine maggio ovvero le risultanze dei precedenti verbali: il timore di una recessione sono concreti e, se l’inflazione subirà il contraccolpo post introduzione dazi, l’outlook complessivo subirebbe un deterioramento che, il Governatore della Fed, vorrà affrontare con maggior libertà in sede monetaria. Pertanto, al momento, Powell & Co non sembrano motivati ad accelerare con sforbiciate “anticipate”.

Indice MSCI WORLD USD Indice MSCI WORLD USD con Pivot Point, media mobile semplice a 25, indicatore RSI e William % a 14 osservazioni (base dati settimanali)

Osservando l’andamento delle ultime sedute del citato MSCI World Usd, si può rilevare come la nostra precedente «potenziale incertezza» ha, di fatto, coinciso con il recente calo delle quotazioni: dopo aver aggiornato nuovi massimi (mancando di poco la soglia psicologica dei 4.000 punti) la successiva flessione dell’ultima giornata si è caratterizzata per un ribasso (minimo weekly a 3.894,83) in direzione del target individuato in area 3.863.

Confermando anche per questa settimana quest’ultima soglia, la violazione di quota 3.882,57 punti, favorirebbe ulteriormente sia il precedente target che un possibile deterioramento con correlate implicazioni ribassiste fino al già individuato approdo a soglia 3.726 punti. Un plausibile scenario positivo potrebbe arrivare con il superamento di 3.925,43 che, se realizzato in chiusura, vedrebbe una immediata corsa oltre i recenti record.

Lasciandosi alle spalle la maggiore volatilità che ne caratterizza la loro stessa natura, i paesi emergenti ed il loro importante indice rappresentato dal MSCI Emerging Market, hanno concluso la precedente ottava in frazionale territorio positivo: +0,60% è il saldo finale riportato che, dopo aver allungato con nuovi massimi (oltre soglia 1.200 punti) ha, poi, ceduto a quota 1.190,03.

Nel breve termine, anche per la quota emergente, viene riconfermato lo scorso obiettivo a 1.130 punti che, tecnicamente, potrebbe essere negato qualora il livello dei prezzi dovesse ritornare immediatamente oltre soglia 1.200.

Indice STOXX EUROPE 600 Indice STOXX EUROPE 600 con Pivot Point, media mobile semplice a 25, indicatore RSI e William % a 14 osservazioni (base dati settimanali)

Come talvolta accade, a subire la maggiore perdita settimanale (-1,57%), è stato il Vecchio continente: il sottostante Stoxx Europe 600 ha mancato il superamento di area 555 punti e, successivamente, ha visto indebolirsi l’intera impostazione grafica con un epilogo negativo fino a quota 543,50.

Attualmente, ormai prossimo all’importante soglia dei 540,76 punti, un eventuale posizionamento long appare prematuro poiché nel brevissimo termine un potenziale downside non può essere escluso. Un’area di possibile approdo ribassista sembra poter essere circoscritta a 538,35 punti che, se conseguita, innescherebbe una prima fase di lateralità: il monitoraggio sarà fondamentale ai fini di successive strategie di ingresso.

Guardando all’area di investimento Asia/Pacifico, l’indice Nikkey 225 ha conseguito l’obiettivo coincidente al superamento di area 38.500 punti, ma, l’auspicato allungo è mancato lasciando il principale listino nipponico in una scomoda e precaria configurazione tecnica di brevissimo termine. Medesima impostazione anche per l’indice SSE Composite che, in caso di mancato superamento di quota 3.450 punti, potrà solamente accusare una inevitabile discesa (target a 3.249).

Può apparire banale, ma, senza tralasciare i già noti ed importanti avvenimenti di natura geopolitica, oggi, sembra mancare il trigger per innescare e motivare una fisiologica e naturale fase di ribasso sui principali listini azionari internazionali e, l’imminente appuntamento con la Fed e le parole di Powell, potrebbero rappresentare il casus belli per assistere ad un nuovo epilogo all’insegna dell’incertezza. Al Governatore, la scelta di cosa e come fare.

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