Medici e infermieri Rsa: per chi rifiuta il vaccino sospensione dal lavoro

Isabella Policarpio

12 Gennaio 2021 - 17:00

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Medici e infermieri delle Rsa che non vogliono vaccinarsi contro il Covid rischiano 8 mesi di sospensione dal lavoro. Questa la “punizione” proposta dagli esperti del diritto, ma il problema degli operatori no-vax persiste ancora.

Medici e infermieri Rsa: per chi rifiuta il vaccino sospensione dal lavoro

I pazienti anziani ricoverati nelle Rsa sono stati - e sono tutt’ora - i soggetti con il rischio più elevato di contrarre il Covid-19; eppure, dati alla mano, un gran numero di medici, infermieri e operatori sanitari impiegati nelle case di riposo rifiutano il vaccino.

La volontà di non vaccinarsi non è priva di conseguenze: l’Ansa fa sapere che medici e infermieri no-vax delle Rsa rischiano la sospensione dal lavoro non retribuita, e come loro tutti gli altri dipendenti contrari.

Questa è la misura disciplinare indicata da un team di esperti del diritto interpellato da Giovanni Belloni (presidente della Società italiana dei medici delle Rsa) in seguito ai numerosi rifiuti comunicati nelle scorse settimane in diverse case di cura del nord Italia.

Una soluzione dura ma comunque meno drastica della radiazione dall’albo, altra contromisura allo studio dell’Ordine dei medici.

Sospensione dal lavoro per chi non si vaccina nelle Rsa e case di cura

Tre avvocati esperti e referenziati hanno analizzato conseguenze e provvedimenti per coloro che rifiutano il vaccino nonostante siano impiegati presso le Residenza Sanitarie Assistenziali, dove la prima ondata del Covid ha fatto una vera e propria strage.

In provincia di Pavia, gran parte del personale medico e infermieristico ha comunicato di rifiutare il vaccino e adesso rischia la sospensione dal lavoro.

Secondo il parere degli esperti, i dipendenti a contatto con persone a rischio contrari al vaccino possono legittimamente essere messi in aspettativa non retribuita, per un periodo massimo 8 mesi, previa la decisione dei direttori responsabili delle singole strutture sanitarie e case di riposo.

Allarme Rsa, troppi operatori contro il vaccino: servono “contromisure”

La vicenda in questione è emersa in due case di riposo in provincia di Pavia, una a Voghera e l’altra a Dorno, dove quasi la metà dei dipendenti ha rifiutato la dose vaccinale. Non si tratta del primo “campanello d’allarme” ma di un problema di rilievo nazionale che potrebbe mettere in pericolo la fascia più debole della popolazione, per l’appunto anziani e persone con malattie pregresse.

Già nelle scorse settimane aveva fatto scalpore il numero di medici no-vax nel Lazio, tanto da allertare l’Ordine dei medici che ha promesso “pesanti sanzioni disciplinari”. Il vaccino, però, continua a non essere obbligatorio, nemmeno per medici, infermieri ed OSS che sono a stretto contatto con i malati.

Severa la reazione del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri: “se nei prossimi mesi la campagna non dovesse raggiungere i 2/3 della popolazione, allora si dovrebbero prendere delle contromisure. Tra queste, c’è l’obbligatorietà.” Parole dure che tuttavia non si sono ancora tramutate in azioni concrete.

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