I luoghi più sicuri in Italia in caso di emergenza

Simone Micocci

17 Giugno 2025 - 19:40

In caso di emergenza, in Italia ci sono delle zone più sicure di altre? Assolutamente sì, ecco quali.

I luoghi più sicuri in Italia in caso di emergenza

In caso di emergenza in Italia, quali sono i luoghi che si possono considerare più sicuri? Purtroppo le ragioni che possono comportare uno stato di emergenza sono diverse: si pensi ad esempio agli eventi climatici estremi, sempre più frequenti nell’ultimo periodo, come pure a crisi energetiche, minacce belliche, disastri ambientali come terremoti o alluvioni.

Considerando le diverse ragioni alla base di un’emergenza, definire in assoluto dei luoghi più sicuri di altri non è affatto semplice. D’altronde, è lecito chiedersi cosa si intende per luogo davvero sicuro? Solitamente l’opinione comune tende a immaginare un rifugio isolato, magari in montagna, lontano da città e pericoli. In realtà, un territorio può dirsi davvero sicuro solo quando risponde a una serie di condizioni complesse, come ad esempio una bassa esposizione ai fenomeni sismici, un ridotto rischio idrogeologico, o comunque la lontananza da centrali nucleari e infrastrutture che potenzialmente possono rappresentare un rischio.

Effettivamente in Italia esistono aree che soddisfano, almeno in parte, queste caratteristiche. Alcune zone interne dell’Appennino, tratti collinari lontani dalle coste e piccoli borghi montani presentano un profilo di rischio notevolmente più basso rispetto alle metropoli, alle pianure urbanizzate o ai distretti industriali.

A tal proposito, in questo approfondimento analizzeremo le principali minacce da cui difendersi così da capire quali sono i territori italiani che offrono le migliori condizioni di sicurezza. Perché se è vero che nessun luogo può dirsi completamente esente da rischi, lo è altrettanto il fatto che alcuni sono molto più adatti di altri a resistere, reagire e garantire continuità anche nei momenti più critici.

Cosa si intende davvero per luogo sicuro?

Come anticipato, se parliamo di sicurezza territoriale è fondamentale distinguere tra le diverse forme di emergenza che possono colpire una comunità.

In Italia, il rischio sismico rappresenta una delle minacce più frequenti, ma non è l’unica. Negli ultimi decenni, il Paese ha dovuto affrontare sempre più alluvioni improvvise, frane, incendi boschivi, ondate di calore sempre più violente, e più recentemente ha conosciuto gli effetti devastanti di una pandemia globale.

A queste si sommano scenari meno probabili ma non impossibili specialmente in questo periodo in cui è tornato lo spettro di una terza guerra mondiale, come un attacco militare. O si pensi anche a quanto successo di recente in Spagna, con il collasso temporaneo delle reti energetiche.

Insomma, ogni diverso tipo di emergenza mette alla prova la tenuta di un territorio in modo diverso, in quanto la sicurezza non è una condizione assoluta bensì il risultato di una combinazione di fattori. Di seguito abbiamo selezionato dei luoghi a seconda del tipo di emergenza: ecco quali sono le zone in Italia dove, a seconda dei casi, potete stare più tranquilli.

Paesi italiani sicuri dal rischio sismico

L’Italia è uno dei Paesi europei a più alta pericolosità sismica, ma esistono alcune aree che, per conformazione geologica, presentano un rischio terremoti estremamente basso. Tra queste, la Sardegna rappresenta l’eccezione più evidente. In particolare, la zona di Fonni, nell’entroterra nuorese, non solo è immune da attività sismiche rilevanti, ma gode anche di un clima fresco, di risorse idriche abbondanti e di una comunità storicamente abituata a vivere in condizioni di autosufficienza. Anche parte del Salento e alcune aree della pianura veneta, lontane da faglie attive, risultano relativamente stabili.

A tal proposito, qui trovate una mappa delle zone in Italia dove il rischio sismico è molto basso.

Paesi sicuri dal rischio idrogeologico e alluvioni

Le alluvioni improvvise, le frane e le esondazioni rappresentano una minaccia crescente, amplificata dai cambiamenti climatici.

Per evitare questi pericoli, bisogna guardare con attenzione alle alture collinari e montane non troppo elevate, lontane dai corsi d’acqua principali ma dotate di buon drenaggio naturale.

Alcuni borghi dell’Umbria occidentale, come Montefalco o Panicale, si trovano su alture dominate, mai investite da frane o piene. Anche l’Altopiano di Asiago, grazie alla sua posizione elevata e al suolo carsico, garantisce protezione contro le piogge intense e i fenomeni di ruscellamento. Si tratta perlopiù di territori in cui la conformazione naturale, più che l’intervento umano, ha limitato nel tempo il verificarsi di eventi disastrosi.

Paesi sicuri in caso di conflitto o attacco nucleare

Lo scenario di instabilità internazionale pone purtroppo delle riflessioni anche in questo ambito.

Fermo restando che in caso di una terza guerra mondiale in Italia non ci sarebbero dei luoghi particolarmente sicuri, va comunque detto che a seguito di un attacco su larga scala o comunque di incidente nucleare, le aree più esposte sono quelle vicine a grandi città, basi militari, porti strategici o hub industriali. Senza dimenticare poi le basi Nato in Italia, obiettivo che sarebbe sicuramente sensibile in caso di attacco.

I territori interni della Basilicata, come i piccoli comuni del Parco del Pollino, oppure quelli dell’entroterra del Molise, risultano invece scarsamente popolati, isolati dai nodi strategici e lontani da qualunque installazione sensibile.

Anche alcuni centri sardi dell’Ogliastra e del Gennargentu potrebbero garantire una protezione naturale, proprio grazie alla loro marginalità logistica e all’assenza di infrastrutture critiche nel raggio di decine di chilometri.

Paesi sicuri dal collasso energetico e scarsità di risorse

Ricordi quanto successo in Spagna qualche settimana fa? E se il blackout si verificasse anche in Italia (e durasse per più tempo)? Nel caso in cui una crisi globale provochi il collasso temporaneo della rete elettrica, dei rifornimenti o della distribuzione alimentare, la differenza la farà la capacità di un territorio di essere autonomo.

Alcuni comuni montani del Trentino-Alto Adige, come quelli della Val di Rabbi o della Val di Funes, sono da anni esempi di micro-autosufficienza energetica, grazie alla produzione da fonti rinnovabili e a reti di approvvigionamento locali. Anche nella Valtellina o nell’Appennino emiliano si trovano realtà simili, dove comunità coese, produzioni agricole locali e impianti energetici integrati permettono di mantenere uno standard di vita dignitoso anche in assenza di supporto esterno.

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