Licenziamento per allusioni sessuali, in quali casi si rischia di perdere il lavoro?

Ilena D’Errico

26 Agosto 2023 - 23:09

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Il licenziamento per le allusioni sessuali indesiderate è considerato legittimo dalla Corte di Cassazione. Ecco cosa è successo e quando si rischia di perdere il lavoro.

Licenziamento per allusioni sessuali, in quali casi si rischia di perdere il lavoro?

La Corte di Cassazione ha riconosciuto legittimo il licenziamento di un dipendente a causa delle allusioni sessuali rivolte a una collega, confermando la sentenza del Tribunale di Arezzo e anche quella della Corte di Appello di Firenze, a cui si era rivolto il lavoratore. In particolare, i giudici della Cassazione hanno ritenuto che le allusioni a sfondo sessuale possano turbare il clima dell’ambiente di lavoro e, soprattutto, la serenità della persona offesa, anche all’interno di un clima goliardico.

Tra le opposizioni presentate dal lavoratore, infatti, si contestava proprio che le allusioni fossero avvenute in un ambito di goliardia e scherzo, con buoni rapporti tra tutti i colleghi. La Cassazione ha però ritenuto insufficiente questa motivazione, ribadendo la legittimità del licenziamento. Ecco cosa è successo e in quali casi si rischia di perdere il lavoro per le allusioni sessuali.

Legittimo il licenziamento per allusioni sessuali

La recentissima sentenza della Cassazione, nello specifico la 23295/2023, ha respinto il ricorso di un ex-dipendente di un bar di Arezzo, affermando la legittimità del suo licenziamento a causa delle allusioni sessuali rivolte a una collega. Quest’ultima, in particolare, ha denunciato di aver subito allusioni a sfondo sessuale (sia verbali che fisiche peraltro) da parte del lavoratore del tutto indesiderate.

La società ha dunque proceduto al licenziamento e contestualmente anche alla denuncia. Il licenziamento è stato poi discusso dal Tribunale di Arezzo, che ne ha confermato la legittimità, così come dalla Corte di Appello. In ultimo, la Cassazione, secondo cui il comportamento attuato dall’uomo è “oggettivamente idoneo a ledere a violare la dignità della collega di lavoro”.

Tra le motivazioni addotte dalla difesa dell’ex dipendente vi era invece l’inidoneità delle allusioni a ledere le dignità della collega, anche in ragione di un ambiente lavorativo definito come scherzoso e goliardico. I giudici hanno considerato irrilevante quest’ultimo punto, confermando che le allusioni sessuali indesiderate rientrano nella sfera delle molestie individuata dal Codice penale.

Un altro motivo di ricorso era la presunta inattendibilità della collega, che aveva già sporto una denuncia per stalking e violenze sessuali, poi archiviata. La Cassazione ha però rilevato che l’accusa di stalking fosse irrilevante rispetto al motivo del licenziamento, mentre l’archiviazione della denuncia per violenza sessuale è dovuta alla tardività della stessa e non a valutazioni sui fatti avvenuti.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha considerato le allusioni a sfondo sessuale come idonee a ledere la dignità della vittima e a turbare il clima dell’ambiente di lavoro, quindi cause legittime di licenziamento.

Allusioni sessuali, quando si rischia di perdere il lavoro

Il licenziamento disciplinare può avvenire per gravi comportamenti messi in essere dal dipendente contro l’azienda, il datore di lavoro, i colleghi. La giurisprudenza si è più volte espressa riguardo alle azioni commesse contro altri colleghi di lavoro, confermando per lo più la legittimità dei licenziamenti. Per esempio, è legittimo il licenziamento del dipendente che calunnia il collega di lavoro, così come è legittimo il licenziamento in caso di offese alla dignità e alla reputazione degli stessi.

Tanto più, anche in tema di allusioni sessuali, è legittimo il licenziamento qualora queste siano indesiderate e dunque considerate dalla legge come molestie. Il datore di lavoro, oltretutto, è tenuto a garantire la sicurezza dell’ambiente di lavoro e a tutelare i suoi dipendenti. Di conseguenza, il licenziamento in caso di appurate molestie appare non solo legittimo ma anche doveroso.

Ovviamente, la questione può essere rimessa al Tribunale affinché venga verificata la veridicità delle accuse e dunque anche la legittimità del licenziamento. Le molestie a sfondo sessuale sul luogo di lavoro sono anche disciplinate dalla Direttiva 2002/73/CE, che le definisce come “discriminazioni fondate sul sesso”. Si evince che rischia di perdere il posto di lavoro chiunque arrechi fastidio ai colleghi minandone la dignità e la sicurezza.

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