Legge elettorale: il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sarebbero pronti a trattare sul nuovo sistema di voto per evitare il ripetersi delle larghe intese tra Renzi e Berlusconi.
Legge elettorale: il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sarebbero pronti a trattare con l’attuale maggioranza per trovare un accordo sul nuovo sistema di voto, con l’obiettivo di allontanare lo spettro delle larghe intese.
Il nuovo appello del Presidente Mattarella sul trovare al più presto un accordo sulla legge elettorale comincia a sortire i primi effetti. Il primo passo è stata la calendarizzazione a fine maggio dell’inizio della discussione in Parlamento, con i lavori in commissione Affari Costituzionali che sono pronti ad un’accelerata decisiva.
Con le primarie Pd che ormai sono alle porte, tutti gli altri partiti aspettano che Matteo Renzi venga incoronato di nuovo segretario per aspettare la mossa che l’ex premier intende fare in tema di legge elettorale.
La novità maggiore comunque è quella di una possibile disponibilità da parte del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord ad una trattativa, pronti a concedere qualcosa rispetto alle loro posizioni di partenza pur di evitare la prospettiva delle larghe intese.
Legge elettorale: tutti aspettano Renzi
Con l’ormai imminente voto delle primarie del Partito Democratico, sta venendo meno anche quella sorta di foglia di fico dietro cui tutte le forze politiche si celavano per giustificare i rallentamenti nella definizione della nuova legge elettorale.
Anche in parte a ragione, prima di cercare di trovare un accordo definitivo tutti aspettavano di sapere chi sarebbe stata la guida del principale partito in Parlamento, sul quale si regge anche l’attuale governo Gentiloni.
Matteo Renzi è da settimane a lavoro sul tema della nuova legge elettorale, ma con ogni probabilità aspetterà l’ufficialità della sua vittoria per rompere gli indugi e fare la sua proposta agli altri partiti.
Poco probabile infatti è che l’ex premier continui in quella sorta di ripicca scaturita dal voto nella commissione Affari Costituzionali del Senato, dove il Partito Democratico è andato sotto impallinato da qualche franco tiratore.
Se come previsto dagli ultimi sondaggi sulle primarie dovesse arrivare un autentico plebiscito per Renzi, allora ecco che l’ex sindaco di Firenze potrebbe sfruttare l’onda lunga del successo ottenuto per tornare a dettare le regole anche in Parlamento.
Nel Partito Democratico finora è regnato un solito sostanziale caos per quanto riguarda la nuova legge elettorale, con una ampia gamma di proposte che sono state depositate in commissione.
Dopo l’esito delle primarie però, il Pd dovrà assumere una posizione netta e decisa, che sarà quella indicata dal nuovo segretario ovvero Matteo Renzi, che già starebbe per definire la propria strategia.
Legge elettorale: evitare le larghe intese
Appurato che sarà di nuovo Matteo Renzi l’interlocutore con cui confrontarsi, anche negli altri partiti fervono i lavori per non farsi trovare impreparati quando l’ex premier proporrà in maniera ufficiale la sua idea di nuova legge elettorale.
Da questo punto di vista, anche per quanto riguarda tutto il resto dell’universo politico non facente parte del Partito Democratico non dovrebbero mancare le novità, con diversi partiti pronti a fare dei passi indietro dalle loro posizioni fin qui granitiche.
In particolare è il Movimento 5 Stelle ad essere molto attivo, avendo compreso che un esasperato irrigidimento sulle proprie posizioni porterebbe solo a favorire chi in Parlamento è alla ricerca di un testo che possa poi favorire le larghe intese.
I 5 Stelle da subito si sono detti favorevoli al Legalicum, ovvero la legge elettorale uscita fuori dalla sentenza della Corte Costituzionale e che andrebbe estesa anche al Senato apportando comunque alcuni cambiamenti.
La vera svolta però potrebbe essere quella di una disponibilità a trattare anche per una legge diversa, a patto però che possa garantire una effettiva e accessibile governabilità a chi alle prossime elezioni prenderà più voti.
Un’idea che potrebbe trovare d’accordo anche la Lega Nord, che invece finora è stata una fervente sostenitrice del vecchio Mattarellum. Forza Italia infine si potrebbe accodare a questa proposta, che al momento vedrebbe contrari solo alfaniani e bersaniani.
Il compromesso infatti potrebbe essere un sistema proporzionale con la soglia del premio di maggioranza da assegnare alla prima lista fissata al 35%, mentre quella di sbarramento per accedere al Parlamento verrebbe indicata al 5%.
I possibili scenari futuri
Visto gli ultimi sondaggi politici elettorali, una legge elettorale del genere produrrebbe una situazione di estremo equilibrio, con tre grossi poli che potrebbero ambire ad una vittoria che garantirebbe anche una successiva governabilità.
Il pensiero di fondo è questo: basta tatticismi, diamoci una legge elettorale che possa garantire la formazione di un governo e vediamo chi vince. Penalizzati in uno scenario del genere sarebbero soprattutto i partiti minori.
Sia Alternativa Popolare di Alfano che il Movimento Democratici e Progressisti di Bersani sarebbero infatti a forte rischio di rimanere fuori dal prossimo Parlamento, visto la soglia di sbarramento che sarebbe indicata al 5%.
Angelino Alfano quindi dovrebbe rinunciare alla sua idea di correre da solo per poi aspettare che qualcuno chieda il suo aiuto per formare un governo, provando quindi magari ad unirsi ad un Partito Democratico a cui farebbero molto comodo i voti centristi.
Per gli scissionisti, vista la porta chiusa in maniera definitiva da parte di Renzi, non rimarrebbe che coalizzarsi in una lista unica con Sinistra Italiana e Campo Progressista, a meno che Pisapia non decida di appoggiare il Pd.
In una situazione del genere il Movimento 5 Stelle, il centrodestra unito e il Partito Democratico insieme ad Alfano, sarebbero tutti i tre praticamente alla pari con ognuno stimato circa al 30%.
Con un premio di maggioranza abbassato al 35% e quindi accessibile, ci troveremmo di fronte ad una campagna elettorale decisiva visto che tutti e tre i blocchi possono ambire a ottenere la vittoria finale.
Se nessuno poi dovesse riuscire a raggiungere la soglia del premio di maggioranza, allora a quel punto liberi tutti e via alle larghe intese.
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