Le ferie sono obbligatorie? Le regole per lavoratore e azienda

Simone Micocci

9 Giugno 2025 - 12:23

Cosa prevedono le regole sulle ferie obbligatorie? Ecco quali sono i diritti dei lavoratori e dell’azienda.

Le ferie sono obbligatorie? Le regole per lavoratore e azienda

Sei obbligato a prendere ferie? E il tuo datore di lavoro ha l’obbligo di concederle?

Con l’avvicinarsi del periodo estivo aumenta l’interesse per le ferie visto che i lavoratori aspettano con ansia il momento di godere di un meritato riposo.

Tuttavia, nonostante si tratti di un diritto irrinunciabile per il lavoratore, ancora oggi ci si chiede se fruire delle ferie è obbligatorio. Ci sono lavoratori, ad esempio, che anziché godere di tutte le ferie maturate preferirebbero monetizzarle così da aumentare lo stipendio, una soluzione che tuttavia il nostro ordinamento non prevede se non alla cessazione del rapporto di lavoro.

Un altro dubbio riguarda la possibilità che l’azienda possa negare la fruizione delle ferie anche se obbligatorie. D’altronde non bisogna fare confusione: è vero che i giorni di vacanza rappresentano un diritto del lavoratore, ma al tempo stesso il datore di lavoro ha comunque l’ultima parola in merito a quando concedere le ferie in quanto vanno messe in primo piano le esigenze aziendali.

Come vedremo in maniera più approfondita nel prosieguo dell’articolo, quindi, le ferie sono obbligatorie, ma non è un obbligo fruirne in un determinato periodo piuttosto che in un altro.

Per questo motivo il dipendente ha la possibilità di scegliere ed eventualmente se lasciare dei giorni residui di cui poter godere successivamente (oppure monetizzarle al termine del rapporto di lavoro), mentre il datore di lavoro può anche negare la fruizione delle ferie nel periodo richiesto dal dipendente.

Quante ferie si maturano ogni anno

Il diritto alle ferie è tutelato e disciplinato a più livelli: Costituzione, legge e contratti collettivi.

In particolare, il decreto legislativo n. 213 del 2004 stabilisce che ogni dipendente ha diritto ogni anno a 4 settimane di ferie obbligatorie, le quali maturano nel corso dei 12 mesi.

Ciò significa che i neoassunti avranno a disposizione meno giorni di ferie di cui godere, in quanto dipende dai mesi lavorati. Tuttavia, in accordo con il datore di lavoro, vi è la possibilità di richiedere un anticipo delle ferie non ancora maturate, le quali saranno poi scalate dai giorni che verranno maturati con la prosecuzione del rapporto di lavoro.

Inoltre, vi è la possibilità che il contratto collettivo di riferimento riconosca al dipendente più giorni di ferie rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale; tuttavia, il minimo di quattro settimane individuato dalla legge deve essere sempre riconosciuto, in quanto il Ccnl non può prevedere un trattamento di minor favore.

Quante ferie sono obbligatorie ogni anno

Come anticipato, le modalità di godimento del diritto alle ferie, garantito dalla Costituzione nell’articolo 36 e dal Codice civile nell’articolo 2109, si trovano all’interno dell’articolo 10 del decreto legislativo n. 66/2003, nel quale si legge che il lavoratore ha diritto a un periodo annuale di almeno 4 settimane di ferie, lasciando al contratto collettivo di lavoro la possibilità di stabilire delle condizioni di miglior favore.

Di tali 4 settimane di ferie - al quale il lavoratore non può in alcun caso rinunciare, neppure dietro la promessa di pagamento - almeno 2 devono essere godute, preferibilmente in maniera continuativa, entro l’anno di maturazione, mentre per le altre c’è tempo altri 18 mesi calcolati dal termine dell’anno di maturazione.

Ma la domanda è: chi decide le ferie? Anche su questo aspetto interviene il Codice civile, che nello stesso articolo 2109 stabilisce che le ferie vanno godute “nel tempo che l’imprenditore stabilisce, tenuto conto delle esigenze dell’impresa e degli interessi del prestatore di lavoro”.

Per questo motivo, il datore di lavoro non ha l’obbligo di concedere le ferie durante l’estate, ma può rimandarne il godimento in un successivo momento, a patto di concederne almeno 2 settimane entro la fine dell’anno.

Altra scadenza che l’azienda deve tenere bene in mente è quella del 30 giugno, periodo in cui al lavoratore bisogna far smaltire tutte le ferie residue tra quelle maturate 2 anni prima, pena una sanzione tanto più elevata quanti più sono i dipendenti coinvolti.

Ricapitolando, il lavoratore ha sempre diritto a godere alle ferie, ma non essenzialmente in estate. Non ci sono tutele, quindi, per chi vorrebbe partire per le vacanze al mare o in montagna ma non può farlo perché l’azienda si rifiuta di concedere le ferie.

Quando le ferie in estate sono obbligatorie e le decide l’azienda

Parimenti, potrebbe verificarsi il caso inverso: ossia l’azienda che obbliga il dipendente a smaltire le ferie in estate, nei periodi di minor produzione, mentre quest’ultimo preferirebbe goderne in un diverso periodo dell’anno.

Ebbene, visto quanto visto sopra, con la legge che lascia ampia discrezionalità all’azienda nel decidere quando far godere delle ferie, il datore di lavoro può anche obbligare uno o più dipendenti a fruire del periodo di riposo in un certo momento.

È il caso, ad esempio, delle ferie collettive per chiusura aziendale, quindi per tutte quelle aziende che decidono di chiudere per due o tre settimane in estate e di fatto obbligano tutti i dipendenti a godere delle ferie in quei giorni. Il problema è che spesso si tratta del periodo di alta stagione, quando partire per le vacanze è meno conveniente.

Tuttavia, non ci sono alternative né forme di tutela, in quanto - come già ampiamente dibattuto - è il datore di lavoro a decidere come e quando i dipendenti devono andare in ferie.

Che fare se il datore di lavoro non concede neppure un giorno di ferie

Tuttavia, se il datore di lavoro nega le 2 settimane di ferie l’anno commette un inadempimento contrattuale che può portare eventualmente anche alla risoluzione del contratto per giusta causa.

Trattandosi di un diritto irrinunciabile, il rifiuto generalizzato del datore di lavoro di concedere un periodo di ferie è sanzionato dalla normativa; l’importante è che il dipendente sappia a chi, e dove, rivolgersi per far sì che i propri diritti vengano tutelati.

Solitamente la sede più appropriata a cui rivolgersi per denunciare un comportamento scorretto del proprio datore di lavoro è la direzione territoriale del lavoro, la quale una volta accertata la violazione irrogherà una sanzione che va da 130 a 780 euro, oltre a permettere al dipendente di fruire delle ferie di cui ha diritto.

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