Lavoro, in Italia sempre meno occupabili e stipendi bassi: “Sistema di precarietà incompatibile con la crescita”

Giacomo Andreoli

29 Aprile 2023 - 15:43

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Secondo un report Cgil tra 20 anni la popolazione in età da lavoro sarà inferiore di 6,9 milioni di persone rispetto a oggi, mentre per Mattarella la precarietà come sistema stride con la crescita.

Lavoro, in Italia sempre meno occupabili e stipendi bassi: “Sistema di precarietà incompatibile con la crescita”

In Italia ci saranno sempre meno occupabili, mentre gli stipendi continuano ad essere stagnanti e bassi. A dare questa fotografia non lusinghiera del nostro Paese è l’ultima ricerca realizzata dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil, “L’Italia tra questione demografica, occupazionale e migratoria”, secondo cui nei prossimi anni la popolazione in età da lavoro sarà sempre più bassa e rischia di essere sottopagata.

Nel frattempo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva un forte monito contro il lavoro precario, che l’inquilino del Quirinale considera un vero e proprio “sistema, che stride con la crescita”. Per questo invita la politica tutta ad intervenire per cambiare la situazione in essere.

La drastica riduzione degli occupabili

Secondo la ricerca della Cgil nel 2043 la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) sarà inferiore di 6,9 milioni di persone rispetto ad oggi, e salirà il numero degli anziani di 4,8 milioni. Per contrastare almeno parzialmente questo fenomeno, l’attuale saldo migratorio dovrebbe aumentare di almeno 150 mila persone all’anno.

Un calo insostenibile - dice il presidente della Fdv, Fulvio Fammoni - che se non contrastato con interventi immediati prospetterebbe un futuro di declino cui non ci si può rassegnare”.

Cosa succederà al mercato del lavoro italiano nei prossimi anni

La diminuzione della popolazione è un fenomeno ormai consolidato con evidenti ricadute anche sul mercato del lavoro, sottolinea la ricerca della Fondazione Di Vittorio della Cgil. Le previsioni probabilistiche a vent’anni (2043) segnalano una riduzione della popolazione residente di oltre 3 milioni rispetto ad oggi, come risultato di una diminuzione dei più giovani (-903 mila) e delle persone in età di lavoro (-6,9 milioni) e di un aumento degli anziani (+4,8 milioni).

Tutto questo, prosegue l’analisi, mentre il meccanismo che alimenta la crescita della popolazione “si è arrestato: il saldo naturale è negativo, mentre il saldo migratorio è positivo, ma del tutto insufficiente a compensare quello naturale. Un apporto aggiuntivo al saldo migratorio di 150 mila persone all’anno consentirebbe in vent’anni di mitigare la diminuzione della popolazione totale e ridurrebbe il calo previsto della popolazione attiva”.

Non esiste un’unica leva - sottolinea Fammoni - ma più fattori non contrapponibili fra di loro su cui intervenire. La ricerca infatti propone dati e idee di possibili interventi per ridurre in modo accettabile il calo della popolazione in età da lavoro, estendendo a tutti diritti e opportunità e garantendo al Paese la possibilità di sviluppo economico e sociale”.

Il monito di Mattarella sulla precarietà

Intanto risuona forte il monito di Mattarella. “La precarietà come sistema - secondo il Capo dello Stato, in visita in Emilia Romagna - stride con le finalità di crescita e di sviluppo. Se le cifre sono preoccupanti e note, e denunciano in Italia un alto tasso di inattività rispetto ai parametri europei, una risposta adeguata può venire soltanto da un concreto impegno di mobilitazione collettiva che sappia valorizzare il grande patrimonio di competenze presente nel nostro Paese”.

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