Lavorare meno giorni ma per più ore: la soluzione contro il caro bollette

Simone Micocci

5 Ottobre 2022 - 11:42

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Caro energia, molte aziende pronte a rivedere l’orario di lavoro: la legge lo consente, ma è necessario ricorrere alla contrattazione collettiva.

Lavorare meno giorni ma per più ore: la soluzione contro il caro bollette

Il caro energia si abbatte sulle aziende, con bollette record che mettono a rischio la prosecuzione d’impresa. Tant’è che alcune aziende hanno iniziato a chiudere, altre invece hanno messo alcuni dipendenti in cassa integrazione per riduzione dell’orario di lavoro.

Tuttavia, c’è una soluzione che potrebbe aiutare quelle imprese che sono in difficoltà a causa dell’aumento dei costi dell’energia: in alternativa alla cassa integrazione - che nonostante sia un valido aiuto rappresenta comunque un costo per l’azienda - si potrebbe pensare di ridurre il numero di giorni di lavoro, aumentando le ore di servizio, in determinati periodi dell’anno.

Per mezzo della contrattazione, infatti, si può procedere a una modifica dell’orario rendendolo più adeguato alle proprie esigenze, specialmente alla luce della situazione attuale. La flessibilità organizzativa, dunque, potrebbe essere un valido aiuto per risparmiare energia; tuttavia, per poter procedere in tal senso è necessario intervenire per mezzo della contrattazione collettiva, visto che non può trattarsi di una decisione unilaterale del datore di lavoro.

Riorganizzazione aziendale per risparmio di energia: cosa prevede la normativa

Il Dlgs n. 66 del 2003, recante disposizioni in materia di orario di lavoro e riposo, nell’articolo 3, comma 2, riconosce ai contratti collettivi la possibilità “di stabilire, ai fini contrattuali, una durata minore e riferire l’orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all’anno”.

Tale disposizione, come chiarito dalla circolare n. 8/2005 del ministero del Lavoro, non fa riferimento a un livello specifico di contrattazione collettiva, ragione per cui si può intendere per tutti i contratti collettivi, sia di livello nazionale che territoriale o aziendale.

Come può essere rivisto l’orario di lavoro?

Dunque, in presenza di determinate circostanze, l’azienda può trattare con i sindacati più rappresentativi della categoria per attuare un orario di lavoro più flessibile. Ad esempio, l’azienda potrebbe rivedere la settimana lavorativa predisponendo 4 giorni di lavoro ma con 10 ore giornaliere.

In questo modo l’azienda sarebbe aperta solamente per 4 giorni settimanali, con un risparmio quindi sui costi dell’energia, ma senza dover ricorrere a soluzioni come la cassa integrazione visto che il dipendente continuerebbe a svolgere il normale orario di 40 ore settimanali.

Anche perché tale soluzione sarebbe conforme all’attuale normativa sull’orario di lavoro, in quanto viene rispettato quanto stabilito in merito al riposo giornaliero, che deve essere di almeno 11 ore, e la pausa intermedia (almeno 10 minuti).

O addirittura l’azienda potrebbe decidere di ridurre l’orario di lavoro al di sotto delle 40 ore settimanali senza dover ricorrere alla cassa integrazione; tuttavia, è bene sottolineare che in quel caso al dipendente bisognerà garantire lo stesso salario.

Lavorare di più in alcuni periodi ma di meno in altri

Oltre alle suddette possibilità, ce n’è una terza conosciuta come orario multiperiodale. Nel dettaglio, laddove l’azienda riesca a prevedere con largo anticipo i flussi di lavoro durante l’anno, individuando i periodi con maggiore produzione, potrebbe ottimizzare i turni dei propri dipendenti organizzando al meglio l’orario di lavoro.

Nel dettaglio, nei periodi d’intensa produzione si potrebbero prevedere più ore di lavoro per i dipendenti, mentre negli altri casi si potrebbe procedere con una riduzione dell’orario con compensazione quantitativa delle ore. Semplificando, ad esempio, 6 mesi con orario a 10 ore e altri 6 con orario di 6 ore, così da ottimizzare i tempi di lavoro e anche i consumi.

È bene ricordare, però, che tale organizzazione non può avvenire in deroga delle regole sull’orario di lavoro: ad esempio, comprese le ore di lavoro straordinario, bisogna comunque rispettare la media delle 48 ore settimanali, calcolate su un periodo solitamente di 4 mesi ma che i contratti collettivi - in presenza di ragioni obiettive, tecniche o inerenti all’organizzazione del lavoro - possono portare a 12 mesi.

Dunque, all’azienda viene data ampia discrezionalità nel riorganizzare l’orario di lavoro e renderlo più conforme alle proprie necessità. D’altronde mai come adesso il concetto di ottimizzazione è particolarmente sentito dalle aziende, le quali potrebbero approcciare a questa possibilità per ridurre i consumi in quei periodi di scarsa produzione, evitando gli sprechi e contenendo i costi delle bollette.

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