Xi Jinping, Putin e Kim Jong-un in passerella, mentre negli USA TikTok diventa “americano”: propaganda o reale sfida all’Occidente? Intervista a Federico Giuliani.
Lo scorso 3 settembre, Pechino ha messo in scena una delle sue più imponenti parate militari. Non si è trattato soltanto di una celebrazione storica della vittoria sul Giappone nella Seconda guerra mondiale, ma di un palcoscenico globale che ha visto Xi Jinping affiancato da Vladimir Putin e Kim Jong-un. Un’immagine dal forte valore simbolico, che molti analisti leggono come il segnale concreto di un asse strategico emergente: la saldatura di un fronte sino-russo-nordcoreano in chiave anti-occidentale.
Nell’intervista con Federico Giuliani, giornalista e osservatore attento delle dinamiche asiatiche, emergono diverse chiavi di lettura. Da un lato, la sfilata ha confermato il peso crescente della cooperazione militare e diplomatica tra i tre Paesi, capace di sfidare apertamente la narrativa occidentale e offrire un messaggio di compattezza al mondo intero. Dall’altro, resta la domanda su quanto l’evento sia stato propaganda interna e internazionale, e quanto invece rifletta una reale volontà di costruire una piattaforma geopolitica condivisa.
Parallelamente, mentre a Pechino si rafforzano simboli e alleanze, negli Stati Uniti si è compiuto un passo di enorme rilevanza sul fronte tecnologico: la ristrutturazione di TikTok. L’accordo prevede che l’80% della piattaforma diventi americano, con Oracle a vigilare sull’algoritmo, mentre ByteDance resta azionista minoritario. Una mossa che tocca direttamente i delicati equilibri globali, aprendo interrogativi su privacy, controllo dei dati e ridefinizione dei rapporti di forza economici tra Cina e Stati Uniti.
Federico Giuliani sottolinea come questi due eventi, apparentemente distanti, siano in realtà tasselli di uno stesso mosaico: da una parte, la costruzione di un blocco alternativo all’ordine internazionale dominato dall’Occidente; dall’altra, il tentativo di Washington di contenere l’influenza cinese sul terreno tecnologico. Nel mezzo, si gioca una partita in cui propaganda, diplomazia e competizione economica si intrecciano in maniera sempre più stretta.
Il risultato è un quadro fluido e incerto, ma con una certezza: il mondo sta assistendo a un’accelerazione dei processi di polarizzazione geopolitica, dove anche una parata militare o un accordo societario possono diventare strumenti di un confronto globale destinato a ridisegnare i rapporti di potere nel XXI secolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA