La diplomazia è l’alternativa alla guerra, anche se altrettanto spesso la prepara: sono le Alleanze politiche che determinano i rapporti di forza in campo economico e militare.
Quattro dichiarazioni ufficiali congiunte hanno concluso la recentissima visita resa a Pechino dal Presidente francese Emmanuel Macron: riguardano il consolidamento dei processi di governance mondiale; la posizione comune in ordine ai due violenti conflitti in corso in Ucraina ed a Gaza; i punti di convergenza in ordine alla tutela ambientale ed alla necessità di uno sviluppo socioeconomico sostenibile a lungo termine; la cooperazione nell’utilizzo a fini pacifici della energia nucleare.
E’ stata questa la risposta politica e diplomatica che la Francia ha dato alla pretesa della Unione europea di rappresentare in modo assorbente ed esaustivo gli interessi del Vecchio Continente, soprattutto dopo i deludenti risultati del 25° Vertice Ue-Cina, svoltosi lo scorso luglio a Pechino in una unica giornata di lavori e non in due come programmato in precedenza, in cui la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ed il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa non erano riusciti ad ottenere nessuna Dichiarazione congiunta, salvo un generico impegno scritto in ordine all’azione contro i cambiamenti climatici, nella quale Bruxelles e Pechino hanno affermato di voler “guidare gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra“ e in cui l’Ue ha incoraggiato la Cina a proporre un piano ambizioso per la riduzione delle emissioni fino al 2035 e ad aumentare i propri contributi finanziari internazionali, ed una vaga intesa in ordine alla messa a punto di un “meccanismo di approvvigionamento rafforzato” volto ad evitare rallentamenti nelle catene di approvvigionamento di terre rare, che sarebbero causati dai rigorosi controlli sulle esportazioni operati dalle autorità cinesi.
Nessun passo in avanti, invece, sui tanti argomenti in discussione, dalla necessità di un riequilibrio del deficit commerciale richiesto dall’Europa alle penalizzazioni di cui la Cina si lamenta in ordine ai dazi sulle auto elettriche o all’esclusione delle imprese cinesi dagli appalti pubblici per dispositivi medici. [...]
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