La Francia marca sempre più stretta questa banca italiana?

Laura Naka Antonelli

24 Settembre 2025 - 15:30

Nuovo dossier di Borsa che scotta sulla scrivania della presidente del Consiglio Giorgia Meloni? Accanto a MPS-Mediobanca, nuovo dossier che riguarda una banca italiana.

La Francia marca sempre più stretta questa banca italiana?

La Francia sarà anche nei guai ma, a quanto pare, guarda sempre con interesse alle occasioni di shopping che si presentano in Italia.

Tra queste, quelle che riguardano il settore bancario italiano dove, dopo la decisione di UniCredit di mollare l’osso Banco BPM, l’unico grande dossier di Piazza Affari sotto i riflettori, attenzionato con cadenza quotidiana dagli investitori a causa delle continue notizie che lo interessano, rimane l’OPAS di MPS su Mediobanca.

A questo dossier, ormai compiuto con il successo incassato da Monte dei Paschi di Siena, se ne sta affiancando tuttavia un altro, di cui si parla sempre di più, e che riguarda proprio i rapporti tra l’Italia e la Francia.

Banco BPM, prove di risiko con Crédit Agricole Italia

Il caso di Borsa sotto i riflettori dei trader è quello che vede come protagonista ancora una volta Banco BPM, ormai non più preda di UniCredit, vista la decisione del CEO di Piazza Gae Aulenti di dire basta all’OPS, a causa dei diktat arrivati dal governo Meloni, che ha applicato all’operazione di risiko che ha infiammato subito Piazza Affari il golden power.

Banco BPM rimane comunque osservata speciale, anche subito dopo il dietrofront di UniCredit, conservando lo status di pedina del risiko.

Il motivo? Proprio i francesi che controllano BPM, e da molto tempo prima che UniCredit, per il vicepremier Matteo Salvini “straniera”, decidesse di promuovere quell’OPS che alla fine ha fatto flop.

I francesi sono quelli di Crédit Agricole che, negli ultimi mesi, si sono rafforzati ulteriormente nel capitale dell’istituto di Piazza Meda.

Troppa Francia nel capitale del Banco, motivo di imbarazzo per Meloni & Co. post no a UniCredit

Già agli inizi di settembre, è stato un articolo del quotidiano la Repubblica a parlare della possibilità che BPM siglasse un accordo con la controllata italiana della Banque Verte Crédit Agricole Italia, citando la presenza un “piano piuttosto sofisticato” per l’operazione.

Equita ha tuttavia spiegato come un deal potrebbe essere fonte di imbarazzo per il governo Meloni, che ha per l’appunto bollato come straniera UniCredit: “il principale elemento di ostacolo a un’operazione di questo tipo potrebbe essere rappresentato dalla quota eventualmente posseduta da Crédit Agricole all’interno della combined entity, che stimiamo si attesterebbe almeno in area 35%, e su cui sarebbe da valutare l’approccio del governo in tema Golden Power (anche considerando le restrizioni imposte a UniCredit )”.

Lo scorso 19 settembre, sempre gli analisti di Equita sono tornati a farsi sentire, facendo notare che “un’eventuale integrazione con Credit Agricole Italia avrebbe senso industriale, consentendo a Banco BPM di diventare il terzo operatore in Italia per filiali e il secondo in termini di prestiti alla clientela (dietro a Intesa Sanpaolo), rafforzando il proprio posizionamento competitivo”.

Gli analisti hanno però ribadito al contempo il “principale nodo da sciogliere”, ovvero il - “ruolo di Credit Agricole nella nuova entità”, che potrebbe essere per l’appunto pari ad “ almeno il 35% del capitale ”.

Una operazione che potrebbe avere senso chiamando all’appello l’opzione MPS?

In questo scenario, Equita ha così presentato l’alternativa sotto forma di un altro scenario, che contemplerebbe la presenza di MPS, ormai forte del valore aggiunto rappresentato da Mediobanca:

Uno scenario di integrazione più ampia che includesse anche MPS diluirebbe significativamente la quota di Crédit Agricole e potrebbe rappresentare un’alternativa in grado di creare un polo bancario di dimensioni maggiori, più diversificato e con una struttura azionaria più diffusa”, ferma restando la necessità di considerare le “eventuali implicazioni sul fronte antitrust”.

A tal proposito, sempre Equita ha ricordato che attualmente BAMI detiene circa il 4,5% di BMPS, che rappresenta un canale distributivo strategico per Anima, aggiungendo che il Banco ha già intenzione di “avviare un confronto con Siena per approfondire lo sviluppo dell’accordo”.

Alla fine della scorsa settimana, Equita ha riportato anche i rumor diffusi da Il Messaggero che, in un articolo, ha scritto che, per “mitigare il peso azionario di Crédit Agricole, BAMI potrebbe valutare la cessione di una quota significativa di Anima (fino al 40%) a CA”. Una operazione che tuttavia per la SIM “non sarebbe sufficiente a ridurre in modo sostanziale l’influenza francese nella governance della nuova realtà”.

Rumor Castagna a Roma per studiare l’operazione. Fusione Banco BPM-Crédit Agricole Italia nel 2027?

Sempre il quotidiano romano ha scritto oggi che domani, il CEO di Banco BPM “Giuseppe Castagna dovrebbe essere a Roma per i primi colloqui concreti sulla fattibilità dell’operazione, costruita in piena estate”, in linea con un progetto su cui “stanno lavorando Lazard e Citi (più lo studio Legance) per conto di Piazza Meda (dunque di BAMI), Rothschild e Deutsche Bank (più lo studio BEP), per la casa madre di Parigi che controlla Crédit Agricole Italia”.

Secondo il quotidiano romano, che ricorda come sia stato lo stesso Castagna, giorni fa, a sottolineare di non volere trascurare “ l’altra opzione Banca Monte dei Paschi di Siena (..), l’operazione, secondo i primi passi, dovrebbe avvenire in 3-4 fasi e concludersi nel 2027 con la fusione tra le due banche italiane ”.

Fusione tra due banche italiane, dunque, se non fosse che una è letteralmente una costola della francese Crédit Agricole.

L'azionariato di Crédit Agricole Italia L’azionariato di Crédit Agricole Italia Crédit Agricole Italia, prove di business combination con Banco BPM. L'azionariato della banca controllata dai francesi della Banque Verte.

E dunque, il governo Meloni, se deciderà di dire sì alla combinazione, dovrà anche trovare le parole per spiegare agli italiani perché l’italiana UniCredit è stata ostacolata nelle sue mire di convolare a nozze con il Banco e perché invece, se accadrà, la Banque Verte avrà ricevuto il semaforo verde.

In base ai calcoli di Equita effettuati sulla base delle sue simulazioni preliminari, “con sinergie a regime la combined entity BAMI- Credit Agricole Italia tratterebbe con un 2028E P/E in area 8.5x-9.0x (vs settore a c.9.2x ”.

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