L’Italia risolverà il problema del debito in 10 anni. Ma solo a queste condizioni, secondo Carlo Cottarelli

Violetta Silvestri

9 Maggio 2025 - 14:28

Money.it ha intervistato l’economista Carlo Cottarelli per analizzare l’attuale contesto economico italiano e internazionale. Dazi, produttività e debito: cosa aspettarsi?

L’Italia risolverà il problema del debito in 10 anni. Ma solo a queste condizioni, secondo Carlo Cottarelli

In un contesto geopolitico così complesso e incerto come quello attuale, perdere la bussola per orientare le economie dei Paesi verso crescita e sviluppo non è così difficile.

Le sfide della guerra dei dazi, della corsa al riarmo, della transizione energetica, della competitività dell’industria, della necessaria diminuzione del debito pubblico chiamano in causa i Governi affinché optino per scelte lungimiranti e davvero efficaci per crescita e benessere economico e sociale.

Come finirà la guerra commerciale di Trump contro tutti, Europa compresa? Dove trovare le risorse per aumentare la spesa per la difesa? Quale strada percorrere per far crescere la produttività delle imprese italiane? E, soprattutto, come riuscire a ridurre quel rapporto debito/Pil (ora al 135% circa) che da anni indebolisce la crescita e la credibilità del nostro Paese?

Dinanzi a interrogativi così rilevanti per il futuro dell’Italia, Money.it ha intervistato l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

I dazi e il loro vero impatto economico

La guerra dei dazi innescata da Trump è al centro delle valutazioni economiche. Secondo Cottarelli, però, il contesto non è così allarmante per l’Europa e probabilmente prossimo a una tregua:

Un accordo con l’Europa ci sarà, Trump ha capito che non può combattere una guerra dei dazi con tutto il resto del mondo”.

Nemmeno gli Stati Uniti sono nella posizione di potersi permettere una guerra commerciale così aggressiva, si è visto dalla reazione dei mercati finanziari, dei mercati azionari e soprattutto del valore dei titoli di Stato americani. Il loro obiettivo principale, comunque, è la Cina e “credo che alla fine il vero scontro sarà con questa nazione”, ha evidenziato l’esperto.

Con le tariffe che restano al livello attuale, inoltre, la perdita di crescita non sarebbe enorme per l’Italia e per l’Europa, ma risulterebbe maggiore per gli Stati Uniti secondo l’economista. “Per le economie europea e italiana quest’anno il tasso di crescita del PIL sarebbe più basso dello 0,2% in questa situazione stando alle stime FMI. Se però si va oltre la situazione attuale si crea più confusione e incertezza, allora effetto può essere più forte anche sull’economia italiana”, ha aggiunto Cottarelli.

Green deal e la sfida della transizione energetica

E se sospendere il Patto di Stabilità non è la strada per far fronte eventualmente a un’emergenza dazi o per ottenere maggiori risorse a sostegno delle imprese, lo stesso discorso vale per una ipotetica massiccia rivalutazione del Green Deal, come auspicato da alcuni esponenti del Governo Meloni.

“Che ci possano essere delle revisioni al Green Deal va bene, non succede niente se gli obiettivi ritardano di qualche anno, ma l’importante è non abbandonare il target di fondo che è la decarbonizzazione”, ha specificato al riguardo Cottarelli.

Il problema, infatti, non è soltanto la riduzione di CO2, “la produzione di macchine inquinanti, le case inquinanti causano un aumento delle polveri sottili che finiscono nei nostri polmoni, non in quelli dei cinesi”, e questo è sufficiente per agire secondo l’esperto. A volte si dice che l’Europa è piccola in confronto a Stati enormi come la Cina che inquinano di più, ma questo non significa abbandonare l’obiettivo della riduzione dell’inquinamento nelle nostre nazioni. A trarne beneficio saranno la salute e anche la bolletta energetica.

Un tema, quest’ultimo, prioritario anche per la competitività delle imprese. “Io sono per il nucleare senza abbandonare la priorità per le rinnovabili, una combinazione necessaria all’Italia per decarbonizzarsi e migliorare la qualità dell’aria”, ha specificato.

Produttività: la svolta è qui?

Dinanzi alla necessità di trovare soluzioni per rendere l’economia e le imprese italiane al passo con le sfide dei nostri tempi, uno dei temi chiave è l’aumento della produttività. Un obiettivo importante per il nostro Paese, che chiama in causa riforme ampie e strutturali come auspicato da Cottarelli:

Per aumentare la produttività ci vogliono più investimenti, per aumentare gli investimenti bisogna fare dell’Italia un posto dove è più facile fare attività di impresa. La cosa migliore per questo è ridurre la burocrazia, avere un settore pubblico gestito, anche in termine di risorse del personale, in maniera più efficiente. Difficile da fare purtroppo, può essere fatto solo se si investe un grande capitale politico....ma il Governo non sembra considerare questa una priorità”.

Meno utile, invece, pensare di poter intervenire sulle regole comunitarie di bilancio per favorire più debito e più spesa. D’altronde, ha osservato l’esperto, lo stesso Governo ha deciso di non utilizzare lo spazio concesso dall’UE per aumentare la spesa militare, “perché ci si rende conto che la questione non sono le regole tecniche europee, ma è che indebitarsi di più per un Paese con debito elevato è un rischio”.

D’altronde occorre anche ripensare le strategie di intervento statale dinanzi agli shock economici. Per Cottarelli, se è vero che eventi di portata eccezionale come il Covid necessitano di misure di sostegno straordinarie da parte dello Stato, soprattutto per le famiglie più deboli, altrettanto saggio sarebbe non ricorrere a risorse pubbliche - che spesso significa indebitarsi - per affrontare qualsiasi crisi o scossa di natura economica.

Non aumentare il debito, ma ragionare su una gestione diversa di entrate e uscite statali è inoltre fondamentale per portare la spesa militare italiana al 2% del PIL: “ci dobbiamo arrivare in un modo o nell’altro, risparmiando da qualche altra parte, aumentando le tasse, riducendo la spesa. Andare oltre questa percentuale sarebbe complicato, ma il 2% deve essere un obiettivo”, ha suggerito Cottarelli.

Quali prospettive per il debito pubblico?

Infine, uno sguardo sul nostro maggiore punto debole: il debito pubblico. Quali prospettive sul rapporto debito/PIL in questo complesso contesto economico?

Cottarelli non ha dubbi: “tutto dipende dal tasso di crescita italiano. Se l’economia riusciamo a farla crescere non dello 0,7% o dello 0,6% ma dell’1,7% o dell’1,6% il problema è risolto e se si mettono da parte le maggiori entrate che derivano da una maggiore crescita, il nodo debito si risolve in 10-15 anni.

Riuscire a ridurre rapporto debito/Pil di 31 punti percentuali in 8 anni è possibile, considerando che ci sono Paesi che in questa congiuntura riescono a crescere del 2% come Spagna, Portogallo, Grecia. “Dipende da noi”, ha concluso Cottarelli.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.

SONDAGGIO
Termina il 12/05/2025 Ti piace Papa Leone XIV?