Il sistema di sanzioni energetiche lanciato dopo l’invasione dell’Ucraina ha ridotto solo parzialmente le entrate della Russia.
Negli ultimi dieci anni le sanzioni economiche sono diventate lo strumento preferito delle potenze occidentali per colpire governi ostili senza ricorrere all’uso diretto della forza militare. Dal 2017 il numero di misure restrittive è cresciuto del 450%, raggiungendo un livello senza precedenti dopo l’attacco russo all’Ucraina del 2022.
Oggi l’Unione Europea conta oltre 2.500 sanzioni contro Mosca, mentre Washington nel solo 2024 ha aggiunto più di 3.000 entità e individui alla propria lista nera, il 70% dei quali russi. Questa “iperinflazione” normativa ha trasformato le relazioni commerciali e finanziarie in un gigantesco gioco del gatto col topo.
Il cuore delle misure riguarda il settore energetico, fonte di circa un quarto delle entrate del Cremlino. Per limitare i ricavi senza destabilizzare i mercati globali, il G7 introdusse un tetto di 60 dollari al barile sul greggio russo. In teoria, le compagnie occidentali non possono fornire assicurazioni o servizi a trasporti di petrolio venduto sopra quel livello.
[...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA