Attenzione a cosa fai durante lo smart working, le faccende domestiche tolgono tempo.
Chi lavora da casa sa bene che non è facile ignorare completamente le mansioni domestiche durante l’orario lavorativo. La questione andrebbe affrontata con semplice buon senso, ma sta diventando un problema crescente nei tribunali tedeschi.
Questi ultimi, sempre più severi a quanto ci dicono i media locali, pretendono maggiore correttezza da parte dei lavoratori dipendenti ricordando loro che anche svuotare una lavastoviglie è un “furto di tempo” pagato dall’azienda. Si nota una notevole rigidità in questo senso nel settore pubblico tedesco, in quanto i ministeri stanno insistendo sulla distinzione tra le attività personali ammesse e quelle vietate.
Le regole che ne seguono non sono poi così assurde, tutti comprendiamo la differenza tra alzarsi e bere un bicchiere d’acqua fuori dalla pausa e stendere il bucato. Non è solo una questione di tempo, ma di opportunità e necessità. Il tema, però, interessa tutti.
Ormai lo smart working è entrato a far parte della realtà lavorativa di moltissimi europei (e non solo), con nuovi vantaggi e al contempo nuove difficoltà sia per i lavoratori che per i datori. La gestione dell’orario di lavoro rientra senza dubbio tra queste, con pro e contro da bilanciare.
I datori di lavoro beneficiano della maggiore efficienza dei dipendenti, ma rischiano di essere danneggiati quando il personale non rispetta con correttezza i propri doveri, agevolato dalla distanza. I lavoratori, invece, possono gestire in maniera più elastica e personalizzata le mansioni, ma talvolta rischiano di sottoporsi (o essere sottoposti) a ritmi più serrati del dovuto.
Di sicuro tutto è diverso rispetto al lavoro in ufficio, ma le parti del contratto di lavoro hanno gli stessi doveri. Rivediamo quindi le regole in Italia per evitare inconvenienti spiacevoli.
Cosa si può fare durante lo smart working (e cosa no)
Nonostante la diffusione, non esiste al momento un regolamento chiaro e univoco sullo smart working. Di fatto, sarebbe anche superfluo perché le regole derivano dalle disposizioni generali del diritto del lavoro e la materia delle attività svolte è implicita. Nell’orario lavorativo il dipendente deve svolgere le proprie mansioni e null’altro, dedicando il resto delle attività (eventuali) e delle necessità alle pause previste.
Possono esserci disposizioni più specifiche nei contratti collettivi e individuali, ma di norma ci sono comportamenti ritenuti generalmente ammissibili come andare in bagno o bere, ma anche assumere un medicinale. Azioni semplici, che non richiedono troppo tempo e non compromettono la capacità lavorativa, peraltro relative a necessità fisiologiche.
Sono questi i limiti entro cui è possibile agire, anche per chi lavora in smart working. In cima a tutto, poi, non bisogna dimenticare del vincolo fiduciario e del dovere di correttezza e buona fede che lega le parti. Il dipendente deve lavorare nell’orario previsto e non agire in modo da compromettere la qualità delle sue mansioni, soprattutto evitando attività superflue e personali.
Fare altro durante l’orario di lavoro, specialmente approfittandosi dello smart working, è una violazione che può portare a sanzioni disciplinari fino ad arrivare al licenziamento, proporzionato per gravità e frequenza. Svuotare una lavastoviglie non fa perdere il lavoro generalmente, ma dipende sempre dalla situazione e da cosa comporta. In ogni caso, non è ammesso, come neanche occuparsi di altre faccende domestiche, preparare il pranzo e così via.
Ciò che conta non è il tipo di attività in sé, quanto il fatto che sia superflua, indipendente dal lavoro, non urgente e anzi magari deleteria per l’attività lavorativa. Quest’ultimo aspetto, che dipende dal tipo di attività, dal tempo che richiede, dal momento e dalla frequenza, incide notevolmente sulla valutazione della condotta, insieme alla buona fede del lavoratore.
Oltretutto, il datore di lavoro può eseguire dei controlli nel limite di quanto previsto dalla legge, oltre a poter sempre evincere eventuali anomalie dalle prestazioni del dipendente, peraltro facili da monitorare quando si lavora con i dispositivi elettronici.
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