L’Italia è pronta per la Fase 2? Non secondo le 6 regole dell’OMS

Martino Grassi

16/04/2020

13/07/2021 - 14:38

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Secondo le 6 regole dettate dall’OMS le politiche messe in campo dall’Italia, e dagli altri Paesi, non sono sufficienti per entrare nella Fase 2.

L’Italia è pronta per la Fase 2? Non secondo le 6 regole dell’OMS

La Fase 2 sembra ormai essere alle porte, ma l’Italia potrebbe non essere pronta a fronteggiarla nel modo giusto. Mancano ancora le linee guida precise e anche il Governo, nonostante abbia prorogato le restrizioni fino al 3 maggio, non ha fornito alcun tipo di informazione su quello che succederà dopo.

Tutti auspicano di poter tornare alla normalità nel minor tempo possibile ma la strada sembra essere ancora lunga soprattutto alla luce delle nuove 6 regole dell’OMS per gestire in modo ottimale e sicuro l’allentamento delle misure restrittive e la fase di convivenza con il virus.

Le 6 regole sono un vademecum che tutti gli Stati dovrebbero seguire per ripartire garantendo una piena tutela e protezione della salute dei cittadini. Ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità allo stato attuale, nonostante diversi Paesi come la Spagna e la Germania abbiano già annunciato le loro strategie per ripartire, nessuna nazione risponde ai criteri per poterlo fare, soprattutto l’Italia.

Le 6 regole dell’OMS per uscire dal lockdown

Durante la teleconferenza stampa dal quartier generale dell’OMS a Ginevra Tedros Adhanom Ghebreyesus ha illustrato in modo più chiaro l’andamento del virus, alla luce dei dati raccolti nei vari Paesi, fornendo anche delle indicazioni su come fermarlo. Le ricerche fatte finora hanno mostrato che il virus responsabile della COVID-19 è 10 volte più mortale dell’influenza del 2009. Gli Stati devono dunque adottare 6 misure per poter salvare vite e ridurre i numeri dei contagi, fino a far scomparire il virus definitivamente:

1. Controllo della trasmissione dei contagi

In Italia questa situazione ancora non si è verificata nonostante diverse settimane di lockdown. I dati forniti giornalmente sull’andamento dei nuovi contagi sembrano mostrare che il picco sia stato superato, ma ancora non si assiste ad un calo sufficiente delle nuove infezioni, inoltre i dati diffusi, come ammesso dalla stessa Protezione Civile, confermano che i contagi sono sottostimati, per cui appare ancora impossibile prevedere un possibile giorno a contagi zero.

2. Individuare, testare, isolare e trattare ogni infezione

Nonostante ogni giorno vengano effettuati migliaia di tamponi per individuare nuovi possibili contagi, il nostro Paese sembra essere ancora abbastanza indietro. Fatta eccezione per Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, in Italia il metodo per la diagnosi e il tracciamento dei contatti vicini alle persone infette ha ancora bisogno di uniformità a livello nazionale e di sviluppo, anche se si inizia a parlare di possibili app in grado di facilitare questa operazione.

3. Rischi al minimo nelle strutture speciali

Questo punto prevede di rendere sicure le strutture sanitarie speciali, come ad esempio le case di cura e le case di riposo, all’interno delle quali adesso non vengono più inviati i pazienti COVID, ma in passato alcune RSA, soprattutto nel Nord Italia sono diventate dei veri e propri focolai generando anche più di 100 vittime in una sola struttura.

4. Misure di prevenzione a lavoro e nelle scuole

Sotto questo aspetto il nostro Governo si è mosso in anticipo rispetto a tutti gli altri Stati, prevedendo una totale chiusura delle scuole, che potrebbero riprendere solo a settembre, e delle attività produttive e commerciali, incentivando allo smart working ove possibile e riaprendo solo le attività in cui può essere garantito il distanziamento sociale. Per quanto riguarda la Fase 2 si stanno già studiando anche delle possibili alternative per rendere sicuri anche i mezzi di trasporto.

5. Contenimento dei casi importati

Nonostante l’Italia sia stato il primo Paese a bloccare i voli da e per la Cina, questo non ha fermato la diffusione del virus. Sarà necessario elaborare una strategia più ampia per gestire i casi importanti, tracciando gli arrivi e le partenze dei diversi viaggiatori, anche se comunque al momento la maggior parte degli spostamenti sono assolutamente vietati.

6. Informare e coinvolgere i cittadini

Anche quest’ultimo punto non è stato affrontato in modo ottimale. Nonostante l’intenzione del premier Conte di offrire “massima trasparenza” e di “non lavorare con il favore delle tenebre”, la comunicazione delle diverse direttive non è sempre stata chiara, come ad esempio la tanto dibattuta questione delle uscite per le passeggiate con i figli.

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