Inflazione, nuovo record e stangata da 2500 euro a famiglia: la metà degli italiani raziona la spesa al supermercato

Giacomo Andreoli

16/09/2022

16/09/2022 - 17:34

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Secondo l’Istat ad agosto i prezzi in Italia hanno raggiunto il picco dal 1985, con l’inflazione che vola all’8,4% su base annua: il costo dei beni alimentari cresce di quasi il 10%.

Inflazione, nuovo record e stangata da 2500 euro a famiglia: la metà degli italiani raziona la spesa al supermercato

L’inflazione non si ferma e i prezzi continuano a salire alle stelle, nonostante la politica monetaria restrittiva della Bce. Secondo l’Istat ad agosto in Italia si è toccato il valore record dal 1985, con un balzo dell’8,4% su base annua, di poco sotto al valore europeo (+9,1%). La crescita rispetto al mese precedente è dello 0,8%. A luglio poi, l’aumento annuo era sotto l’8% (precisamente al 7,9%).

Così l’inflazione acquisita per quest’anno è al 7% per l’indice generale e del 3,5% per la componente di fondo. “Sono l’energia elettrica e il gas mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati - spiega l’Istituto nazionale di statistica - e che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello (+8,4%) che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu pari a +8,8%)”.

Il boom dei beni alimentari

In particolare, poi, accelerano pericolosamente i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, con i beni alimentari che vedono ad agosto un balzo del 9,1%, rispetto all’8,9% di luglio. Un anno fa il tasso era appena del 3%.

In tutta l’Eurozona cibo, alcol e tabacco sono al secondo posto nel contribuire all’accelerazione sull’inflazione. Al primo posto, come detto, c’è l’energia, quindi i beni industriali non energetici.

Nuovi rincari per le famiglie

Secondo l’Unione nazionale consumatori questi dati sono “uno tsunami” per gli italiani, mentre il Codacons prevede una stangata sulle famiglie. La stima di aggravio di spesa annuale per un nucleo medio è di 2.580 euro.

L’Unione ha poi stilato una classifica di città e regioni in cui il costo della vita è aumentato di più nel Paese. Al primo posto c’è Bolzano dove l’inflazione annua, pari al 10,5%, porta a una stangata da 2791 euro. Quindi si classifica Trento (con il +10,2% e un incremento di spesa pari a 2669 euro per una famiglia media). Sul gradino più basso del podio Bologna (con aumento del 9,5% e una spesa supplementare di 2370 euro). Poi Ravenna (+9,7%, +2344 euro), Verona (+9,7%, 2258 euro), Milano che, pur avendo un’inflazione più bassa della media nazionale, si colloca in sesta posizione con +2226 euro, Brescia (+8,3%, 2189 euro), Perugia (+9,3%, +2137 euro) e Padova (+9,1%, +2118 euro).

Chiude la top ten Modena, +8,7%, pari a 2102 euro. Catania, è prima per inflazione in Italia e prima tra le città del Sud come mazzata annua, in undicesima posizione con 2085 euro. La città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 7,5% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a «solo» 1373 euro. Segue Catanzaro (+7,5%, +1401 euro) e Reggio Calabria (+7,6%, +1419 euro).

Un italiano su due taglia la spesa

Con questi aumenti secondo Coldiretti un italiano su due (51%) ha tagliato la spesa al supermercato. In un’indagine realizzata su un campione di cittadini il 18% dichiara di aver ridotto fortemente la qualità degli acquisti, orientandosi verso prodotti low cost per riuscire ad arrivare alla fine del mese, mentre il 31% non ha modificato le abitudini di spesa.

Tra i vari prodotti quelli che hanno subito il maggior crollo di acquisti spiccano frutta e verdura: comprati per l’11% in meno rispetto allo scorso anno. Più nello specifico gli italiani hanno tagliato del 16% le quantità di zucchine comprate, del 9% le patate, del 12% i pomodori, del 4% le insalate e del 7% le carote.

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