Inflazione euro più alta delle stime a luglio, rischio tassi BCE fermi anche a settembre. Tagli finiti o no? L’ultima fermata di Lagarde

Laura Naka Antonelli

01/08/2025

Diffuso dall’Eurostat il dato relativo all’inflazione dell’Eurozona che condizionerà le prossime decisioni sui tassi della Bce di Lagarde.

Inflazione euro più alta delle stime a luglio, rischio tassi BCE fermi anche a settembre. Tagli finiti o no? L’ultima fermata di Lagarde

Nel mese di luglio, l’inflazione dell’area euro è salita del 2% su base annua, centrando a pieno il target della BCE. Lo ha comunicato l’Eurostat, annunciando i numeri relativi al dato market mover che, ora più che mai, con l’incognita rappresentata dai dazi di Donald Trump, è particolarmente attenzionato dall’Eurotower.

Le prossime decisioni sui tassi di interesse dell’area euro - dopo la prima pausa del ciclo dei tagli annunciata lo scorso 24 luglio dalla Banca centrale guidata da Christine Lagarde - si baseranno infatti sulle indicazioni relative all’inflazione e alla crescita, come quella appena arrivata, che saranno diffuse prima della prossima data X per i tassi.

Inflazione euro headline e core, il dato che la BCE attenzione per la direzione dei tassi

Oggi, 1° agosto 2025, si è appreso che, nel mese di luglio, l’indice CPI - indice dei prezzi al consumo - in crescita del 2%, si è confermato, oltre che in linea con l’obiettivo della BCE, anche stabile, rispetto al mese di giugno, quando aveva riportato lo stesso trend su base annua.

Il dato è stato tuttavia lievemente superiore alle aspettative del consensus, che erano per un aumento pari a +1,9% su base annua.

A incidere sul rialzo dell’inflazione sono stati soprattutto i prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacco, saliti nel mese del 3,3% su base annua; dei servizi +3,1%; e di altri prodotti +0,8% mentre, a tenere sotto controllo la crescita, è stato il calo dei prezzi energetici, pari a -2,5%.

La componente core, ovvero l’inflazione considerata escludendo le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari e dei beni energetici - CPI core - è salita invece del 2,4%, più del 2,3% stimato, mantenendosi stabile rispetto al +2,4% di giugno.

Cosa succede ora ai tassi BCE? Le previsioni di Barclays sul tasso finale

Cosa implicano questi numeri, in attesa della prossima riunione della BCE attesa per il mese di settembre?

Negli ultimi giorni, le indicazioni che sono arrivate sia da alcuni funzionari della Banca centrale europea che dal mondo degli analisti non hanno dato grandi speranze sulla ripresa del ciclo dei tagli dei tassi - che la BCE ha interrotto lo scorso 24 luglio - nel mese di settembre.

Gli analisti di Barclays per esempio, hanno già scritto di ritenere che, in occasione del prossimo meeting, i tassi verranno lasciati di nuovo fermi.

Va detto comunque che Barclays crede ancora che altri tagli arriveranno, fino a portare il costo del denaro dell’area euro, riferimento al tasso sui depositi presso la BCE, a scendere dal 2% attuale fino all’1,5%.

Il cambiamento comunque c’è stato e ha interessato piuttosto la tempistica delle prossime riduzioni.

Prima dell’ultima decisione sui tassi annunciata da Lagarde, Barclays aveva previsto due riduzioni dei tassi entro la fine del 2025, di cui una a settembre e un’altra a dicembre.

Ora gli analisti del colosso UK ritengono che la Banca centrale europea non ridurrà più i tassi a settembre.

Tuttavia, il tasso finale è stato ribadito all’1,50%, come previsto in precedenza, a causa “dei dazi sulle importazioni USA di beni europei, in media del 15%, e per il rischio che, nel medio termine, l’inflazione scenda” al di sotto del target del 2% della BCE.

BNP Paribas azzera ipotesi tagli, ecco quando la BCE di Lagarde tornerà ad alzare i tassi

Meno dovish diversi altri economisti che, gelati dalle dichiarazioni rilasciate dalla presidente della banca centrale europea Christine Lagarde lo scorso 24 luglio, hanno stracciato le previsioni precedentemente formulate di un taglio dei tassi non solo a settembre, ma in tutto il 2025.

Così hanno deciso di fare, per la precisione, gli analisti di BNP Paribas, che ritengono ora che la Banca centrale europea non ridurrà più i tassi, dopo le otto sforbiciate annunciate dal giugno del 2024. “Crediamo che il ciclo (dei tagli dei tassi) sia finito, e che la prossima mossa sia di un rialzo, nel quarto trimestre del 2026”, hanno scritto gli esperti in una nota diramata lo scorso 24 luglio, dopo l’ultimo BCE Day, motivando l’outlook con la resilienza dell’economia e con le speranze di un accordo commerciale sui dazi tra l’Europa e gli Stati Uniti, che è stato poi annunciato domenica 27 luglio 2025.

Se queste previsioni dovessero rivelarsi giuste, vorrebbe dire che il tasso finale è stato già raggiunto, pari al 2% per il tasso sui depositi. E che le colombe dell’area euro che chiedono alla BCE nuovi tagli lanciando l’alert non tanto sull’accelerazione dell’inflazione ma sull’avvento della deflazione saranno costrette a riporre le loro speranze in un cassetto.

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