Inflazione, cos’è il piano americano Ira e perché spaventa l’Italia

Giacomo Andreoli

13 Dicembre 2022 - 16:35

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Gli Stati Uniti hanno varato un Inflation Reduction Act per combattere l’inflazione: il piano spaventa Giorgia Meloni, che parla di possibili effetti negativi in Europa e in Italia, ecco perché.

Inflazione, cos’è il piano americano Ira e perché spaventa l’Italia

Il piano Ira degli Stati Uniti spaventa l’Europa e l’Italia. Si tratta dell’Inflation Reduction Act, il maxi intervento a favore del tessuto produttivo americano del governo di Joe Biden, per contrastare l’inflazione. Inflazione che al momento negli Usa è comunque in calo, attorno al 7,7%, mentre in Europa è a doppia cifra (in Italia siamo arrivati all’11,8%).

Secondo Giorgia Meloni il piano “desta preoccupazione”. In particolare la presidente del Consiglio parla di “potenziali effetti distorsivi e discriminatori verso le imprese europee”. Per questo in sede europea si ragiona su un fondo comune salva-industrie, con l’esecutivo italiano favorevole come quello francese, che l’ha proposto. Tuttavia grandi Paesi come la Germania, si oppongono a qualsiasi nuovo fondo Ue, in questo caso per paura di perdere il loro vantaggio competitivo in diverse aree dell’economia.

Inflazione, cos’è il piano Ira degli Usa

Il maxi-piano firmato da Biden prevede investimenti per quasi 370 miliardi di dollari. L’idea è affrontare la crisi climatica e rafforzare la sicurezza economica ed energetica degli Stati Uniti, eliminando una delle ragioni fondamentali della crescita dell’inflazione, cioè la salita del prezzo dei beni energetici (a partire dal gas).

Gli obiettivi climatici sono ambiziosi: riduzione delle emissioni del 42% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030 e calo netto del deficit di 102 miliardi di dollari nel periodo 2022-2031. Viene introdotta una tassa sul gas che va disperso nell’atmosfera, assieme a incentivi per gli operatori a ridurre le emissioni di metano. Ci saranno poi crediti d’imposta per i progetti che generano elettricità a zero emissioni inquinanti. E ancora: ulteriori sostegni economici a chi cattura, rimuove, trasporta e fa stoccaggio del carbonio, ma anche a chi produce idrogeno.

Ci saranno poi investimenti ingenti per la decarbonizzazione dei trasporti, crediti d’imposta per l’energia nucleare e forme di sostegno alle tecnologie geotermiche, solari ed eoliche di nuova generazione. Con tutti questi provvedimenti gli Usa sperano di ridurre drasticamente la loro dipendenza energetica dal resto del mondo, così da avere prezzi contenuti.

Perché l’Italia e l’Ue hanno paura del piano di Biden

All’Europa spaventa il fatto che il piano promuove la sola competitività americana, proteggendo la produzione del Paese a discapito del resto del mondo. Si metterebbe così a rischio la concorrenza leale tra le industrie americane, agevolate ed europee, non altrettanto aiutate dall’Ue.

A quantificare con un esempio la differenza sono gli esperti dell’Ispi, secondo cui la costruzione di una nuova fabbrica di batterie elettriche negli Usa viene sussidiata con fino a 800 milioni di dollari, mentre la stessa fabbrica in Europa riceverebbe solo 155 milioni di dollari.

I sostegni americani sarebbero cinque volte maggiori di quelli che l’Ue destina alle sue imprese del comparto e in alcuni casi il rapporto sarebbe di uno a dieci rispetto all’importo di sovvenzione massima consentita dalla Commissione europea.

Inflazione, cosa rischia l’Europa rispetto agli Stati Uniti

In tutto ciò la differenza tra i costi energetici per le imprese in Ue e per quelle Usa è enorme e quindi non competitiva. Il prezzo del gas naturale è sei volte più alto in Europa che negli Usa. Di conseguenza, nell’anno, i prezzi alla produzione aumentano del 42% per le aziende Ue e dell’8,5% per le imprese statunitensi. Anche per questo, mentre da noi le imprese hanno dovuto razionalizzare il gas utilizzato, negli Usa il consumo è aumentato.

Per evitare la fuga delle aziende Ue negli Usa o in altre aree del mondo Italia e Francia propongono un corrispondente piano Ira europeo, che potrebbe evitare un periodo di crisi della produzione a livello comunitario.

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