In una settimana le scommesse sull’AI hanno bruciato quasi 2.000 miliardi di dollari

P. F.

20 Novembre 2025 - 14:46

Il mercato dell’intelligenza artificiale mostra segnali di forte rallentamento, tra cali diffusi tra i principali titoli tech e strategie più caute da parte degli investitori istituzionali.

In una settimana le scommesse sull’AI hanno bruciato quasi 2.000 miliardi di dollari

La nuova bolla tecnologica spaventa Wall Street. Secondo un’analisi di Investor’s Business Daily, a metà novembre 2025 il mercato globale dell’intelligenza artificiale ha registrato un brusco tracollo, con circa 1.800 miliardi di dollari di capitalizzazione andati in fumo. Il cedimento dei titoli tech ha reso quella di inizio novembre una delle settimane peggiori per il settore da aprile: il Nasdaq Composite ha perso l’1,8% nella seduta del 7 novembre ed è scivolato verso un calo settimanale del 5,5%.

Il declino ha colpito in particolare i principali titoli statunitensi legati all’AI. Negli ultimi giorni, i colossi tecnologici hanno bruciato 1.200 miliardi di dollari di valore. Dal 29 ottobre 2025, massimo annuale di Nvidia, - l’ETF Global X Artificial Intelligence & Technology (AIQ) ha visto oltre il 70% delle sue componenti chiudere in rosso. Tra i titoli in calo, la flessione media supera l’11%, segnalando un ritracciamento profondo dell’intero comparto.

Segnali d’allarme dai grandi investitori

Questa debolezza ha colpito soprattutto i cosiddetti “Magnifici Sette”, ovvero Apple, Microsoft, Google, Amazon, Nvidia, Meta e Tesla, che oggi rappresentano circa il 35% dell’S&P 500.

La più penalizzata è Nvidia, che ha visto il suo titolo perdere quasi il 10% dal massimo annuale, con oltre 493 miliardi di dollari di capitalizzazione andati in fumo, ovvero un valore superiore alla capitalizzazione individuale del 97% dei componenti dell’S&P 500. Anche Meta è arretrata del 19% nello stesso periodo, mentre Tesla ha lasciato sul campo il 12,6% e Oracle oltre il 21%.

La brusca inversione del sentiment non è sfuggita ai grandi investitori. Peter Thiel, cofondatore di PayPal e Palantir Technolgies, ha venduto oltre 537.000 azioni Nvidia - quasi il 40% del suo portafoglio azionario - portando il valore delle sue partecipazioni dai 212 milioni di dollari del secondo trimestre a soli 74,4 milioni nel terzo.

Ancora più netta è stata la mossa di Michael Burry, l’investitore reso celebre da “The Big Short”. Nel terzo trimestre ha aperto un’esposizione ribassista da 1,1 miliardi di dollari in opzioni put su Nvidia e Palantir, scommettendo su un ulteriore indebolimento del comparto AI. Sui social ha parlato di “bolle che a volte riusciamo a vedere”, paragonando la frenesia attuale agli eccessi speculativi del passato.

Il paradosso Berkshire Hathaway

In un contesto dominato da prese di profitto e dall’apertura di nuove posizioni short, Berkshire Hathaway ha sorpreso il mercato con una mossa controcorrente: un investimento da 4,3 miliardi di dollari in Alphabet. In ogni caso, il conglomerato guidato da Warren Buffett continua a mantenere un’impostazione prudente.

Nel terzo trimestre ha ridotto del 15% la partecipazione in Apple e venduto un ulteriore 6% delle azioni Bank of America. Tra luglio e settembre ha acquistato titoli per 6,4 miliardi di dollari, ma ne ha venduti per 12,5, segnando per la dodicesima volta consecutiva un trimestre da venditore netto. Nel frattempo, la liquidità del gruppo è salita a un livello record di 381,7 miliardi di dollari.

Un ridimensionamento destinato a durare?

Nonostante alcuni analisti intravedano ancora margini di crescita per Nvidia e per gli altri big tech, il comparto mostra una scarsa capacità di rimbalzo immediato. Secondo Phil Blancato, CEO di Ladenburg Thalmann Asset Management, il sentiment sull’AI “è diventato un vento contrario per i mercati”, anche se il quadro è “più sfumato che deterministico”, con investitori “sempre più selettivi”.

La fase di euforia che aveva sostenuto Wall Street negli ultimi mesi sta lasciando spazio a un progressivo ridimensionamento. Tra vendite aggressive, prese di profitto e le prime crepe nella narrativa che inquadra l’intelligenza artificiale come un motore di crescita illimitata, la nuova bolla tecnologica potrebbe essersi già sgonfiata. E non è detto che il peggio sia passato.

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